Filosofia marxista e scienza moderna - Introduzione all'edizione in e-book de La rivolta della ragione

In occasione del ventesimo anniversario della prima pubblicazione de La rivolta della ragione - filosofia marxista e scienza moderna, siamo orgogliosi di annunciare la sua prossima ripubblicazione in inglese in e-book presso Wellred Books. Ecco l’introduzione alla nuova edizione in questo formato.

Sono trascorsi esattamente vent’anni dalla pubblicazione de La rivolta della ragione, un’opera accolta con entusiasmo da molti: non solo dai militanti di sinistra, ma anche da scienziati e persone interessate alla filosofia e ai progressi della scienza.

Una delle accuse più comuni rivolte ad Engels è che la sua analisi si basa sulla scienza del XIX secolo, e quindi non è aggiornata. Ma in realtà, le scoperte della scienza moderna - che stanno alla base di teorie come quella del caos e della complessità – dimostrano abbondantemente che Engels aveva ragione quando affermò che, in ultima analisi, la natura lavora in maniera dialettica. Queste scoperte hanno profondamente modificato la vecchia visione dell’evoluzione come un processo lento e graduale, mai interrotto da salti o da repentine catastrofi.

Nel campo della paleontologia, la rivoluzionaria teoria degli equilibri punteggiati di Stephen Jay Gould - ormai generalmente accettata come corretta - ha completamente capovolto il vecchio concetto di un processo evolutivo lento, uniforme e graduale. L’evoluzione premia le forme di vita più adatte ad un certo ambiente; ma un’eccessiva specializzazione, perfettamente favorevole in un determinato contesto evolutivo, si trasforma nel suo contrario quando le condizioni ambientali cambiano. E poiché la vita stessa è spesso in bilico sull'orlo del caos, anche cambiamenti relativamente piccoli possono produrre conseguenze catastrofiche: un fenomeno che si è ripetuto molte volte nel corso di milioni di anni di evoluzione.

Come abbiamo sottolineato, Gould fu influenzato dalle idee del marxismo, e in particolare dal capolavoro di Engels La parte avuta dal lavoro nel processo di umanizzazione della scimmia, uno scritto che apprezzava moltissimo. Gould affermava infatti che se gli scienziati avessero prestato attenzione alle affermazioni di Engels, la ricerca sulle origini dell’uomo si sarebbe risparmiata almeno cent’anni di errori.

Dalla prima pubblicazione de La rivolta della ragione la scienza ha fatto progressi spettacolari - in particolare nello studio del genoma umano. Questi risultati hanno completamente demolito il concetto di determinismo genetico, che già criticavamo nel libro, ed hanno inferto un colpo mortale anche alle assurdità dei creazionisti e dei sostenitori del cosiddetto “disegno intelligente”, che rifiutano il darwinismo a favore del dettato della Genesi.

Se accettiamo l'idea del disegno intelligente, bisogna confessare che il Creatore non ha poi fatto un lavoro così buono. Come disse il re Alfonso il Saggio: "Se fossi stato presente quando l'Onnipotente ha creato l'universo, avrei potuto dargli qualche buon consiglio."

Stephen Jay Gould ha scritto che se il creatore del panda fosse stato un progettista veramente intelligente, gli avrebbe fornito uno strumento più utile che il tozzo proto-pollice che questo animale è costretto ad usare per scortecciare faticosamente i bambù di cui si nutre.

Si potrebbero moltiplicare questi esempi a volontà. Perché, ad esempio, gli esseri umani dovrebbero essere destinati a camminare in posizione eretta quando i nostri scheletri sono progettati per muoversi a quattro zampe? È difficile capire come un Creatore onnisciente avrebbe potuto fare una tale confusione, creando un mondo in balia di fame, malattia, guerra e morte - a meno che non odiasse realmente il mondo e la razza umana, e in tal caso non saremmo di fronte ad un disegno intelligente quanto piuttosto ad uno stupido o addirittura maligno.

Le scoperte sul genoma umano provano definitivamente che l’uomo non è la creazione unica dell'Onnipotente, ma il prodotto di miliardi di anni di evoluzione. Ne portiamo la prova vivente nei nostri geni, che condividiamo non solo con le scimmie e con altri mammiferi, ma con il moscerino della frutta e coi più umili batteri, e con creature ancora più antiche e più primitive dei batteri. Il nostro corredo genetico è una mappa dell’evoluzione e la prova più evidente di essa. Ma non c’è peggior cieco di chi non vuol vedere.

