I lavoratori spagnoli votano il Psoe per fermare la destra

Italian translation of Spanish workers vote Socialist to block the Right (March 10, 2008)

Il PSOE ha vinto una tornata elettorale molto importante, al termine di una campagna surriscaldata e dai toni sopra le righe, nella quale la destra, rappresentata dal Partito Popolare, ha mobilitato tutte le forze della reazione, con l’utilizzo di un linguaggio che ha ricordato il periodo antecedente alla guerra civile degli anni ’30.

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Davanti al quartier generale del PSOE a Madrid un mare di bandiere rosse sventolate da una folla entusiasta di sostenitori del Partito Socialista ha salutato la notizia della vittoria alle elezioni. Con il 96% dei voti scrutinati, il Partito Socialista guadagna il 43.7% dei voti, che si tradurranno in 169 seggi nel Parlamento, con un incremento di 5 seggi rispetto al 2004 ma comunque inferiori ai 174 necessari per ottenere una maggioranza assoluta. Il Partito Popolare ha ottenuto il 40.1 % dei voti e 153 seggi, sei in più rispetto al 2004.

Il PSOE ha vinto una tornata elettorale molto importante, al termine di una campagna surriscaldata e dai toni molto sopra le righe, nella quale la destra, rappresentata dal Partito Popolare, ha mobilitato tutte le forze della reazione, con l’utilizzo di un linguaggio che ha ricordato il periodo antecedente alla guerra civile degli anni ’30. La Chiesa Cattolica ha giocato un ruolo importante in questa campagna di destabilizzazione, arrivando ad organizzare manifestazioni di massa contro il governo socialista spagnolo e il suo Primo Ministro, Zapatero.

Questa campagna ha portato ad una forte polarizzazione tra le classi e ha scavato un solco incolmabile tra Destra e Sinistra. In più, questa polarizzazione sociale e politica ha tolto qualsiasi spazio al centro ed ha spietatamente messo alle corde i partiti più piccoli. Sono senza dubbio questi partiti i principali sconfitti di queste elezioni, a conferma della natura bipartitica della politica in Spagna.

La Sinistra Repubblicana della Catalogna, (ERC), un partito che sostiene l’indipendenza della Catalogna, ha perso 5 seggi, riuscendo a conservarne solo tre. Izquierda Unida, il fronte elettorale creato dal Partito Comunista, ottiene il suo peggior risultato di sempre, vedendo la sua presenza in parlamento ridotta a due soli seggi, uno dei quali in coabitazione con una piccola organizzazione di sinistra catalana. Così, di fatto, IU ottiene un solo seggio per sé, a Madrid. È un duro colpo che però era facilmente pronosticabile.

Ormai da anni i dirigenti del PCE hanno abbandonato l’ideologia e la politica comunista, riducendo il partito ad un pallido riflesso riformista del PSOE. Tutta la storia dimostra che, se ci sono due partiti riformisti con una politica che si assomiglia, i lavoratori voteranno per il partito più grande, e il partito più piccolo tenderà a sparire dalla scena.

La notte scorsa i lavoratori spagnoli hanno fatto quadrato per bloccare quella che sembrava una ascesa irresistibile della Destra, che in Spagna viene tradizionalmente identificata con il fascismo e con il passato buio della dittatura di Franco. Le memorie di quel passato sono un fantasma che si agita ancora nella società spagnola e la classe operaia si è mobilitata per infliggere una sonora sconfitta alle forze della reazione e ci sono riusciti.Le facce tristi di Rajoy e degli altri dirigenti del PP, la notte delle elezioni, erano una eloquente espressione della sconfitta della reazione.La campagna elettorale è stata infiammata, nelle ultime ore, dall’assassinio di un dirigente socialista: chiaramente un’azione dell’organizzazione separatista basca ETA.

La destra ha cercato di trarre vantaggio da questo attentato. Ha attaccato il governo socialista per la sua debolezza ed ha richiesto un’ulteriore stretta repressiva. La loro tattica però stavolta non ha funzionato. Gli allarmismi creati ad arte non hanno fatto cambiare idea ai lavoratori spagnoli. Anzi, il brutale assassinio di Isaias Carrasco, un lavoratore e un ex consigliere municipale socialista, che è stato colpito a morte due giorni prima delle elezioni, ha creato un generale stato d’animo di disgusto e di simpatia per il Partito Socialista nel Paese Basco. Ora il PSOE è il primo partito nel Paese Basco.

Una situazione simile la posiamo vedere in Catalogna, dove i Socialisti hanno stravinto a Barcellona, Girona e altre importanti aree. In Andalusia, una zona tradizionalmente rossa, i Socialisti hanno avuto una vittoria altrettanto schiacciante.Il PP non si è mai ripreso completamente dalla sconfitta nelle ultime elezioni del Marzo 2004, quando la destra di Aznar è stata cacciata dal potere a seguito dell’attacco terroristico a Madrid, nel quale morirono 191 persone ed altre 1.800 rimasero ferite. Si consideravano i naturali detentori del potere ed erano convinti che questa volta avrebbero cacciato i Socialisti dal Governo, ma i loro calcoli erano sbagliati. Vedendo il pericolo del ritorno della destra, i lavoratori sono andati a votare in massa: l’affluenza alle urne è stata del 75% “E’ incredibile”, mi ha raccontato un esperto attivista sindacale. “Il popolo è entusiasta, si stanno mettendo in fila per andare a votare”.

