Elezioni negli USA: I compiti dei rivoluzionari per il 2020

Solo mantenendo saldo il principio dell’indipendenza di classe e pulita la nostra bandiera, i rivoluzionari saranno in grado di attrarre prima centinaia poi decine di migliaia di lavoratori nel futuro. L’editoriale di Socialistrevolution, il periodico della sezione statunitense della Tendenza marxista internazionale.

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Con la distrazione della procedura di impeachment a Trump sullo sfondo, le elezioni del 2020 sono in pieno svolgimento. È possibile che Trump possa vincere nuovamente? Nulla può essere escluso categoricamente. Come in guerra, la politica elettorale è un’equazione incredibilmente complessa e molto può succedere e succederà tra oggi e novembre. Basti pensare che i democratici sono esperti nel tramutare la vittoria in una vittoria – e potrebbero persino preferire di togliere la possibilità di vittoria al proprio partito – arrivando a considerare Trump come il “male minore” – se avessero la sensazione di non poter controllare completamente il proprio candidato.

Con i caucus nello Iowa e le primarie del New Hampshire a poche settimane di distanza, gli ultimi sondaggi della CNN e del Des Moines Register sono motivo di preoccupazione per la classe dominante, che ha molto in ballo in queste elezioni. Per la prima volta, Bernie Sanders è in vantaggio su Joe Biden, il favorito dell’establishment, anche se con un piccolo margine, non solo nello Iowa e nel New Hampshire, ma a livello nazionale. Conduce con un ampio margine anche su Elizabeth Warren e Pete Buttigieg e ha un vantaggio a due cifre su Michael Bloomberg, Amy Klobuchar e Andrew Yang. Sanders è visto come “il candidato che è maggiormente in sintonia sulle questioni che più contano per gli elettori”, quindi anche non sorprende che i sondaggi mostrino che se le elezioni presidenziali si tenessero oggi, sarebbe quasi certo di sconfiggere Trump.

Dopo anni passati a insistere sull’importanza vitale di queste prime competizioni – sia nei piccoli stati rurali che in quelli con un limitato peso rispetto al Collegio elettorale nazionale – possiamo essere certi che minimizzeranno il loro peso relativo se Sanders dovesse risultare in testa. Tuttavia, la vittoria o anche solo un buon risultato gli darebbe un enorme slancio verso il “Super Tuesday” del 3 marzo, quando 14 stati, tra cui California, Texas, Virginia e Carolina del Nord, decideranno chi sostenere come candidato democratico. Se andrà bene anche lì, allora potrebbe essere troppo tardi perché l’establishment del Partito Democratico impedisca la sua candidatura “lealmente”.

Questo è il motivo per cui si stanno affilando i coltelli contro Bernie, con nientemeno che Hillary Clinton a guidare la carica. Definendo il programma di Sanders come “un cumulo di stupidaggini”, la Clinton ha affermato in un’intervista all’Hollywood Reporter che “non piace a nessuno” e ha rifiutato di dire se lo sosterrebbe e farebbe campagna per lui se fosse il candidato democratico. Da parte sua, il New York Times ha giocato la carta del “è l’ora di una donna presidente” sostenendo sia la Warren che la Klobuchar, che vengono viste come candidate più affidabili per ll loro programma capitalista liberale.

Mentre Sanders ha escluso con veemenza di presentarsi come indipendente, promettendo di sostenere l’eventuale candidato democratico, per Michael Bloomberg è un’altra questione. Una campagna indipendente e ben finanziata del miliardario, ex sindaco di New York City potrebbe essere un disperato “asso nella manica” per la classe dominante se Sanders riuscisse a superare tutti i bastoni nelle ruote messi dal Comitato nazionale democratico.

La preoccupazione dell’establishment per la crescente popolarità di Sanders riflette la loro paura e il loro odio per i lavoratori, i giovani e i poveri che lo sostengono. Se Sanders venisse catapultato al potere in seguito a un movimento di massa dal basso, milioni di americani comuni rivendicherebbero ancora di più – o peggio ancora, inizierebbero a prendere la situazione nelle proprie mani.

