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Si è svolto primo turno delle elezioni brasiliane. Ora la nostra priorità e la nostra lotta centrale è aiutare la classe operaia a sconfiggere Bolsonaro alle urne il 30 ottobre. Per questo, prima di tutto, è necessario capire la reale proporzione dei voti al primo turno. I 57,2 milioni di voti per Lula e i 51 milioni di voti per Bolsonaro corrispondono al 48,4% e al 43,2% dei cosiddetti “voti validi”. Tuttavia, se consideriamo il totale di 156,4 milioni di elettori aventi diritto al voto in Brasile, notiamo che Lula ha ricevuto il voto del 36,6% di loro e Bolsonaro solo del 32,6%, cioè meno di un terzo.

La campagna elettorale più razzista, nazionalista e fuori dalla realtà che si sia mai vista in Svezia ha prodotto, in modo abbastanza appropriato, un governo con una politica che peggiora la vita dei lavoratori, incolpandone gli immigrati. Ma nessuna calunnia razzista può nascondere gli enormi problemi che devono affrontare le masse svedesi. Dobbiamo prepararci alla lotta di classe.

A due settimane dallo scoppio dell’insurrezione rivoluzionaria in Iran, il movimento continua. In ogni grande città si verificano violenti scontri tra i giovani e le forze di sicurezza, con una repressione sempre più dura. Oltre 100 persone sono state uccise e molte altre sono state arrestate. Lunedì scorso gli studenti hanno risposto iniziando uno sciopero che ora si è esteso a oltre 100 università!

In italiano c’è una frase per descrivere questa situazione: la commedia è finita. Dopo 10 giorni di “lutto nazionale” imposto ufficialmente, lunedì 19 settembre si sono svolti i funerali di stato per la regina Elisabetta presso l’Abbazia di Westminster, la storica chiesa dove vengono incoronati i re e le regine britannici.

Le proteste in Iran, scatenate dall’omicidio della giovane curda Mahsa Amini, si sono estese ad almeno 140 città in tutte le province del Paese. Si è trasformata in una rivolta nazionale, incomparabile con qualsiasi altro movimento precedente nella storia della Repubblica islamica.

Le proteste sono scoppiate in tutto l’Iran, in seguito all’omicidio di una giovane donna curda, Jina Mahsa Amini, da parte della famigerata polizia morale iraniana. Iniziate nelle regioni curde dell’Iran, le proteste si sono diffuse in più di 30 città, tra cui le più grandi del Paese: Teheran, Mashhad, Isfahan, Karaj, Tabriz e la cosiddetta città santa di Qom. Quella che era iniziata come una reazione contro la brutalità della polizia si è rapidamente trasformata in uno stato d’animo di rabbia contro il regime nel suo complesso.

Mentre milioni di ucraini vivono in rovina, come conseguenza dell’invasione russa, il parlamento dell’Ucraina ha accelerato l’approvazione dei tagli ai diritti dei lavoratori più micidiali che la storia del Paese ricordi. Il 1° luglio alla Rada è passata la legge #5371, che – tra le altre cose – aumenta la settimana lavorativa a 60 ore e permette ai padroni con meno di 250 dipendenti di licenziare i lavoratori in caso di danneggiamenti alle proprietà causati da attività militari, o di assenza dal lavoro per un periodo superiore a quattro mesi. Questa legge ha seguito a ruota altre che hanno limitato i diritti sindacali, legalizzato i contratti a zero ore ed eliminato l’obbligo di

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Il mese scorso il presidente francese Emmanuel Macron, durante una riunione del governo, con fare grave ha annunciato che la guerra in Ucraina e il cambiamento climatico hanno segnato la fine di un’“era dell’abbondanza”. Un momento, monsieur: ma questa “era dell’abbondanza” quando sarebbe cominciata? Ce la siamo persa senza nemmeno accorgercene?

Il Pakistan è devastato da alluvioni e piogge torrenziali, mentre anche in questo periodo di disastri e sofferenza la classe dominante continua a derubare le masse impoverite. Si calcola che circa un terzo del Paese sia stato travolto dalle alluvioni e dalle piogge degli ultimi tre mesi, colpendo 33 milioni di persone. Circa 1 400 persone sono morte e si parla di 4 000 feriti, secondo dati governativi. Gli ultimi dati parlano di 482 030 sfollati e 372 823 edifici distrutti.

I risultati del plebiscito di ratifica della proposta di nuova costituzione licenziata dalla Convenzione costituente hanno attribuito un’ampia maggioranza all’opzione del rechazo (rifiuto), con il 62% dei voti. Questo risultato è persino peggiore di quanto previsto dai sondaggi. È necessario spiegare perché.

Liz Truss ha vinto la competizione per la leadership dei Tory, diventando il Primo ministro britannico. Erediterà una serie di crisi: dall’impennata dei prezzi dell’energia e la “stagflazione” a una marea crescente di mobilitazioni sindacali. Sono imminenti esplosioni rivoluzionarie.

Il governo tedesco è costretto a razionare l’acqua calda, diminuire l’illuminazione stradale e aprire centri speciali riscaldati per coloro che non possono permettersi ilttf riscaldamento centralizzato, in un Paese dove le temperature invernali scendono regolarmente sotto lo zero. Molti tedeschi stanno mettendo da parte la legna per riscaldarsi, in quanto tanti prevedono che i rifornimenti di gas si esauriranno del tutto o quasi all’inizio del 2023. Ecco le prospettive tetre che si presentano davanti alla classe lavoratrice del colosso economico dell’Europa.

Il seguente articolo è basato su un discorso tenuto dal direttore di marxist.com, Alan Woods, all’Università Marxista Internazionale, tenutasi di recente e che ha avuto un enorme successo. La situazione mondiale è caratterizzata da guerre, caos e crisi a tutti i livelli, che portano alcuni a trarre conclusioni molto pessimistiche. In realtà, un vecchio ordine sta morendo mentre uno nuovo fatica a nascere. Lo vediamo con le esplosioni rivoluzionarie in Sri Lanka e altrove. Ciò che manca è una direzione rivoluzionaria e con le idee chiare che guidi la classe lavoratrice alla vittoria e al rovesciamento di questo sistema capitalista decadente.

Come abbiamo scritto in precedenza, nell’ultimo mese il regime di Ranil Wickremesinghe in Sri Lanka ha scatenato la repressione contro sindacalisti e attivisti di sinistra. Ora il regime ha intensificato la repressione, utilizzando la famigerata legge sulla prevenzione del terrorismo (PTA) per detenere gli attivisti per lunghi periodi senza processo. Domenica 28 agosto si terranno proteste davanti all’ufficio del Consiglio per i diritti umani delle Nazioni Unite a Ginevra e presso le ambasciate dello Sri Lanka in tutto il mondo alle 14:00 ora locale.

Poco più di un mese fa, il 9 luglio, le masse insorte dello Sri Lanka hanno preso d’assalto la residenza del presidente Gotabaya Rajapaksa a Colombo. Questo è stato il punto più alto delle proteste in tutta l’isola, in corso da marzo. Avevano già fatto cadere tre governi, il governatore della Banca Centrale e gli stessi fratelli di Gota: il ministro delle Finanze Basil Rajapaksa e il primo ministro Mahinda Rajapaksa, allora in una posizione di forza, costretto alle dimissioni il 9 maggio.