Questi risultati dovrebbero finalmente far piazza pulita delle sciocchezze del creazionismo. Dovrebbero guarirci una volta per tutte da quella superbia che per migliaia di anni ha tentato il genere umano a rivendicare per sé uno status privilegiato nella natura – uno status che si esprime nella convinzione che l’uomo possa avere un rapporto speciale con le forze soprannaturali (Dio) e quindi possa sfuggire al proprio destino mortale e raggiungere la "vita eterna" (che, a ben guardare, ha una somiglianza impressionante con la morte eterna).

Le nuove scoperte nel campo della biologia ci costringono ad aggiornare costantemente le teorie sull’origine della vita sulla terra, e in questi vent’anni sono state formulate nuove teorie anche in questo campo. È assai probabile che la vita sulla terra sia iniziata molto presto, sotto forma di minuscoli organismi nell'oceano che traevano sostentamento dalle emissioni dei vulcani sottomarini. Queste forme di vita precoce, quindi, non avevano bisogno della luce del sole, e si svilupparono in condizioni che per gli organismi attuali sarebbero incredibilmente ostili. I minuscoli batteri vissero in un ambiente anaerobio per un lunghissimo periodo, finché l'ossigeno prodotto dalla loro respirazione riempì l'atmosfera, la trasformò e creò le condizioni necessarie per lo sviluppo della vita come noi la conosciamo. Dobbiamo tutto a queste umili creature!

È interessante osservare come forme di vita che hanno dominato il pianeta per lunghi periodi si siano estinte non appena le condizioni materiali che avevano determinato il loro successo evolutivo sono cambiate, ed è altrettanto affascinante vedere come queste specie precedentemente dominanti siano state sostituite da altre apparentemente insignificanti o addirittura da specie che sembravano non avere alcuna prospettiva di sopravvivenza.

Il big bang

Una parte de La rivolta della ragione era particolarmente controversa, ovvero la sezione dedicata alla cosmologia, dove ci schieravamo contro la teoria del big bang. Il modello standard dell'universo sembrava così radicato da essere apparentemente inattaccabile: era accettato acriticamente a stragrande maggioranza, e metterlo in discussione era impensabile. Ma nella scienza ci sono poche cose che prima o poi non vengano messe in discussione: tutta la storia della scienza è la storia del progresso dell'umanità dall'ignoranza alla conoscenza, dall'errore alla verità.

Si tratta di un processo dialettico, in cui ogni generazione arriva a una teoria che spiega molte cose. In questo modo, la conoscenza umana penetra sempre più in profondità i segreti dell'universo. E questo processo è infinito, come l'universo stesso. Nel suo straordinario libro La struttura delle rivoluzioni scientifiche, Thomas Kuhn illustra il modo dialettico in cui si sviluppa la scienza. A intervalli regolari gli scienziati stabiliscono un paradigma che apparentemente spiega ogni cosa. Ma a un certo punto si scoprono piccole irregolarità che contraddicono il modello accettato, che infine viene invalidato e sostituito con un nuovo modello, destinato ad essere a sua volta superato.

La teoria del big bang è un tentativo di spiegare la storia dell'universo sulla base di certi fenomeni osservativi, e in particolare del fatto che possiamo vedere le galassie allontanarsi costantemente le une dalle altre (recessione). Perciò la maggior parte degli astronomi ritiene che in passato esse fossero molto più vicine tra loro. Continuando ad arretrare nel tempo, si può arrivare al momento nel quale tutta la materia, lo spazio e il tempo sarebbero state concentrate in un unico punto, dal quale sarebbero stati proiettati fuori in una massiccia esplosione di energia inimmaginabile.

Nel modello cosmologico più comunemente accettato, chiamato modello inflazionario, l'universo è nato in una creazione istantanea di materia ed energia – un moderno equivalente del vecchio dogma religioso della creazione del mondo dal nulla. Il big bang è quindi ritenuto essere l’inizio dell’Universo: prima c’era il nulla, e dal nulla improvvisamente sarebbero scaturiti spazio, tempo, materia, energia ed ogni altra cosa. Dall’istante del big bang l’universo si è espanso costantemente, gonfiandosi come un palloncino, trascinando con sé materia ed energia, in un processo che in teoria potrebbe continuare all’infinito.

