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Negli ultimi giorni e settimane negli editoriali e sulle prime pagine dei quotidiani spagnoli e statunitensi si è intensificato l’assalto contro la rivoluzione bolivariana. I problemi di scarsità delle merci in corso hanno portato a casi di saccheggio. L’opposizione di destra vuole arrivare a un referendum per la revoca del presidente, ma sta anche minacciando azioni violente facendo appello alle potenze straniere e chiedendo, in alcuni casi, l’intervento militare.

Di fronte all’eventualità di essere messo in minoranza dai ribelli del proprio gruppo parlamentare, il Primo ministro francese Valls ha usato i poteri d’emergenza previsti dall’articolo 49.3 della costituzione per far passare l’odiata legge El Khomri.

I risultati delle elezioni in tutta l’Inghilterra e il Galles sono stati uno shock – uno shock per la destra laburista, che aveva profetizzato un Armageddon elettorale per il partito laburista sotto la guida di Corbyn.

Che “il sistema sia truccato” è la sensazione di milioni di americani, mentre ci avviamo verso i momenti finali del processo di selezione dei candidati per le presidenziali. Sia Bernie Sanders che Donald Trump, che erano considerati degli outsiders dell’antipolitica, si sono inseriti in questo profondo malcontento.

Un nuovo movimento di protesta è iniziato, in maniera esplosiva, presso il Politecnico Nazionale (IPN) di Città del Messico. Il 14 aprile si sono svolte tre manifestazioni per un totale di circa quindicimila studenti e lavoratori in piazza.

Quest’anno ricorre il centenario dell’insurrezione di Pasqua del 1916. Un episodio poco conosciuto in Italia: la storia la scrivono i vincitori, e le ribellioni degli oppressi sono i primi avvenimenti ad essere occultati o se proprio necessario, vilipesi e calunniati.

Avvenimenti drammatici si sono svolti in Brasile la scorsa notte, quando il Congresso [Parlamento] ha votato per l’impeachment del presidente Dilma Rousseff. Tutto il paese stava seguendo il processo, suddiviso in due campi, da un lato quello reazionario borghese e piccolo borghese a favore dell’impeachment e dall’altro i giovani e i lavoratori contrari.

Secondo i sindacati un milione e duecentomila persone sono scese in piazza ieri, 31 marzo in circa 250 città del paese. 120mila a Marsiglia, 100mila a Tolosa, decine di migliaia nella capitale, solo per citare i cortei più partecipati.

Lo spettro di un nuovo Maggio ’68 inizia ad aleggiare minaccioso sulla classe dominante francese.

Stamattina abbiamo visto ancora una volta una strage spietata di persone innocenti. I marxisti condannano queste azioni di terrorismo allo stesso modo in cui condannano le stragi di migliaia di persone in Siria e negli altri paesi devastati dalla guerra. La questione è: come possiamo porre fine a questa barbarie?

Tutto è pronto per l’intervento militare italiano in Libia. Il 25 febbraio scorso si è riunito al Quirinale il Consiglio supremo di Difesa che ha deciso di avviare la predisposizione del contingente italiano. Ashton Carter, capo del Pentagono, ha già fornito la benedizione a una coalizione guidata da Roma.

Nonostante sia stata ampiamente pronosticata, la vittoria schiacciante di Bernie Sanders alle primarie del New Hampshire ha prodotto ondate di choc. Dopo aver perso per poco nello Iowa (ed è molto probabile che il risultato sia stato truccato), Sanders ha battuto Clinton con un margine di più di 20 punti percentuale martedi scorso. Questo risultato  ha prodotto smarrimento fra i commentatori. È successo qualcosa che non doveva succedere.

Gli spiriti semplici credono che la condizione regale consista nella persona del re, nel suo mantello di ermellino e nella sua corona, nella sua carne e nel suo sangue. In realtà, questa condizione regale è un rapporto tra uomini. Il re è re solo perché nella sua persona si riflettono gli interessi e i pregiudizi di milioni di uomini. Quando questi rapporti sono ripudiati dal corso della storia, il re diviene un personaggio consunto, dal labbro pendente. In proposito si potrebbe chiedere le sue impressioni ancora vive a colui che una volta era chiamato Alfonso XIII1.

Senza Schengen l’Unione europea è minacciata nelle fondamenta”, afferma il presidente della Commissione europea, Juncker.