Mega-sciopero in Germania: un punto di svolta per la classe lavoratrice

Lunedì, in Germania non girava una ruota, mentre il paese veniva scosso dal più grande sciopero degli ultimi 20 anni. Questo “mega-sciopero”, organizzato da due dei più grandi sindacati del paese, ha costretto il sistema dei trasporti tedeschi a una paralisi completa. L’attuale ondata di scioperi in Germania sta montando ormai da molti mesi e i lavoratori, di conseguenza, stanno ottenendo importanti concessioni. Lo sciopero di lunedì rappresenta un punto di svolta, che potrebbe aprire la strada a un’intensificazione della lotta di classe nello stesso paese che, per molti anni, è stato un pilastro della stabilità del capitalismo europeo.

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I due sindacati coinvolti – il secondo sindacato tedesco per grandezza (il Ver.di) e il sindacato dei trasporti (EVG) – contano tra i propri iscritti circa 2,75 milioni di lavoratori. Lo sciopero di lunedì – che ancora ha coinvolto solo una piccola parte di quella forza- ha visto partecipare una cifra stimata di 155mila lavoratori, tra cui 30mila lavoratori delle ferrovie e altre decine di migliaia dagli aeroporti, dai porti, dalle autostrade e dal trasporto pubblico. Era dal 1992 che non si verificava una lotta sindacale di questa portata in Germania.

Questo mega-sciopero esplosivo, tuttavia, non nasce dal nulla. Per anni, la classe operaia tedesca è stata schiacciata dalla pandemia di Covid-19, dai costi della guerra in Ucraina e adesso dall’impatto di un’inflazione galoppante. Mentre, nelle cifre ufficiali, l’inflazione ha raggiunto l’8,7% a febbraio, questo dato nasconde il fatto che i prezzi dell’energia in Germania sono cresciuti più del 19% e i prezzi dei prodotti alimentari sono cresciuti di circa il 22%.

Di fronte a una classe operaia che deve fronteggiare un carovita rovinoso, l’offerta dei padroni di un aumento dello stipendio del 5% e di un pagamento una tantum di 2500 euro equivale a uno schiaffo in faccia. La rivendicazione della Ver.di e del EVG di un aumento salariale rispettivamente del 10,5% e del 12% corrisponderebbe semplicemente al mantenimento dell’attuale tenore di vita della classe operaia al netto dell’inflazione.

Questo non è sfuggito ai lavoratori negli ultimi mesi. Il mega-sciopero è stato preceduto da una serie di scioperi più piccoli, ma significativi, che hanno ottenuto notevoli concessioni a favore dei lavoratori di numerosi settori. All’inizio del mese, i lavoratori delle poste hanno ottenuto un aumento salariale dell’11,5% dopo che l’86% del loro sindacato aveva votato a favore di uno sciopero a oltranza. In maniera simile, a novembre, l’IG Metall, il più grande sindacato tedesco, aveva ottenuto un aumento salariale dell’8,5% assieme o un’una tantum per un totale di 3000 euro per i lavoratori da esso rappresentati, dopo una serie di scioperi che per due settimane hanno coinvolto 900mila lavoratori.

Un clima combattivo

La recente ondata di lotte sindacali ha infuso uno stato d’animo combattivo nella classe lavoratrice. Un lavoratore, intervistato durante una manifestazione di solidarietà a Berlino due giorni prima dello sciopero, ha detto ai giornalisti: “Oggi mi sono messo le mie scarpe migliori, per dare un bel calcio nel sedere alle aziende”.

Altri facevano risalire la propria rabbia alla situazione economica concreta. Un lavoratore ha detto all’agenzia France-Presse: “Il prezzo della benzina e del cibo è cresciuto… Lo sento pesare sul portafoglio”. Un altro lavoratore in sciopero, intervistato, ha detto quanto segue:

“L’abbiamo tirata avanti troppo a lungo. I grossi ci guadagnano e i piccoli, che fanno andare avanti tutto, non hanno avuto niente… La gente fa due o tre lavori per arrivare a fine mese”.

Slogan come: “Non pagheremo la vostra crisi” sono stati ripetuti dagli scioperanti e nelle manifestazioni di solidarietà, dando così la colpa a chi ce l’ha- alla classe dominante e alla crisi del sistema capitalista.

