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Le ultime settimane in Argentina hanno visto un’intensificazione della lotta di classe, in particolare tra gli insegnanti e i lavoratori della sanità. Questo movimento ha raggiunto il suo punto più alto nelle province di Salta e Jujuy, nel confine nord-occidentale del paese. In entrambi i casi, la lotta per i salari si è combinata con la lotta contro la legislazione repressiva nei confronti di proteste e scioperi che i governi regionali vogliono imporre.

Una tempesta si è abbattuta sul campo profughi di Jenin, in Palestina. È iniziata alla mezzanotte del 3 luglio, è durata 48 ore e ha lasciato dietro di sé scene che assomigliano all’inferno sulla Terra.

L’omicidio di Nahel M (un ragazzo franco-algerino di 17 anni) da parte di un poliziotto a Nanterre martedì mattina ha provocato una forte ondata di indignazione e di rabbia in tutto il paese. Disordini e proteste furiose hanno scosso Parigi per due notti consecutive, dove risulta che siano stati dispiegati 2 mila agenti delle forze dell’ordine. Le proteste si stanno ora diffondendo al di là della capitale.

Gli eventi dello scorso fine settimana in Russia hanno dato adito a ogni sorta di speculazione. Venerdì sera, il capo dell’esercito mercenario Wagner, l’oligarca Yevgeny Prigozhin, ha lanciato una “marcia per la giustizia” con l’obiettivo dichiarato di deporre il capo delle Forze Armate e il Ministro della Difesa. Sabato aveva preso il controllo di Rostov sul Don e stava marciando con una colonna pesantemente armata verso Mosca. Putin lo ha denunciato come traditore e ha promesso che gli individui coinvolti sarebbero stati trattati conseguenza. Tuttavia, alla fine della giornata, improvvisamente, la colonna di Prigozhin è tornata indietro ed è stato annunciato un accordo, mediato dal

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L’elezione di Lula in Brasile e di Petro in Colombia nel 2022 hanno portato a un gran parlare sui media e nei circoli di sinistra riguardo una seconda “marea rosa” in America Latina. Il termine si riferisce all’ondata dei governi cosiddetti “progressisti” che si installarono per alcuni anni in numerosi Paesi del continente tra il 1998 e il 2015. È in effetti opportuno definire questi governi una marea “rosa”, in quanto di certo sono ben lungi dall’essere “rosso” socialista. È necessario esaminare il carattere della prima marea, le ragioni che le permisero di durare tanto al lungo, perché ebbe fine e le mutate condizioni che caratterizzano questa nuova marea.

Ieri notte, a mezzanotte e un quarto, ho ricevuto una telefonata dal Messico con una notizia che mi ha profondamente scosso. Mi è stato riferito che il mio vecchio amico e compagno Esteban Volkov non c’era più. Non posso dire che fosse una notizia del tutto inaspettata, dal momento che Esteban aveva raggiunto la veneranda età di 97 anni a marzo, essa mi ha tuttavia infuso il senso profondo di una perdita irreversibile, non solo di un caro vecchio amico, ma anche dell’ultimo legame fisico con uno dei più grandi rivoluzionari di tutti i tempi, Lev Trotskij.

La crisi del capitalismo è anche la crisi dell’ordine mondiale post-Unione Sovietica, basato sul dominio dell’imperialismo statunitense. Con l’ascesa della Cina come potenza mondiale e la Russia che assume una posizione sempre più di sfida a livello internazionale, il bastone degli Stati Uniti, il poliziotto mondiale oggi incapace di intervenire militarmente su larga scala, non ha più la forza, né garantisce l’obbedienza, di un tempo. Ciò ha importanti implicazioni per i rapporti di forza sulla scena mondiale.

Martedì 6 giugno, il mondo si è risvegliato con la notizia di una nuova “atrocità dei russi”. Un’enorme diga a Nova Kakhovka, in un’area controllata dai russi nell’Ucraina meridionale, è crollata, rovesciando un torrente d’acqua dal fiume Dniepr e provocando un’inondazione devastante nell’oblast di Kherson.

Le notizie parziali e confuse sugli scontri sul fronte del Donbass indicano l’inizio della tanto annunciata controffensiva ucraina. Sulla base di informazioni sommarie è impossibile formulare previsioni certe. Le righe che seguono hanno quindi un carattere del tutto condizionale.

La campagna “Sei comunista?” del Socialist Appeal – la nostra campagna per raggiungere l’obiettivo di mille compagni in Gran Bretagna – è nel pieno del suo svolgimento. Ed è già chiaro che sta riscontrando un’enorme eco e ottenendo una risposta strabiliante, con centinaia di lavoratori e giovani radicalizzati che stanno entrando in contatto con noi per organizzarsi e unirsi alla lotta per la rivoluzione.

La vittoria incontestabile della destra alle elezioni regionali e municipali ha provocato un terremoto politico, che è sfociato nella convocazione di elezioni anticipate da parte di Pedro Sanchez [dimessosi dall’incarico d primo ministro il 29 maggio a seguito di tali risultati, ndt] per la domenica del 23 luglio.

Nei giorni scorsi sono stati fatti diversi annunci pubblici sugli investimenti russi a Cuba. “Ci stanno riservando un trattamento preferenziale, la strada è chiara”, ha dichiarato Boris Titov, capo della delegazione russa, in chiusura del Business Economic Forum Cuba-Russia. Le condizioni offerte ai capitalisti russi sono per loro molto favorevoli: concessioni terriere di 30 anni – più lunghe di quelle che sono state in vigore fino ad ora – esenzioni fiscali sulle importazioni di macchinari e la possibilità di rimpatriare i profitti.

Mentre il tasso d’inflazione continua a incidere sulle condizioni di vita dei lavoratori, ci sono imprese che fanno profitti record. C’è chi ha puntato il dito contro le grandi aziende che gonfiano i prezzi e fanno extraprofitti. Questo fenomeno è stato definito dai sindacati e da altri osservatori come “greedflation”, l’inflazione da avidità.

Il governo di Andrés Manuel López Obrador (AMLO) sta giungendo al suo ultimo anno. Il suo mandato è stato pieno di difficoltà di ogni tipo: la pandemia di COVID-19, la crisi economica causata da essa, violenza incontrollata, squadrismo della destra, etc. Tuttavia, i sondaggi indicano che il suo tasso di approvazione supera il 65%. AMLO gode di un sostegno di massa tra i settori più poveri. Contro ogni previsione, l’appoggio alla sua personalità permetterà al partito che ha formato, Morena, di vincere le elezioni del prossimo anno, a meno che qualcosa non sparigli le carte.

Il primo turno delle elezioni presidenziali in Turchia non ha decretato alcun vincitore. L’attuale presidente Erdogan (49,3% dei voti) sarà costretto per la prima volta al secondo turno; il suo rivale sarà Kemal Kılıçdaroğlu, del Chp, Partito popolare repubblicano.