Il Kke e la rivoluzione in Grecia

In tutto il mondo milioni di lavoratori e di giovani guardano agli avvenimenti  in Grecia. Gli scioperi generali di 24 o 48 ore, le manifestazioni di massa e l’assedio al parlamento che vota le misure di austerità vengono guardate con enorme simpatia ed in queste il ruolo del Partito Comunista Greco (KKE) è evidente a tutti.

Spezzoni combattivi e di massa ed azioni come quella di calare un’enorme striscione dal Partenone che invita alla rivolta i popoli d’Europa suscitano grande ammirazione in settori importante della sinistra italiana.

Ma se è chiaro che il KKE è uno dei protagonisti della situazione prerivoluzionaria che c’è in Grecia possiamo considerarlo un modello a cui riferire la nostra militanza? Questo articolo si pone il compito di analizzare, seppure brevemente, la linea politica e il programma dei comunisti greci.

Le radici storiche del KKE e i legami con lo stalinismo

Le origini del KKE affondano le loro radici nel Partito Socialista del Lavoro di Grecia (SEKE) fondato nel 1918. Sotto l'influenza della Rivoluzione d'Ottobre il SEKE aderì alla III Internazionale denominandosi SEKE-Comunista (SEKE-K) adottando un programma marxista e rivoluzionario. Solo nel 1924 adotterà il nome di KKE. Quando Metaxas prese il potere in Grecia attraverso un colpo di stato nel 1936, mise fuori legge il partito comunista, perseguitò e uccise i suoi militanti e instaurò una dittatura fascista sul modello mussoliniano. Nel 1941, durante la Seconda Guerra Mondiale, il KKE fu promotore del Fronte di Liberazione Nazionale (EAM). In ossequio alle direttive di Stalin e della linea politica dei Fronti Popolari, l'EAM non comprendeva solo forze proletarie o di sinistra, ma anche radicali borghesi e monarchici improvvisamente divenuti democratici. Esattamente come in Italia Togliatti impose al PCI e ai suoi militanti un fronte tra le organizzazioni operaie e quelle borghesi come la Democrazia Cristiana e i Monarchici, allo stesso modo il KKE legò la sua organizzazione a una prospettiva democratica di liberazione nazionale rinunciando, secondo le direttive di Stalin, alla presa del potere. L'EAM creò un forte esercito di liberazione denominato ELAS, Esercito Nazionale Popolare di Liberazione, che riuscì a raggiungere le 20.000 unità. Nel 1944 l'ELAS controllava gran parte del territorio greco, nelle città e nelle campagne, ma il suo programma non prevedeva nè la riforma agraria nè la socializzazione dei mezzi di produzione, nonostante la massiccia presenza e influenza dei comunisti nel fronte. Nel 1945 l'EAM sottoscrisse il disarmo del proprio esercito per una pacifica transizione alla democrazia. L'accordo tra Stalin e Churchill prevedeva, infatti, che la Grecia sarebbe passata al blocco occidentale. Questo significò mettere una pietra sopra qualunque tipo di sviluppo rivoluzionario nel paese. La rivoluzione greca venne sconfitta e la guerra civile che ne seguì mise una pietra tombale sulla capacità del KKE di poter giocare di nuovo un ruolo egemone tra la classe lavoratrice, soprattutto in virtù della sua sconfitta e della diaspora dei suoi dirigenti e militanti all'estero. Durante la Dittatura dei Colonnelli, dal 1967 al 1974, il KKE subì una scissione tra i sostenitori della linea eurocomunista (di cui il maggior rappresentante era il PCI di Berlinguer) e la fedeltà a Mosca.

Solo dopo la caduta dei Colonnelli il KKE venne dichiarato legale Negli anni ottanta cominciarono le trattative che portarono a un alleanza elettorale per le pèolitiche del 1989 tra i due tronconi del vecchio KKE, gli stalinisti e gli “eurocomunisti” del KKE-interno, insieme ad altre forze minori. Questa alleanza fu chiamata appunto Sinaspismos (Coalizione). Fu però di breve durata. Infatti questa alleanza, ancora fortemente influenzata dalle idee staliniane, nel 1990 appoggiò, in un governo di coalizione, Nea Dimokratia, il partito di destra, per impedire alla socialdemocrazia del PASOK di formare un proprio governo. Grazie a questa politica estremista che adottava la linea "socialfascista" del Comintern del 1928, che portò i comunisti a rompere frontalmente con gli altri partiti operai e anzi ad additarli come "gemelli del fascismo" e principali nemici della classe operaia, il KKE subì un crollo della militanza e anche sul piano elettorale passando da circa il 10% al 6% delle elezioni successive. In seguito anche alla dissoluzione dell’Urss nel 1991 i “duri” e gli “eurocomunisti” si separarono definitivamente. Questi ultimi fecero proprio il nome Synaspismos per il loro nuovo partito, mentre i filosovietici ripresero la denominazione KKE con cui li conosciamo tuttora