Il fatto che i lavoratori che non appartengono ai settori in sciopero comincino a riconoscere i propri comuni interessi è dimostrato dal livello di solidarietà espresso dalla gente comune. Alcuni sondaggi della Deutsche Presse-Agentur [Agenzia stampa tedesca] danno al 55% l’appoggio pubblico allo sciopero dei trasporti. Questo avviene nonostante i problemi significativi per gli spostamenti quotidiani di centinaia di migliaia di persone e una campagna diffusa di calunnie contro i lavoratori in sciopero da parte dei padroni e della stampa di destra.

E tuttavia, nonostante lo stato d’animo combattivo presente tra i lavoratori, la direzione dei sindacati era riluttante a organizzare lo sciopero di lunedì. È chiaro che la classe operaia in Germania è pronta per una lotta lunga e combattiva, che metta insieme i differenti settori in una lotta per migliorare i salari e le condizioni di lavoro. Nondimeno, la direzione del movimento operaio sta cercando di domare questo clima esplosivo per paura di perderne il controllo.

Già adesso, i dirigenti dell’EVG hanno escluso la possibilità di qualsiasi ulteriore sciopero prima di Pasqua. Il Ver.di, nonostante una certa ambiguità da parte della sua direzione, con tutta probabilità si accoderà. Questo comporta un periodo di più di due settimane senza lotte sindacali per i migliaia di lavoratori che erano stati galvanizzati dallo sciopero di lunedì.

Kristian Loroch, che rappresenta l’EVG al tavolo delle negoziazioni, ha detto che la pausa fino alla fine della Pasqua è per permettere agli utenti di visitare le proprie famiglie nel periodo festivo. Questo è una scusa misera per rimandare gli scioperi e una scusa ancora più inconsistente a difesa della decisione dei dirigenti dell’EVG di interrompere, durante la Pasqua, persino le negoziazioni.

In realtà, il mega-sciopero non era pensato dai burocrati del sindacato per fare da volano a una lotta unita contro i padroni, ma come una concessione ai lavoratori, per allentare la pressione dal basso. Temendo che la rabbia dei lavoratori potesse esprimersi in qualche forma che uscisse dal controllo della direzione sindacale, hanno progettato il mega-sciopero come un’azione isolata per farla sbollire.

Come abbiamo scritto in precedenza, il mega-sciopero non può essere visto come un obiettivo in se stesso, né semplicemente come parte di più larghe negoziazioni, ma dovrebbe essere il primo passo di una serie di azioni più ampie che manifestino il vero potere nelle mani della classe operaia tedesca. I dirigenti sindacali rivelano così di stare ancora cercando di mantenere relazioni amichevoli con i padroni, come parte della cosiddetta collaborazione sociale (Sozialpartnerschaft) , ma questo appartiene al passato. Inoltre, la debolezza invita all’aggressione. La classe dominante teme sì, da un lato, l’impatto di una mobilitazione totale della classe operaia, ma, dall’altro, sta tastando il terreno, spinta dalla crisi attuale, per imporre una linea più dura in negoziazioni di questo tipo.

La Francia mostra il cammino

Mentre i dirigenti sindacali fanno di tutto per far rientrare la lotta, la classe dominante e i suoi burattini sui media borghesi non si fanno illusioni riguardo alla china che la situazione sta prendendo. Gerd Landsberg, a capo dell’Associazione Tedesca delle Città e dei Municipi (l’equivalenye dell’Anci in Italia, ndt), ha espresso le sue critiche affermando: “Lo sciopero di lunedì era molto simile a uno sciopero generale”. Ugualmente, il Frankfurter Allgemeine Zeitung, una delle principali testate borghesi tedesche, ha pubblicato un breve articolo appena prima del mega-sciopero intitolato: “Avvertimento in vista degli scioperi: ‘La Francia mostra dove questo sentiero sdrucciolevole può portarci’”.

Parallelismi tra l’attuale situazione in Germania e in Francia si possono trovare ovunque. Sia nei commenti malevoli dei commentatori borghesi, che cercano disperatamente di nascondere la propria preoccupazione crescente, sia negli slogan combattivi delle manifestazioni di solidarietà, che considerano correttamente come i prossimi passi debbano vedere un’intensificazione ulteriore della lotta.

Naturalmente, il mega-sciopero di lunedì non ha raggiunto neanche minimamente la portata e le proporzioni dell’attuale movimento contro l’odiata riforma delle pensioni di Macron in Francia, che ha portato 3,5milioni di persone nelle strade in un solo giorno, la scorsa settimana, e altri 2 milioni il 28 marzo. Nonostante ciò, la tendenza generale è comunque chiara, come è chiaro l’impatto che questo sciopero sta avendo sulla coscienza della classe operaia tedesca e della gioventù.