Cosa significa tutto ciò? Prima di tutto, è la dimostrazione che esiste un interesse diffuso per il socialismo, tanto che potrebbe essere eletto come presidente degli Stati Uniti d’America uno che si definisce socialista. Questo è, di per sé, di enorme importanza sintomatica. Questo tuttavia, giustifica un lavoro all’interno del Partito democratico? Neanche per sogno. Al contrario, evidenzia la natura completamente reazionaria di questo partito e dell’establishment liberale, che sono pilastri non riformabili a sostegno del dominio capitalista negli Stati Uniti e in tutto il mondo.

I riformisti come quelli di Jacobin, che non vogliono assolutamente uscire dalla gabbia dei vincoli capitalistici, sostengono che il sostegno a Sanders in quanto membro del Partito Democratico rappresenta il limite estremo di ciò che gli americani siano disposti ad appoggiare. Non importano i cambiamenti incredibilmente rapidi della coscienza che abbiamo visto negli ultimi anni! I marxisti, d’altra parte, analizzano dialetticamente la genesi e la traiettoria dei processi sociali, che non sono statici, ma in continua evoluzione. Possiamo prevedere con fiducia che milioni di lavoratori americani saranno in grado di spostarsi (e lo faranno) ancora più a sinistra sulla base degli eventi e della propria esperienza.

Anche molti di quelli che stanno attualmente cercando di riformare i democratici dall’interno, stanno arrivando lentamente alla conclusione che è come cercare di quadrare il cerchio. Ad esempio, Alexandria Ocasio-Cortez (AOC) ha recentemente commentato candidamente che il contenitore del Partito Democratico è “troppo grande” e che in qualsiasi altro paese, lei e Joe Biden non sarebbero nello stesso partito. Questo è assolutamente corretto! Se negli Stati Uniti esistesse un partito dei lavoratori di massa e socialista, possiamo essere certi che si collocherebbe nell’ala destra riformista di quel partito anziché nel Partito Democratico capitalista. Poi, più recentemente, ha affermato che i democratici sono un partito “di centro o conservatore di centro” e che attualmente non esiste un partito di “sinistra” in questo paese. Ancora una volta, ha ragione nel senso che i democratici rappresentano i grandi imprenditori, mentre la maggioranza della classe operaia non ha un suo partito.

Come l’elezione di Trump, l’appoggio a Sanders è un’espressione della rabbia che cova contro lo status quo e della ricerca di una soluzione che vada oltre. Ciò che manca è una direzione audace che possa utilizzare il crescente malcontento verso l’azione rivoluzionaria per il cambiamento della società, a partire da una rottura con i democratici e la costruzione di un partito socialista di massa. Personaggi come Sanders e AOC e pubblicazioni come Jacobin potrebbero svolgere un ruolo importante in questo se lo volessero. A dire il vero, un partito del genere sarebbe quasi certamente riformista fin dall’inizio. Ma darebbe maggior forza alla classe lavoratrice e fornirebbe ai marxisti un’arena senza precedenti in cui discutere delle nostre idee e del nostro programma.

Sfortunatamente, molti socialisti riformisti pensano di poter ingannare sia il Partito Democratico, sia la classe operaia. Sostengono di lavorare all’interno dei democratici, ma “solo” in modo da realizzare una rottura attraverso la tattica del “dirty break” più avanti (la tattica del “dirty break” implica partecipare nelle elezioni come candidati del Partito Democratico, accumulando candidati eletti, per poi provocare una rottura che porterebbe alla creazione di un partito operaio, ndt). Questa è la linea della “tesi di Ackerman” sostenuta dalla rivista Jacobin. Dovremmo essere chiari sul fatto che l’unica cosa “sporca” (dirty, in inglese, ndt) in questa “tattica” è la sua collaborazione di classe e disonestà. Sviluppando illusioni sul fatto che esista una soluzione “facile” tramite il Partito Democratico, stanno confondendo le acque e danneggiando la loro credibilità di “socialisti”. Solo sostenendo il principio dell’indipendenza di classe oggi e mantenendo pulita la nostra bandiera – e non “sporcandola” – i socialisti rivoluzionari saranno in grado di attrarre centinaia e poi decine di migliaia di lavoratori in futuro.