Le radici di classe del KKE e risultati elettorali

Negli ultimi 2 o 3 anni, tuttavia, come effetto della crescente polarizzazione di classe in Grecia dovuta agli attacchi del grande capitale, il KKE ha cominciato a risalire la china elettorale, e, nell'ultimo periodo, ha visto una significativa crescita nei sondaggi. Nel 2004 ha ottenuto il 5,89%, nel 2007 l'8,15% e, con un lieve calo, il 7,54% nel 2009, consolidando un bacino di mezzo milione di voti soprattutto tra gli strati proletari delle città. Ad esempio nel 2007, nella seconda circoscrizione elettorale di Atene, a grande concentrazione operaia, il KKE ha ottenuto il 12,5%, il miglior risultato dal 1974, cioè dalla fine della dittatura, così come nel Pireo, zona portuale, ha ottenuto il 14,5%. Nella fascia d’età compresa  tra i 25 e i 34 anni ha raccolto circa l'11%, e raccoglie adesioni e consensi tra i dipendenti del settore privato e tra i disoccupati. Il KKE ha sviluppato negli anni tutta una serie di strutture di fronte che gli consentono un lavoro di massa radicato nel sindacato con il PAME (la frazione sindacale comunista all'interno della struttura sindacale GSEE), tra i contadini con il PASY, tra i piccoli commercianti e i lavoratori autonomi con il PASEVE, tra le donne con l'OGE e tra gli studenti con il MAS (Fronte Militante degli Studenti). La Gioventù Comunista (KNE) è la struttura giovanile più grande della Grecia. Il 15 maggio del 2010, la manifestazione nazionale del partito ad Atene ha registrato una partecipazione di circa 100mila persone.

I metodi del KKE

Secondo gli ultimi sondaggi, sembra che l'insieme delle sinistre (KKE, SYNASPISMOS e Sinistra Democratica) possa superare il 40% potendo diventare, insieme, la prima forza elettorale del paese, con un crollo verticale del PASOK che viene dato attorno al’8%. Sinistra Democratica riesce a raccogliere i voti in fuga dal PASOK, soprattutto grazie al fatto che finora è rimasta fuori dalle coalizioni di governo; il SYNASPISMOS raccoglie consensi nonostante la sua fraseologia meno radicale di quella del KKE, ma grazie al fatto che non è permeata dai metodi settari del partito comunista. In ultimo il KKE certamente raccoglie consensi grazie alla situazione oggettiva, alla sua collocazione all’opposizione e in parte alle idee radicali che esprime, ma le pratiche settarie che lo caratterizzano non gli permette di raggiungere il suo reale potenziale.

Infatti, il partito comunista greco risente ancora oggi dell'influenza dei suoi vecchi legami con lo stalinismo combinato con pratiche settarie, il cui unico effetto non è altro che dividere la classe operaia greca, da un lato, e demoralizzare i suoi quadri giovanili e operai dall'altro. Da un lato il partito presenta un regime organizzativo interno fortemente rigido e incline alla espulsione della critica, frutto della degenerazione stalinista degli anni '20 cui è ancora legato. Il caso eclatante è quello di alcuni dirigenti sindacali estremamente popolari nel sindacato degli insegnanti che sono stati espulsi per aver espresso dubbi sulla tattica del partito. Questo impedisce un serio, aperto e franco dibattito tra i militanti e alla lunga frustrerà un settore di essi, mentre allo stesso tempo può preparare esplosioni all'interno del partito. Dall'altro lato, il settarismo che lo permea tende a dividere la propria organizzazione e le sue strutture di fronte da tutte le manifestazioni di massa del paese, dall'omicidio dello studente Alexis fino agli ultimi scioperi generali. Il PAME, ad esempio, ha come propria tradizione la convocazione di cortei e scioperi separati dal resto del GSEE, pur essendo una sua componente. Il KKE stesso ha preso una posizione settaria nel corso delle proteste studentesche del dicembre 2008, dopo l’assassinio di Alexis, separando i suoi giovani dal resto della massa degli studenti seriamente impegnata nella lotta contro il governo, le cui manifestazioni non furono altro che l'anticipazione di quello che oggi stiamo vedendo in Grecia.