Hagen Lesch, dell’Istituto di Colonia per la Ricerca Economica, ha recentemente affermato in un’intervista che “la cultura francese dello sciopero” sta diventando un modello per i lavoratori tedeschi. Ha aggiunto:

“Qui c’è il pericolo che sfumi il confine tra gli scioperi politici e quelli per la contrattazione collettiva… Trovo preoccupante che [la classe operaia tedesca] stia sviluppando una cultura dello sciopero che si sta avvicinando alla cultura francese dello sciopero.”

Questo è un avvertimento significativo alla classe dominante tedesca da parte di un preoccupato economista borghese. A differenza dei “francesi teste calde”, non ci si aspetta dai lavoratori tedeschi che ingaggino scioperi combattivi! Ma il fatto è che la crisi profonda del capitalismo tedesco ha trasformato il bastione della stabilità politica e economica europea nel suo opposto e, per quanto i padroni e i dirigenti sindacali possano tentare di disinnescare la situazione, la lotta di classe è ormai stabilmente all’ordine del giorno.

L’impatto della crisi capitalista sta costringendo la classe operaia tedesca a mostrare i muscoli come non si vedeva da decenni. Questo rappresenta una minaccia diretta agli interessi della classe capitalista. Senza dubbio, i lavoratori tedeschi hanno prestato attenzione e tratto ispirazione dalla lotta dei propri fratelli e sorelle in Francia quando sono entrati in azione.

Ma in realtà, quanto si sta sviluppando in Germania non è semplicemente un contagio del virus “francese” della lotta di classe. Abbiamo visto una brusca impennata dello scontro sindacale in un paese dopo l’altro, in Gran Bretagna, negli USA, in Portogallo, in Finlandia e altrove, poiché che i lavoratori, di fronte alla crisi inflattiva, si rivolgono ai sindacati per difendere le proprie condizioni di vita.

Il ruolo deplorevole dell’SPD

Inoltre, il mega-sciopero non solo riflette la crescente fiducia in se stessa della classe operaia, ma ha anche mostrato le crepe profonde nella cosiddetta “collaborazione sociale”. I giorni della socialdemocrazia “moderata”, nei quali i padroni e i dirigenti dei lavoratori giungevano a compromessi al ribasso, sono finiti. Come ci si poteva aspettare, il Partito Socialdemocratico Tedesco (SPD, Sozialdemokratische Partei Deutschlands) ha apertamente condannato i lavoratori in sciopero e si è schierato dalla parte dei padroni per indebolire i sindacati.

Nancy Faeser, il Ministro degli Interni socialdemocratico, sebbene abbia espresso preoccupazioni ipocrite per “i lavoratori dei servizi pubblici che soffrono per gli alti prezzi dell’energia e l’alta inflazione”, ha proseguito aggiungendo che i sindacati hanno “ricevuto una buona offerta” e ha dichiarato: “Mi aspetto che i sindacati abbandonino le proprie pretese elevate e che ci si possa incontrare a metà strada”.

Sicuramente i lavoratori saranno ben poco rincuorati di sapere che, sebbene venga chiesto loro di accettare un taglio del salario reale significativo, l’SPD quanto meno “simpatizza” con loro.

Karin Welge, sindaco dell’SPD e Presidente dell’Unione delle Associazioni dei datori di lavoro dei Comuni (VKA, Vereinigung der kommunalen Arbeitgeberverbaende) – l’organismo reazionario che porta avanti le negoziazioni per conto dei padroni – è stata ancora più esplicita nel suo disprezzo per i sindacati. La Welge si è apertamente beffata del mega-sciopero come “assolutamente eccessivo”, affermando che esso “danneggia non solo la reputazione del settore pubblico, ma la reputazione complessiva della Germania in quanto sede di attività economiche”. Queste non sono le parole di un imprenditore o di un politico di destra, ma di una sedicente socialdemocratica!

Ciò che è ampiamente chiaro è che l’SPD al governo ha preso in pieno le parti dei padroni, nel corso della lotta attuale, e non ha intenzione di raggiungere un compromesso “amichevole” con la direzione sindacale. È importante notare, tuttavia, che questa non è semplicemente una scelta discutibile da parte di singoli politici, ma è il risultato obbligato della crisi capitalistica. Con l’economia tedesca sempre più sotto pressione e soggetta all’instabilità del mercato mondiale, le riforme e le concessioni del periodo precedente sono oggi impensabili all’interno di un quadro che risulti accettabile ai capitalisti.