Questo modello è così ampiamente accettato perché spiega diversi importanti fenomeni osservativi - come il motivo per cui l’universo ci appare uniforme ed omogeneo in tutte le direzioni, o perché il cosmo ci sembra "piatto" (ossia vi è convalidata l’ipotesi che due linee parallele non si incontrano mai). Ma il fatto che sia a tutt’oggi il modello più diffuso nella comunità scientifica ufficiale non lo rende necessariamente il più corretto. La verità scientifica non può mai essere stabilita per consenso. Altrimenti nessun progresso scientifico sarebbe possibile, e noi potremmo ancora credere al modello tolemaico del cosmo, che dopo tutto è servito a spiegare molti fenomeni osservativi e ha goduto di un consenso molto ampio per centinaia di anni.

Anche se il modello standard si è dimostrato difficile da rimuovere, nel corso degli ultimi due decenni un numero crescente di scienziati ha cominciato a prenderne in seria considerazione contraddizioni e incoerenze, molte delle quali assai evidenti. La più lampante è la questione della "materia oscura", che dovrebbe costituire il 90% della massa dell’universo e la cui esistenza è essenziale alla coerenza della teoria, ma che gli astronomi finora non sono riusciti a rilevare.

Un numero sempre maggiore di scienziati sta avendo ripensamenti circa le implicazioni della teoria del big bang. Secondo il fisico matematico Neil Turok, che insegna all'Università di Cambridge, il big bang rappresenta solo una tappa in un ciclo infinito di espansione e contrazione universale. Turok teorizza che né il tempo né l'universo abbiano un inizio o una fine, ma che vi siano stati molti big bang e molti di più ve ne saranno.

Turok è stato attaccato dal Vaticano, il che sembrerebbe indicare che è sulla strada giusta. Nel 2008 ha vinto il TED Prize, assegnato ogni anno ad alcuni tra i pensatori più innovativi del mondo. Insieme al fisico di Princeton Paul Steinhardt ha pubblicato un libro intitolato Universo senza fine. Oltre il big bang. Non ho letto il libro e probabilmente non sarei d'accordo con tutto ciò che contiene, ma è sicuramente significativo che un numero crescente di scienziati stia cominciando a mettere in discussione l’attuale ortodossia.

Anche sir Roger Penrose, che vent’anni fa ne era uno dei sostenitori più entusiasti, ha cambiato idea circa il big bang: ora ipotizza un eterno ciclo di universi in espansione dove la materia diventa energia e di nuovo materia nella nascita di nuovi universi e così via. Il significato di quest’ipotesi è chiaro anche a chi non vi si riconosce: gli scienziati si stanno rendendo conto che non è possibile porre confini all’universo, o parlare di un momento in cui "il tempo ha avuto inizio" o di tutte le altre sciocchezze mistiche che negli ultimi decenni sono state accettate come verità.

Abbiamo sempre sostenuto che l'universo materiale non ha né inizio né fine - è infinito nel tempo e nello spazio. Materia (ed energia, che è la stessa cosa) non possono essere né create né distrutte; invece, l'universo è costantemente in movimento: cambia, si evolve, muore e rinasce. E possiamo tranquillamente prevedere che nei prossimi due decenni la visione dialettica sarà confermata dall'ulteriore progresso della scienza.

La necessità della dialettica

La dialettica ci insegna a studiare le cose in movimento, non staticamente: cose vive, non morte. Ogni sviluppo ha le proprie radici nelle precedenti fasi, ed a sua volta è l’embrione e il punto di partenza di nuovi sviluppi, una rete infinita di relazioni che si rinforzano e perpetuano reciprocamente. Già Hegel aveva sviluppato quest’idea nella sua Scienza della logica e in altre opere. La dialettica ci insegna a studiare cose e processi in tutte le loro interconnessioni. Un esempio di metodologia dialettica è la morfologia animale, che ci insegna che non è possibile modificare una singola parte del corpo senza produrre cambiamenti in tutte le altre: un evidente rapporto dialettico tra gli elementi di una struttura.

Le tendenze generali della società si rispecchiano nell'ideologia, e quindi anche nella scienza, e ciò può accadere anche per le idee reazionarie: per esempio, certe teorie della genetica che tentano di fornire una base scientifica al razzismo. Negli ultimi anni la crisi dell'ideologia borghese si è espressa, tra l'altro, in una tendenza generale verso l'idealismo, il misticismo e la superstizione. Uno degli scopi di questo libro era quello di individuare e combattere queste tendenze. Si tratta quindi anche di una questione filosofica.