Questo significa che non dovremmo avere nulla a che fare con i milioni di persone che sono state radicalizzate da Sanders e dal suo slogan di una “rivoluzione politica contro la classe dei miliardari?” Vuol dire che non dovremmo partecipare alle sue manifestazioni e discutere amichevolmente con chi è alla ricerca di idee più radicali? Ovviamente no. Solo i settari dotati di una mentalità ristretta non vorrebbero nulla a che fare, in nome della “purezza rivoluzionaria”,con dei lavoratori e giovani che si spostano a sinistra.

È normale e naturale che le persone inizino a cercare soluzioni all’interno, non al di fuori, del sistema e che si rivolgano a partiti e politici conosciuti, anche se non sono pienamente d’accordo con loro. Dobbiamo tendere una mano amica a questi settori e coinvolgerli in una discussione politica, convincendoli con fatti, cifre e argomenti che l’unica via d’uscita dall’impasse del sistema è di prepararsi alla rivoluzione socialista.

Dobbiamo spiegare che anche se Sanders venisse eletto, sarebbe a capo di un governo di crisi. Anche se riuscisse a concedere alcune briciole cosmetiche attraverso decreti presidenziali (“executive orders”), verrebbe sabotato dal suo stesso partito e dall’America del grande capitale. Verrebbe attaccato brutalmente sia nei media conservatori che in quelli liberali se alzasse anche solo un dito contro gli interessi fondamentali del capitale. Qualunque siano le sue intenzioni, verrebbe sottoposto a forti pressioni da parte della classe dominante per attuare proprio le politiche a favore di questa classe e per salvare il sistema da sè stesso.

Sotto la pressione contrapposta della classe lavoratrice, in teoria potrebbe andare oltre alle sue attuali intenzioni. L’unico modo per evitare di colare a picco sarebbe mobilitare la classe operaia per una rivoluzione e una rottura decisiva con il sistema e i suoi limiti. Tuttavia, data la penosa esperienza dei riformisti nel corso della storia, questo non è affatto lo scenario più probabile. Molto più probabilmente, capitolerà sotto la pressione dei capitalisti e porterà avanti misure di austerità, screditando profondamente l’idea del socialismo nel corso di questo processo.

Se individui come Sanders o AOC dovessero rompere con i democratici, presentarsi come indipendenti, lanciare un nuovo partito e invitare i sindacati a sostenerli, questo cambierebbe radicalmente il panorama politico e la nostra posizione nei confronti delle loro candidature dovrebbe essere rivista. Milioni di persone appoggiano Sanders nonostante la sua candidatura come democratico e non perché partecipa alle primarie di quel partito. Molti altri, inclusi molti lavoratori che oggi si identificano come repubblicani, lo sosterrebbero se fosse un indipendente e lavorasse per costruire un nuovo partito. Tuttavia questo, lo ripetiamo ancora una volta, non è affatto lo scenario più probabile.

Man mano che cresce la pressione a sostenere “chiunque tranne Trump”, dobbiamo rimanere fermi nelle nostre convinzioni e guardare con fiducia al futuro. I marxisti rivoluzionari non sono in grado di influenzare in modo significativo l’esito dei caucus, delle primarie o delle elezioni presidenziali del 2020. Pertanto, dobbiamo avere un senso della misura per quanto riguarda i nostri compiti nell’anno a venire. Il nostro compito è spiegare pazientemente ai lavoratori che la causa principale dei problemi che affrontano è del sistema: sia che alla Casa Bianca sieda un democratico o un repubblicano. Non dobbiamo mai dimenticare che abbiamo un ruolo unico e indispensabile da svolgere come memoria storica della classe operaia. Non dobbiamo essere travolti dalla ricerca di scorciatoie per costruire le forze del socialismo rivoluzionario: non esistono scorciatoie del genere! Il modo migliore per congiungere due punti non è sempre il più breve e molte scorciatoie portano direttamente a cadere giù da una scogliera.

Soprattutto, dobbiamo avere fiducia nei lavoratori: alla fine in milioni si metteranno alla ricerca di idee rivoluzionarie e di un’organizzazione rivoluzionaria. La vera domanda è: saremo pronti quando arriverà quel momento? Ciò che facciamo nel corso del 2020 sarà di grande aiuto per rispondere a questa domanda.

24 gennaio 2020

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