No all'intervento imperialista in Libia!

Pubblichiamo questo articolo apparso mercoledì scorso sul sito In defence of Marxism. Nella guerra civile che infuria in Libia alcune descrizioni degli avvenimenti possono essere superate, ma la posizione politica difesa conserva tutta la sua validità

Ribelli nella città di Az Zawiyah (vicino alla capitale) hanno sconfitto un tentativo delle forze di Gheddafi di riprendere la città. Secondo un testimone oculare ci sono state 6 ore di scontri durante la notte in cui le due parti hanno lottato per il controllo della città. Come ha detto uno degli attivisti anti-Gheddafi: “Siamo riusciti a sconfiggerli perché il nostro spirito è alto e il loro è zero”.

Entrambi i campi sono armati, visto che l'esercito si è schierato in grossa parte con le masse che si sono sollevate, mentre Gheddafi ha ancora un settore di forze leali. Le forze ribelli hanno carri armati, mitragliatrici e contraerea Infatti nella città di Misurata le forze ribelli sono riuscite ad abbattere un aereo di Gheddafi lunedì. Ora c'è una possibilità reale di uno scontro armato tra i due campi, nella misura in cui Gheddafi e i suoi figli insistono a resistere con tutte le loro forze, e cercano disperatamente di mantenere sotto di sé l'area che controllano. Questo regime marcio, che ha perso il controllo della grossa parte del paese, non ha scrupoli ad ammazzare la propria stessa gente. Il loro motto sembra essere: “se dobbiamo andarcene, porteremo giù con noi l'intero paese”

Ipocrisia dell'imperialismo

Di fronte a questo scenario tutte le principali potenze mondiali si stanno coalizzando per mettere pressioni a Gheddafi per andarsene. La crisi in Libia ha già fatto salire il prezzo del petrolio a 114 dollari e se la situazione peggiora, potrebbe salire ulteriormente. La crescita nelle tre principali aree dei paesi capitalisticamente avanzati, Nord America, Europa e Giappone era già debole prima di questi avvenimenti. Un picco significativo del prezzo del petrolio potrebbe spingere l'economia mondiale nuovamente in recessione.

Questo spiega perché stanno parlando del disastro “umanitario” in Libia. Il Consiglio di Sicurezza dell'Onu ha votato all'unanimità di imporre sanzioni al regime di Gheddafi. Queste includono un embargo sulle armi e il congelamento dei beni di Gheddafi. Potenze come gli Stati Uniti e la Gran Bretagna stanno considerando la possibilità di imporre una no-fly zone, come quella che hanno messo sul regime di Saddam Hussein in Iraq. Gli Stati Uniti hanno mosso le portaerei nelle vicinanze della Libia, mentre la Gran Bretagna sta valutando di mandare i jets Typhoon alla base Raf di Akrotiri a Cipro.

Gheddafi si sente “tradito” dall'occidente

L'ipocrisia dell'imperialismo non ha limiti. In passato hanno fatto accordi con Gheddafi, di natura militare ed economica. Questo spiega perché Gheddafi in un'intervista alla Bbc ha rivelato che si sente “tradito”. Se guardiamo al Giustificativo del Budget del Congresso Usa a pagina 524, paragrafo Operazione Straniera FY 2009 Richiesta di Budget, troviamo che il Governo degli Usa, lungi da lavorare per rovesciare Gheddafi, stava finanziando la Libia nella loro cosiddetta “guerra contro Al-Qaeda”.

Il documento spiega chiaramente gli obiettivi Usa in Libia:

“gli Usa costruiranno legami con le forze di sicurezza libiche che aiuteranno a rafforzare la cooperazione contro il terrorismo. Gli addestratori e i formatori Usa istruiranno le forze di sicurezza libiche per creare legami vitali con gli ufficiali libici dopo 35 anni di rottura dei contatti. I fondi inizialmente saranno utilizzati per l'insegnamento della lingua inglese nella misura in cui il Governo Usa cerca candidati specifici per corsi sulle relazioni civili-militari, sicurezza di frontiera e contro-terrorismo”.