Oggi la stessa filosofia gode di cattiva fama, e se la merita tutta. Leggendo i filosofi borghesi degli ultimi cento anni è difficile decidere se sia peggio la vacuità del contenuto o l’insopportabile presunzione del discorso. Il contenuto è volgare e insignificante, superficiale come un cruciverba, ma se ne tessono le lodi più pompose, vantandosene e attaccando il pensiero dei grandi filosofi del passato con incredibile insolenza.

La moderna filosofia borghese si è fatta arida e ottusa, distaccata dalla realtà e totalmente disinteressata alla vita della gente comune. Quindi non c'è da stupirsi a sua volta la gente la disprezzi: mai nella storia la filosofia è parsa tanto irrilevante come oggi. Questo totale fallimento si può parzialmente spiegare col fatto che Hegel condusse fino ai limiti estremi la filosofia tradizionale, lasciandole ben poco spazio per un ulteriore sviluppo come filosofia in quanto tale.

Ma la ragione più importante della crisi della filosofia è lo sviluppo della scienza, che ha risposto a molte delle domande che in passato erano considerate terreno della filosofia ed ha ridotto all'insignificanza gli spazi aperti al pensiero speculativo. Nonostante ciò, le idee filosofiche scorrette hanno potuto nuocere persino alla scienza stessa.

Negli scritti filosofici di Marx ed Engels non abbiamo un sistema filosofico, ma una serie di brillanti intuizioni e di spunti geniali che, se pienamente sviluppati, avrebbero notevolmente arricchito l’arsenale metodologico della scienza. Purtroppo questo lavoro non è mai stato intrapreso seriamente, neppure dall’Unione Sovietica con tutte le sue colossali risorse: le meravigliose intuizioni di Marx e di Engels sulla filosofia e la scienza sono rimaste allo stato embrionale. Eppure la dialettica è comunque riuscita a penetrare il pensiero scientifico, in particolare attraverso la teoria del caos e le sue estensioni.

La dialettica della storia

Oggi la marcia trionfale della scienza ci sta aprendo tutte le porte prima chiuse a chiave e ci sta rivelando quanto ci era rimasto nascosto per secoli: eppure, paradossalmente, la stretta della religione e della superstizione sulla mente dell’uomo non è mai stata così forte. Quando si parla di fondamentalismo religioso, di solito si pensa al fondamentalismo islamico che impazza in Medio Oriente e in Africa settentrionale come diretto risultato delle barbare aggressioni dell'imperialismo USA.

Ma ci sono anche il fondamentalismo cristiano, ebraico e induista. George W. Bush e il suo lacché Tony Blair solevano inginocchiarsi a pregare l'Onnipotente prima di inviare i bombardieri a devastare Baghdad e a massacrare uomini, donne e bambini. Andavano a letto con la coscienza pulita, nella felice convinzione di avere già in tasca il biglietto per il paradiso. Questa mostruosa regressione della coscienza ricorda la situazione descritta da Edward Gibbon in Declino e caduta dell'Impero Romano. E non solo le modalità, ma anche le cause di questa regressione sono le stesse in entrambi i casi.

Gli "adattamenti evolutivi" che originariamente permisero al capitalismo di abbattere il feudalesimo ed emergere come sistema socioeconomico dominante si sono trasformati da tempo nel proprio contrario. Si stanno manifestando tutti i sintomi caratteristici di una società allo stato terminale. Il sistema capitalista è destinato ad estinguersi in un futuro assai prossimo.

Nella storia ci sono numerosi esempi di Stati apparentemente potenti crollati in un brevissimo lasso di tempo, e di come opinioni politiche, religiose e filosofiche dapprima unanimemente condannate, con l’avvento dei nuovi poteri rivoluzionari abbiano potuto trasformarsi in punti di vista accettati da tutti. Il fatto che in questa società le idee del marxismo siano le opinioni di una piccola minoranza non deve quindi preoccuparci in alcun modo: ogni grande idea nella storia è stata dapprima un’eresia, e ciò vale tanto per marxismo oggi che per il cristianesimo due millenni fa.

La dialettica ci insegna che prima o poi le cose si trasformano nel loro contrario. La manifestazione più eclatante della dialettica è proprio la crisi del capitalismo. La dialettica si sta prendendo la rivincita sulla borghesia europea che non ha capito niente, non ha saputo prevedere nulla e non è in grado di risolvere nulla. L’Europa postbellica - stabile, pacifica e prospera - è morta, e con essa le vecchie pacifiche relazioni di armonia tra le classi. Il futuro che l’attende sono anni e decenni di austerità, disoccupazione e crollo del tenore di vita: la ricetta perfetta per il rilancio della lotta di classe a livello globale.

