Grande sciopero generale in Grecia – la classe operaia va alla riscossa

Tutte le macchine si sono fermate così come le navi, il trasporto pubblico è stato bloccato, lo stato è stato paralizzato. La classe operaia greca ieri ha risposto, nonostante il fatto che i mass media e la borghesia volessero zittirla attraverso una tempesta di terrorismo ideologico e politico, ed è tornata all’azione con uno sciopero generale di grandi proporzioni.

Ha mandato un messaggio di disobbedienza sociale al nemico di classe ed ai suoi rappresentanti politici. Questo è stato il modo di dimostrare che dopo attacchi ripetuti, conseguenza della crisi economica e della politica del governo, i lavoratori stanno uscendo dal loro stato di passività e passando al contrattacco.

Secondo le cifre fornite dalla Gsee (la centrale sindacale greca, ndt) la partecipazione allo sciopero è stata alta in tutti i posti di lavoro. Ad esempio è stata del 100% nei cantieri navali “Scaramanga”, nelle raffinerie, sui traghetti e nei porti. Nell’edilizia, l’astensione dal lavoro è stata del 90%, mentre nell’azienda elettrica statale, in quella delle telecomunicazioni, nelle ferrovie e nelle poste si è attestata al 70%,così come nel complesso dell’industria. D’altra parte è stato calcolato che la partecipazione nelle piccole e medie aziende private la partecipazione è stata bassa, specialmente nel settore dei servizi e del commercio, settori dove la sindacalizzazione è molto bassa e la paura di essere licenziati è cresciuta moltissimo.

Ci sono stati cortei in settanta città e la maggior parte di essi sono stati molto grandi. Ancora una volta ad Atene ci sono stati due cortei separati,quello della Gsee e di Adedy (la centrale sindacale del settore privato, ndt) e il corteo del Pame, la frazione del Kke all’interno dei sindacati. I due cortei hanno visto la partecipazione di 50mila persone in totale, la maggior parte di esse nel corteo di Gsee e di Adedy (oltre 30 mila).Gli slogan più comuni erano: “la borghesia deve pagare per la crisi”, “niente più illusioni:o il capitale o i lavoratori”, “Pasok e Nuova Democrazia significano aumento dei prezzi, crisi economica e disoccupazione” , e così via.

I comizi conclusivi sono stati tutti molto radicali e riflettevano l’ambiente di rabbia che sta crescendo tra le fila del movimento operaio.

Il presidente della Gsee, Panagopoulos, ha parlato nel suo discorso di un grande sciopero politico ed ha sottolineato che “ i disoccupati, i pensionati e i lavoratori non devono e non si possono permettere di pagare la crisi”. Allo stesso tempo non ha espresso ancora una volta alcuna autocritica rispetto all’atteggiamento della maggioranza della Gsee nei tre mesi precedenti, quando ha partecipato con il governo al cosiddetto “dialogo sociale” seminando confusione e disillusione nel movimento operaio, fornendo inoltre al governo ed ai capitalisti il tempo necessario per lanciare il loro attacco a tutto campo. Non ha detto nulla nemmeno su come portare avanti la lotta per rispondere all’attacco di governo e padronato.

La direzione del Pame ha sottolineato che i lavoratori non devono fare sacrifici per colpa dei detentori della ricchezza” ribadendo che “il Pame userà questo sciopero, imponente e riuscito, per rafforzare la sua azione cosicchè la lotta dei lavoratori diventi l’incubo permanente del governo e dei capitalisti, verso la prossima manifestazione dell’8 marzo.” In altre parole, la direzione del Pame non ha tratto alcuna lezione dal fallimento dei precedenti cortei separati e nemmeno dall’esperienza del corteo di ieri dove non è riuscita a portare in piazza un numero maggiore di persone rispetto al corteo di Gsee – Adedy, ma anche di guadagnarsi il sostegno attivo dei militanti del Kke e del Kne (la gioventù comunista). I dirigenti del Pame si rifiutano di applicare la tattica di Lenin del fronte unico, fatto che spiega perché, nonostante i lavoratori tornino a muoversi, il Pame rimanga ancora minoritario.

Il fatto più importante da sottolineare è che ieri il primo passo importante è stato compiuto dal movimento operaio greco. La classe operaia ha dimostrato la propria voglia di lottare.la direzione del movimento operaio deve ora rispondere a questa disponibilità della base portando avanti la lotta, per mezzo della determinazione e dell’unità fino al momento in cui siano ritirati del tutto i provvedimenti reazionari del governo sulle pensioni, le tasse, i salari e i diritti sul posto di lavoro e si adotti una politica che garantisca i posti di lavoro i salari ed un tenore di vita decente per tutti i lavoratori.

Atene, 25 febbraio 2010.