La collaborazione sociale del passato, nella quale l’SPD e i dirigenti del sindacano potevano mediare un compromesso tra i capitalisti e i lavoratori, si sta sgretolando sotto il peso delle contraddizioni del capitalismo.

Un nuovo punto di svolta

L’atteggiamento del governo dell’SPD nei confronti delle legittime rivendicazioni dei lavoratori tedeschi, ovvero, la loro politica interna, riflette la sua subordinazione agli interessi dei capitalisti tedeschi riguardo la politica estera. All’inizio dell’anno, il Cancelliere Olaf Scholz ha annunciato un “punto di svolta”, affermando che la guerra in Ucraina aveva aperto una nuova epoca e di conseguenza la Germania doveva effettuare una svolta in direzione del riamo e della difesa dei propri interessi; cioè, la Germania deve perseguire con aggressività i suoi interessi imperialistici. Mentre la gente comune patisce il taglio dei salari reali, sembra che ci siano tantissimi soldi per le armi da guerra.

L’anno scorso, il parlamento tedesco ha approvato un aumento di 100 miliardi di euro nel bilancio della difesa, tutto ciò mentre i lavoratori tedeschi subivano il peso dell’inflazione. Allo stesso tempo, la classe dominante tedesca si è mossa sempre di più in direzione di un coinvolgimento crescente nella guerra per procura in Ucraina, guidata dagli Americani, tra la Nato e la Russia, visto che ha appena consegnato 18 carri armati Leopard all’esercito Ucraino. Questo conflitto ha avuto un impatto grave sui prezzi dell’energia in Germania, colpendo l’industria e imponendo un costo insostenibile alle famiglie.

Se vuole respingere ulteriori attacchi, la classe operaia tedesca deve marcare un proprio “punto di svolta” e dare inizio a un periodo di lotta.

La Germania è una nazione chiave sia dell’economia europea sia di quella mondiale. Se la classe operaia in Germania recupera la fiducia nella sua forza e comincia a mobilitarsi su una scala più ampia, ciò avrà un impatto enorme sulla coscienza in tutta l’Europa. Ugualmente, lo sviluppo della crisi del capitalismo tedesco non potrà che trascinare con sé i propri vicini indeboliti.

Questo crea il terreno per una lotta di proporzioni gigantesche, che però richiede una direzione cosciente dei compiti che si trova di fronte. Attualmente, i rappresentanti della classe operaia ai vertici dei sindacati non hanno né la volontà né la capacità di giocare il ruolo che viene loro richiesto.

Il mega-sciopero di lunedì ha mostrato il potenziale che per lungo tempo è rimasto latente nella classe operaia tedesca, ma ha anche mostrato la riluttanza dei dirigenti sindacali a organizzarlo. Essi non credono che un’alternativa alla situazione presente possa essere raggiunta per mezzo della lotta di classe. La risposta ai problemi della classe operaia non arriverà da compromessi pacifici con i padroni. Le richieste dei lavoratori verranno conquistate nella loro interezza solo attraverso un’intensificazione della lotta di classe.

A tal fine, il movimento deve essere esteso e settori differenti della classe operaia devono unirsi attraverso un’azione coordinata. I compromessi e la stantìa collaborazione sociale rappresentano il cammino verso la demoralizzazione e il tradimento. Una lotta di classe determinata, che coinvolga settori più larghi possibili dei lavoratori, può non solo conquistare le attuali rivendicazioni dei lavoratori dei trasporti nella disputa in corso, ma anche porre le basi per uno scontro ulteriore.

A dispetto dell’orientamento attuale dei dirigenti sindacali, si sta aprendo una nuova fase, nella quale i lavoratori e i giovani in Germania, insieme con i lavoratori e i giovani di tutto il mondo, stanno entrando nella lotta, sperimentando la propria forza e traendo conclusioni più avanzate.

Con l’entrata della classe operaia tedesca in una nuova fase di lotta di classe, il potere che, in ultima istanza, risiede nelle sue mani diventerà evidente. Qualsiasi provocazione da parte della classe dominante dovrà fare i conti con mobilitazioni più dure. C’è il potenziale per lo sviluppo di una potente ondata di scioperi e questo dimostra una volta per tutte che sono i lavoratori che creano tutta la ricchezza nella società, e hanno il diritto di utilizzarla a vantaggio della maggioranza della popolazione. La classe lavoratrice si sta risvegliando sotto le sferzate della crisi, in Germania come nel resto del mondo. Non sarà facile per la classe dominante sospingerla di nuovo in uno stato di passività.

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