Certo, la maggior parte delle persone non ha ancora compreso la gravità della crisi, poiché la coscienza di solito è molto indietro rispetto agli eventi. Ma anche questo si evolverà nel proprio opposto. Contrariamente a quel che credono gli idealisti, l’umanità in generale è fortemente conservatrice. Alla maggior parte delle persone non piace il cambiamento, soprattutto se improvviso e violento, e ci si aggrappa a ciò che si conosce e a cui si è abituati: idee, religione, istituzioni, morale, leader e partiti. Routine, abitudini e tradizioni premono come una cappa di piombo sulle spalle dell'umanità, e frenano lo sviluppo della coscienza.

Tuttavia, a volte i grandi eventi costringono la gente a mettere in discussione le proprie vecchie credenze e i propri presupposti. Le masse vengono risvegliate dall’abituale, apatica e supina indifferenza e costrette a fare i conti con la realtà. In tali periodi coscienza può cambiare molto rapidamente: una rivoluzione è esattamente questo. Proprio come due placche tettoniche riequilibrano con un violento terremoto un periodo di scorrimento eccessivamente lento, il ritardo della coscienza rispetto agli eventi è compensato da repentini cambiamenti nella psicologia delle masse. Abbiamo visto questo processo in atto in Tunisia, Egitto, Spagna e Grecia. Domani lo vedremo in Gran Bretagna, Francia e Stati Uniti.

Il socialismo e il futuro

Purtroppo Ted Grant, il mio vecchio amico, compagno e maestro, non ha vissuto abbastanza per vedere la pubblicazione della nuova edizione de La rivolta della ragione. Dopo una vita di instancabile dedizione alla causa del marxismo e della classe operaia, è deceduto nel 2006 alla veneranda età di novantatre anni. Ma è motivo di grande soddisfazione per me che negli ultimi anni della sua vita Ted abbia potuto vedere l'enorme interesse creatosi a livello internazionale verso le nostre idee.

Il libro è stato scritto in un periodo di arretramento del movimento rivoluzionario mondiale: il crollo dell'Unione Sovietica aveva creato uno stato d'animo di pessimismo e disperazione, e gli zelatori del capitalismo avevano lanciato una feroce controffensiva ideologica contro le idee del socialismo e del marxismo, promettendo un futuro di pace, prosperità e democrazia grazie alle meraviglie del libero mercato.

Da allora sono trascorsi vent’anni, e uno o due decenni non sono poi così tanto tempo nel grande schema della storia, ma di quelle pie illusioni già non rimane più pietra su pietra: ovunque vi sono guerre, disoccupazione, povertà e fame. E ovunque sta nascendo un nuovo spirito di rivolta, non solo in Asia e in America Latina, ma anche in Europa e negli stessi Stati Uniti. La marea sta cambiando, come sapevamo dovesse fare, e le persone sono alla ricerca di idee che possano spiegare ciò che sta accadendo nel mondo. Le idee del marxismo sono in piena rinascita, e il sostegno che ricevono cresce sempre più forte di giorno in giorno.

La scienza e la tecnologia moderne hanno già creato tutte le condizioni necessarie alla completa emancipazione del genere umano, una volta che le forze produttive siano liberate dalla camicia di forza del capitalismo. Ci sono tutte le potenzialità per la nascita di un gran numero di geni: artisti, scrittori, compositori, filosofi, scienziati e architetti. Arte, scienza e cultura fiorirebbero come mai prima d'ora, e questo mondo ricco, bello e meravigliosamente diversificato diverrebbe finalmente un posto a misura dell’umanità.

Il marxismo è molto più che una dottrina politica o una teoria economica. È la filosofia del futuro. Il materialismo dialettico ci permette di studiare la realtà non come una serie di aridi “fatti”, di eventi disconnessi e senza senso, ma come un processo dinamico, guidato dalle sue contraddizioni interne, in continua evoluzione e di contenuto infinitamente ricco. Le idee del marxismo non sono mai state più importanti e più necessarie che oggi. I lavoratori e i giovani più avanzati in tutto il mondo potranno riscoprire queste idee e farle proprie per la propria crescita intellettuale. Questa è l'unica garanzia per il successo della lotta per il socialismo.

12 giugno 2015

Source