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La prima vittima della guerra è la verità. Questo è vero anche per ciò che riguarda l’intervento militare russo in Ucraina. I marxisti devono essere in grado di aprirsi un varco nella nebbia delle menzogne e della propaganda di guerra e analizzare le vere ragioni dietro il conflitto, cosa lo ha causato e i veri interessi che stanno dietro le spiegazioni e le giustificazioni delle diverse parti coinvolte. Soprattutto, dobbiamo farlo dal punto di vista degli interessi della classe operaia internazionale.

Alan Woods (direttore dimarxist.com) fornisce un aggiornamento sulla situazione in Ucraina. Dall’inizio dell’invasione della Russia, una raffica di propaganda è stata pompata dai media occidentali, contribuendo a un’atmosfera di totale isteria, con i giornali che ora strillano sulla minaccia di una terza guerra mondiale.

E così, è iniziato. Le forze russe hanno scatenato un attacco massiccio contro l’Ucraina. Nelle prime ore del mattino, in un breve discorso televisivo, il presidente russo Vladimir Putin ha annunciato una “operazione militare speciale” all’alba. Entro pochi minuti dalla trasmissione, intorno alle 5 del mattino ora ucraina, si sono sentite esplosioni vicino alle principali città ucraine, tra cui Kiev, la capitale.

Dopo la drammatica svolta degli eventi, con il riconoscimento da parte del presidente russo Vladimir Putin delle repubbliche secessioniste in Ucraina orientale, seguito dall’invio di forze militari russe, pubblichiamo una dichiarazione dei compagni russi della TMI, elaborata insieme ai marxisti in Ucraina e nel Donbass, in opposizione a questo conflitto interimperialista.

Il presidente russo Vladimir Putin ha riconosciuto l’indipendenza delle Repubbliche Popolari di Donetsk e Luhansk (DPR e LPR) nell’Ucraina sud-orientale e ha inviato truppe russe di “peacekeeping” in entrambi i territori. Ciò rappresenta una escalation significativa del conflitto tra la Russia e l’imperialismo occidentale. Quali interessi si nascondono dietro il conflitto, e quale dovrebbe essere la posizione del movimento operaio a livello internazionale?

La pandemia ha acuito e approfondito quella che era una crisi già in atto del capitalismo. Siamo ora di fronte alla crisi sociale, economica e politica più profonda da decenni. La certezza della ripresa non nega che le misure prese giocoforza dai capitalisti nell’ultimo periodo (cioè i massicci aumenti di spesa pubblica) si facciano ora sentire sotto forma dell’aumento dell’inflazione, con il costo della vita in aumento che provoca risentimento e instabilità in tutto il mondo.

Tutta la Polonia si sta interessando allo sciopero dei lavoratori della fabbrica di autobus Solaris a Bolechowo, vicino a Poznań. Inoltre, a Białystok, i lavoratori della Bison Company hanno iniziato uno sciopero a scacchiera; mentre anche i lavoratori della Pudliszki (un marchio di generi alimentari di proprietà della multinazionale Kraft Heinz) hanno minacciato di scioperare. Il deterioramento delle condizioni di vita sta aprendo la strada alla rinascita del movimento operaio organizzato nel paese.

Il cosiddetto Convoglio della libertà (Freedom Convoy) ha dominato i titoli dei giornali nelle ultime settimane e ha bloccato per una settimana la zona del centro di Ottawa, intorno a Parliament Hill. Mentre i numeri del blocco stradale si sono assottigliati, non ci sono segnali che lascino intendere se ne andranno a breve e molti manifestanti hanno promesso di rimanere fino a quando le loro richieste di revocare tutte le misure sanitarie contro la pandemia, non verranno soddisfatte.

Viviamo in tempi turbolenti. Nel mezzo della pandemia, i lavoratori stanno rischiando la propria vita e la propria salute per pochi spiccioli mentre i padroni raccolgono profitti record. Per quasi due anni, hanno preteso che i dipendenti lavorassero come dei muli a testa bassa senza alcun riguardo per la loro salute.

L’insurrezione di gennaio in Kazakhstan, e in particolare ad Almaty, è stato l’evento più rilevante a memoria della maggior parte dei kazaki. Il presidente Kasym-Jomart Tokayev, nel suo intervento alla sessione straordinaria del Csto (Organizzazione del Trattato di Sicurezza Collettiva), l’ha definita “la peggior crisi del trentennio dell’indipendenza”. Mai prima d’ora il regime borghese del Kazakhstan moderno si era trovato alle prese con una tale minaccia.

Il Consiglio di Stato algerino ha messo al bando il Partito Socialista dei Lavoratori (Parti Socialiste des Travailleurs – PST) e chiuso le sue sedi. Questo atto scandaloso di repressione politica fa parte di una  repressione costante e generalizzata dell’attivismo di sinistra, delle libertà democratiche e del movimento rivoluzionario Hirak. La Tendenza Marxista Internazionale (TMI) condanna fermamente questo provvedimento vergognoso e esprime la sua solidarietà al PST.

Questo articolo è stato pubblicato su www.marxist.com in occasione del 30° anniversario della dissoluzione dell’Unione Sovietica. Offre un’analisi accurata delle cause che portarono alla crollo del blocco sovietico, del processo di restaurazione del capitalismo in Russia e dell’avvento al potere di Vladimir Putin.

Negli ultimi mesi, i media di tutto il mondo hanno segnalato la possibilità di una nuova guerra in Europa. Secondo i servizi segreti statunitensi, la Russia ha spostato più di 100.000 truppe al suo confine con l’Ucraina e sta svolgendo un’esercitazione militare congiunta con la Bielorussia.