Nel 2008 gli Usa hanno stanziato 330mila dollari dei fondi Imet e altri 350mila nel 2009 per la Libia per i suoi “sforzi nella rinuncia alla costruzione di armi di distruzione di massa, combattere la rapida crescita della minaccia terroristica rappresentata da Al Qaeda in Libia” [Nota: l'Imet, Istruzione ed Addestramento Militare Internazionale]. Gli europei e i russi non hanno fatto meglio. Secondo il rapporto dell'Unione Europea, nel 2009 solo gli Stati membri dell'Ue hanno dato a Gheddafi equipaggiamento militare per circa 344 milioni di Euro. I russi recentemente hanno fatto una dichiarazione sull'inadeguatezza di Gheddafi a guidare il paese, ma solo un anno fa, nel gennaio 2010 hanno firmato un contratto per il rifornimento militare della Libia di circa 1,3 miliardi di euro.

Gli imperialisti considerano l'intervento militare...

Quello che gli imperialisti stanno considerando è sfruttare la crisi in Libia per mettere un piede in Nord Africa, zona scossa dalle rivoluzioni, dall'Egitto fino al Marocco passando per l'intero Medio Oriente. La loro preoccupazione non è garantire, comunque, il benestare del popolo libico ma le forniture del petrolio e difendere l'interesse delle multinazionali che operano nella zona. La falsità del loro improvviso sgomento per la situazione del popolo libico può essere vista comparandola alla reazione per la guerra in Congo, dove si stimano circa 5 milioni di persone uccise negli anni recenti. Non c'è stato alcun intervento umanitario in quel caso; visto che la guerra era abbastanza lucrativa per le multinazionali occidentali che stavano estraendo i minerali in Congo in condizioni schiavistiche. Le diverse milizie in quel caso erano sostenute dall'uno o dall'altra potenza imperialista.

Dobbiamo dirlo chiaramente: la ragione per cui Nato e Nazioni Unite appoggerebbero un intervento militare in Libia sarebbe per strangolare la rivolta popolare e mettere le risorse petrolifere sotto il proprio controllo. Gheddafi con la sua resistenza a tutti i costi ha determinato una situazione rivoluzionaria in Libia, con intere sezioni dell'esercito che sono passate dall'altra parte. Il potere è caduto de facto nelle mani dei ribelli in grossa parte del paese e questo terrorizza le potenze occidentali.

...ma il popolo libico si vuole liberare da solo

Tutti i comunisti si opporranno ad una invasione imperialista nel paese. Ma sono anche gli stessi libici che si oppongono a tale invasione. Secondo Al Jazeera Andel Fattah Younes, l'ex ministro degli interni passato all'opposizione, ha detto che l'idea che la gente darebbe il benvenuto a truppe straniere “è fuori questione”. Cosa confermata da Hafiz Ghoga, portavoce del nuovo “Consiglio Libico Nazionale” creato a Bengasi. Ghoga ha detto: “Siamo completamente contrari all'intervento straniero. Il resto della Libia sarà liberato dal popolo...e le forze di sicurezza di Gheddafi saranno eliminate dal popolo libico”.

I giornalisti che sono riusciti ad entrare nella aree liberate hanno riportato che la folla a Bengasi ha alzato cartelli contro l'intervento straniero e dicono di non volere l'esercito americano. Capiscono perfettamente che lo scopo di un'invasione Nato non sarebbe quello di liberare il popolo libico. Capiscono che finché Gheddafi è stato saldo al potere, con l'uso regolare di torture e omicidi contro ogni dissenso, le potenze “democratiche” non avevano lamentele nel fare affari con lui. Hanno fatto affari, gli hanno venduto armi, le stesse che ora vengono usate contro la rivolta.

Il compito di rovesciare Gheddafi appartiene al popolo libico, ai lavoratori, ai giovani, ai disoccupati, ai diseredati. Se qualsiasi potere esterno entrerà in scena sarà solo per rubargli la vittoria. Il popolo libico lo sa e si opporrà a questo scenario.

Translation: FalceMartello (Italy)