Il KKE si considera il partito dell'avanguardia proletaria. Tuttavia, fa un'opera sistematica di separazione tra l'avanguardia e la massa del proletariato greco impedendo di fatto che milioni di giovani e lavoratori possano conoscere le idee dei comunisti, ma soprattutto che i suoi militanti possano combattere fianco a fianco con gli altri proletari. Dietro l'idea della salvaguardia di una supposta purezza ideologica del partito c'è in realtà il terrore che i militanti possano entrare in contatto con le aspirazioni genuine della classe e in particolare con l'idea dell'unità delle formazioni a sinistra del Pasok. Nel suo libro L'estremismo, malattia infantile del comunismo, Lenin insiste con forza contro l'idea di una separazione sistematica tra l'avanguardia del proletariato e il resto dei lavoratori, bollandola come crimine dagli effetti devastanti sull'esito della lotta e soprattutto in relazione all'influenza dei comunisti sulle masse. Ma non si tratta solo di convocare piazze separate o dividere fisicamente i lavoratori con manifestazioni diverse, ma dell'idea della rinuncia, di fatto, ad una battaglia all'interno del proletariato e delle sue organizzazioni per l'egemonia. Una forte frazione sindacale comunista nel sindacato in questa fase dovrebbe essere in grado di strappare dall'influenza dei riformisti i migliori quadri operai conquistandoli alla causa rivoluzionaria attraverso un lavoro sistematico al fianco di questi stessi operai e militanti sindacali e non dividendo i propri da tutti gli altri.

In questo quadro è ovvio anche qualsiasi rifiuto di alleanze elettorali sulla base della lotta al capitalismo. In un articolo a cura del dipartimento esteri del CC del KKE del'11 Febbraio del 2011 si può leggere: "Respingere il vicolo cieco della cosiddetta "unità a sinistra" comporta per il KKE mantenere una politica di alleanze rispondente agli interessi della classe operaia, degli strati popolari e alle necessità della lotta di classe. Concentriamo la nostra attenzione sull'alleanza socio-politica, che trova fondamento sull'azione comune, gli interessi comuni, la linea comune della lotta della classe operaia e dei lavoratori autonomi urbani e contadini. Un'alleanza che entrerà in conflitto con i monopoli, l'imperialismo e che lotta anche per un altro percorso di sviluppo per il nostro paese, ossia quello del potere e dell'economia popolare in cui i mezzi di produzione saranno socializzati, con la pianificazione centrale dell'economia e il controllo dei lavoratori". Il che corrisponde a dire: l'unica unità possibile è sotto le bandiere del KKE. Una tattica settaria che non porta altro che a trincerarsi dietro una fraseologia rivoluzionaria senza fare i conti con i rapporti di forza dei comunisti nella società, del genuino sentimento delle masse e delle prospettive di un possibile sbocco rivoluzionario in Grecia.

Sia chiaro, chi scrive ha più volte condannato la linea riformista di sinistra del SYNASPISMOS e l'utopia della riformabilità dell'UE e della BCE. Tuttavia, l'inconsistenza e l'utopia di queste parole d'ordine vanno dimostrate praticamente alla classe e non semplicemente additate come riformiste, attendendo che la massa comprenda di colpo, sulla base della semplice polemica politica, le parole d'ordine dei rivoluzionari oppure additando gli altri partiti come opportunisti ogni giorno sul proprio giornale. Se le masse avessero ben presente le differenze tra i comunisti e il SYNASPISMOS non sosterrebbero quest'ultimo e si rivolgerebbero al KKE. Ma è lo stesso KKE che afferma, poco più sotto, nello stesso articolo, che l'unità si fa ... sotto le sue bandiere: "Al posto dell'alleanza con le formazioni opportuniste e i partiti socialdemocratici in nome della "unità a sinistra", da cui il movimento comunista ha subito molto, oggi il compito principale per i PC è la liberazione della classe operaia e delle forze popolari dall'influenza dei partiti borghesi, sia socialdemocratici che liberali. Su questa base verranno create le precondizioni per la formazione di un'alleanza sociale in Grecia attraverso la mobilitazione attorno un fronte comune di attività delle forze del Fronte Militante di Tutti i Lavoratori (PAME), del Movimento dei contadini (PASY), del Movimento dei lavoratori autonomi e i piccoli commercianti contro i monopoli (PASEVE), della Federazione delle donne greche (OGE) e del Fronte militante studentesco (MAS). E' questa attività comune che determinerà la rapidità con cui formeremo una piena alleanza socio-politica di forze antimperialiste e antimonopoliste. Solo questo lavoro può creare legami tra la classe operaia e le masse popolari". Sì all'unità... ma solo attraverso le proprie organizzazioni! E il 5 Febbraio, attraverso i suoi organi di stampa affermava: "Il popolo deve rafforzarsi e allearsi con il KKE - Questa è la prospettiva che può portare speranza!". Come e perché non è dato sapere.