Non può esserci alcun dubbio che la ragione di questo entusiasmo risiede nella volontà di infliggere una sonora sconfitta al PP. Molti di coloro che tradizionalmente votavano IU, per questa ragione hanno votato PSOE. L’idea generale era questa: “Bene, Zapatero non sarà il massimo, ma noi dobbiamo sostenerlo contro la destra.”

In un primo periodo Zapatero ha portato avanti una serie di misure progressiste, come il ritiro delle truppe dall’Iraq, l’introduzione di riforme sociali, inclusa la legislazione sul matrimonio per gli omosessuali e la cessione di più potere alle regioni che già godono di un regime di semi-autonomia. Ora Zapatero promette che estenderà le riforme sociali, promettendo di creare 2 milioni di posti di lavoro, di aumentare il salario minimo ed il congedo per la maternità e di investire in maniera massiccia in una rete per l’Alta Velocità.

I Socialisti tuttavia avranno a che fare con un peggioramento della situazione economica. I dieci anni di spettacolare crescita, con la creazione di nuova ricchezza e di 600.000 posti di lavoro all’anno, è ormai alle spalle e la Spagna è esposta più degli altri Paesi europei ai venti freddi della recessione e al crollo dei prezzi delle case. Zapatero dovrà fronteggiare un aumento della disoccupazione e una inflazione che è il doppio della media dell’UE, con la crisi del settore edilizio che è stato colpito dalla stretta sul credito a livello internazionale. Avendo visto una crescita economica a tassi del 4% negli ultimi anni, gli analisti dicono che potrebbe calare al 2.5% già quest’anno.

Le politiche riformiste non possono risolvere i problemi fondamentali della classe operaia. Il nuovo governo sarà sottoposto ad una offensiva terribile da parte della destra, della Chiesa e dal grande capitale per abbandonare la politica di riforme ed iniziarne una di tagli.

Zapatero solo sfiorato la maggioranza assoluta in cui sperava ed ora dovrà formare una coalizione con i piccoli partiti regionali. Questi nazionalisti borghesi faranno pressioni su Zapatero per abbandonare le riforme e operare una svolta a destra. Dall’altro lato da parte della base del Partito Socialista e del sindacato ci sarà una forte domanda di una politica in difesa degli interessi dei lavoratori.

Il PSOE si troverà in mezzo tra due fuochi e la polarizzazione tra le classi si intensificherà. La crescita della Spagna è stata costruita in parte grazie alle rimesse di 5 milioni di immigrati che sono entrati nel Paese negli ultimi 10 anni e ora costituiscono più del 10% della popolazione spagnola. Questi immigrati sono stati tra i i primi ad essere colpiti dall’aumento della disoccupazione. Il PP, che nella sua periferia ha degli elementi apertamente fascisti, ha utilizzato senza vergognarsi una propaganda razzista. Durante la campagna elettorale, Rajoy ha giocato sulle paure degli spagnoli, invocando lo spettro di uno stato sociale messo in ginocchio da milioni di immigrati disoccupati, dicendo a Zapatero durante i dibattiti in televisione che lui ha causato l’entrata in Spagna di una valanga di immigrati. Questo è solo un esempio della demagogia razzista che la destra utilizzerà nel prossimo periodo con l’intento di dividere la classe operaia.

Anche la questione nazionale rimane una questione scottante. L’assassinio di Carrasco ha evidenziato che il conflitto nel Paese Basco è ben lontano da una conclusione. Come negli anni ’30 rappresenterà un ulteriore elemento di destabilizzazione, conflitti e violenza.

In ultima analisi, la soluzione non si troverà nell’atmosfera rarefatta delle Cortes (il parlamento spagnolo, ndt), ma nelle fabbriche, nelle scuole e nelle piazze. La Spagna sta entrando in un periodo turbolento di conflitto di classe, nel quale la classe operaia mostrerà i muscoli nella lotta per i suoi diritti. Gli studenti si mobiliteranno, come hanno fatto in passato, per richiedere miglioramenti nel sistema scolastico e per resistere alle ingerenze della Chiesa e della destra.

In tutto questo, la tendenza marxista spagnola, organizzata attorno alla rivista El Militante, occuperà un ruolo di primo piano, lottando per ogni riforma ed ogni richiesta di avanzamento nei diritti, spiegando allo stesso tempo ai lavoratori più avanzati e ai giovani che l’unica soluzione risiede in un governo socialista che si ispiri ad un autentico programma socialista, basato sulla nazionalizzazione delle banche e dei grandi monopoli sotto la gestione ed il controllo democratico dei lavoratori.

10 marzo 2008 

Visita il sito della tendenza marxista spagnola El Militante

Source: FalceMartello