Il programma del KKE

Ma con quale programma il KKE si accosta ai lavoratori? Il partito comunista ha come parole d'ordine fondamentali l'uscita dall'UE, il rifiuto del pagamento del debito e il potere popolare. In primo luogo, la parola d'ordine del "potere popolare" risulta meno chiara e più sfumata del concetto di "potere operaio", perchè non chiarisce affatto che ruolo dovrebbe avere la classe operaia greca nel processo di presa del potere e di trasformazione della società. Non si tratta di una critica accademica, ma della necessità di chiarire il ruolo della classe lavoratrice in questo processo, il ruolo che occupa che, a nostro avviso, deve essere un ruolo dirigente ed egemone rispetto agli studenti, la piccola borghesia urbana e i contadini. Solo la classe operaia può gudare questo processo, non per motivi romantici, ma per il ruolo che gioca nella produzione capitalistica e nella sua capacità di compattarsi attorno a un programma rivoluzionario.  Ma come si può arrivare a tutto questo? I dirigenti del KKE non lo spiegano.

Nel Novembre del 2011, in occasione dell'ipotesi di referendum lanciato dall'allora governo, il KKE rispose con un comunicato in cui affermava che il referendum andava contrastato sulla base della lotta per questi obiettivi: "La fine dei sacrifici per la crisi e i profitti della plutocrazia. Il ritiro del governo e dei partiti che sacrificano il popolo per salvare il capitale e l'Unione europea. Il soddisfacimento dei diritti attuali dei lavoratori e del popolo. La classe lavoratrice e il popolo devono possedere la ricchezza che producono, con il potere popolare, il ritiro dall'Unione europea e la cancellazione del debito". Non si spiega affatto, tuttavia, se l'uscita dall'Unione Europea comporti un ritorno puro e semplice alla dracma. Se così fosse, ciò significherebbe un automatico ritorno a politiche di svalutazione della dracma per permettere un aumento di liquidità, ma questo non solo  coinciderebbe con politiche inflazionistiche che corroderebbero immediatamente i salari e il loro potere d'acquisto ma provocherebbe certamente un’ondata protezionistica da parte dell’Ue verso le merci greche: uno scenario peggiore di quello visto in Italia negli anni '90, dove l'unica possibilità per lo stato italiano in un contesto di crisi era esattamente quello di svalutare la lira con conseguente inflazione galoppante.

I dirigenti del KKE, inoltre, non chiariscono affatto su quale programma concreto lottare. La ripetizione delle verità del comunismo e sul potere popolare, di fatto, non aiutano a mobilitare milioni di uomini in battaglia, ma solo a mobilitare l'avanguardia che tuttavia non riesce ad avere strumenti adeguati per collegarsi alla larghissima massa degli sfruttati. Il KKE di fatto rinuncia all'elaborazione di un programma transitorio che possa mettere il proletariato greco nelle condizioni di comprendere la profonda divergenza tra le proprie aspirazioni e gli interessi delle banche e del grande capitale e che allo stesso tempo indichi la strada per il rovesciamento del sistema capitalista. La propaganda del partito di fatto si concentra su un programma massimo slegato dalle condizioni reali di vita del popolo greco e fa propaganda a ogni piè sospinto per il potere popolare. Ma come raggiungere questo potere, come consolidarlo e cosa fare una volta conquistato? Il potere popolare va cercato lì dove si esprime, e non nelle fantasie astratte dei dirigenti. Ad esempio l'assemblea popolare di piazza Syntagma, che tuttavia il KKE ha bollato come piccolo-borghese e non perfettamente allineata alle idee del partito, vietando sistematicamente ai suoi militanti di parteciparvi escludendo così la possibilità che il popolo ateniese potesse ascoltare il punto di vista dei comunisti.

La tendenza politica che caratterizza il KKE si compone di due fattori: una fraseologia rivoluzionaria che parla apertamente di socialismo e potere popolare e una sistematica incapacità di essere conseguenti rispetto al perseguimento di questi obiettivi. Un'organizzazione, cioè, tipicamente centrista. Il centrismo si caratterizza infatti per essere una tendenza che oscilla tra il riformismo e la rivoluzione e che sulla base delle diverse pressioni di classe si sposta continuamente a destra o a sinistra senza riuscire a mantenere una chiara e conseguente prospettiva rivoluzionaria. La storia del movimento operaio ha visto più volte la formazione di queste tendenze in situazioni rivoluzionarie o prerivoluzionarie. Come in Italia durante il Biennio Rosso, dove il PSI era dominato dalla corrente di Serrati e Lazzari che parlavano apertamente di socialismo, rivoluzione, abbattimento del capitalismo e potere operaio ma erano organicamente incapaci di essere conseguenti su queste parole d'ordine tanto che abbandonarono a se stesso il movimento di occupazione delle fabbriche e il tentativo di presa del potere da parte dei lavoratori in Italia, prima del colpo di stato di Mussolini.

Il fronte unico: per l’unità della sinistra sulla base di un programma rivoluzionario!

Oggi in Grecia la situazione è particolarmente drammatica. La classe dominante perde sempre più consenso tra la popolazione e la polarizzazione sociale si acutizza sempre di più, sbilanciandosi fortemente a sinistra. KKE e SYNASPISMOS alla sinistra del PASOK raccoglierebbero, secondo i sondaggi, circa il 12% ciascuno, mentre Sinistra Democratica supererebbe  il 18% beneficiando più di altri del crollo dei socialisti e un loro fronte potrebbe costituire la prima forza elettorale del paese. Ma ognuno si trincera dietro proprie giustificazioni. Il SYNASPISMOS ha lanciato un appello all'unità delle sinistre, che tuttavia ha lasciato cadere nel vuoto non perseguendo nei fatti questo obiettivo. Il KKE si nasconde dietro la purezza ideologica temendo l'effetto che questo fronte potrebbe avere sulle masse. Questo fronte non dovrebbe articolarsi solo a livello elettorale, ma anche a livello sindacale e sociale. Da questo potrebbe scaturire una forza che andrebbe oltre la semplice somma dei singoli partiti e potrebbe galvanizzare e rafforzare le masse nella fiducia in se stesse e nella prospettiva di un cambiamento dello stato attuale. D'altra parte lo stesso Lenin, sempre nell'Estremismo, mette in chiaro che una crisi rivoluzionaria potrebbe anche sgorgare da una crisi sorta sul terreno parlamentare, compreso un governo di partiti operai che includa comunisti e riformisti. E' necessario tendere ogni sforzo per una unità d'azione su parole d'ordine concrete tese a difendere gli interessi generali della classe operaia e dei giovani greci.

Ma per ottenere questo non è sufficiente denunciare il tradimento dei riformisti o appellarsi ai lavoratori del SYNASPISMOS perché abbandonino la loro organizzazione e aderiscano al KKE: è necessario un piano di rivendicazioni parziali e intermedie e un piano di mobilitazione e su quel terreno sfidare i dirigenti riformisti. Sulla base della parola d'ordine dello sciopero generale ad oltranza per la cacciata del governo, per l'aumento dei salari, per il rifiuto del pagamento del debito, per la nazionalizzazione delle leve principali dell'economia, sarebbe possibile concludere un accordo tra le varie forze. Di scioperi in Grecia ce ne sono stati molti, di uno o due giorni. Questo ha permesso alla classe operaia di mostrare la propria forza, di compattarsi, di preparare l'offensivo nello scontro di classe, ma questo oggi non è più sufficiente. L'ulteriore convocazione di questi scioperi potrebbe addirittura ottenere l'effetto contrario se i problemi pratici della classe non vengono risolti e la stessa parola d'ordine dello sciopero generale di 24 o 48 ore potrebbe perdere di significato.

La parola d'ordine dello sciopero generale ad oltranza per la caduta del governo porrebbe immediatamente, invece, la questione del potere, spostandosi dal terreno puramente economico e sindacale a quello politico: chi comanda nella società?  La frazione sindacale del KKE nel GSEE e nell'ADEDY, i sindacati greci del settore pubblico e privato, dovrebbe impegnare una lotta sistematica per sfidare i riformisti sul terreno della convocazione di questo sciopero. Il potere popolare di cui parla il KKE potrebbe sorgere dalle assemblee popolari in ogni città e con l'elezione di un Comitato Centrale panellenico composto di delegati eleggibili e revocabili che rispondano alle rivendicazioni popolari e possa gestire e coordinare gli scioperi e le azioni di protesta in tutta la Grecia. Questo fungerebbe da formidabile richiamo anche per i lavoratori degli altri paesi europei, a cominciare da quelli portoghesi, spagnoli e italiani che potrebbero incamminarsi sulla stessa strada di quelli greci. La soluzione dei problemi della rivoluzione in Grecia non può essere risolta su base nazionale, come sembra adombrare il KKE, ma solo sulla base della rivendicazione degli Stati Uniti Socialisti d'Europa.

Source: FalceMartello (Italy)