Democracia real ya: dove va e cosa vuole il movimento in Spagna

Il 15 maggio è esploso un movimento di massa in Spagna, chiamato Democracia real ya. A decine di migliaia hanno occupato le piazze delle principali città, riflettendo la profonda insoddisfazione per la situazione economica e sociale del paese, che costringe il 40% dei giovani alla disoccupazione. Questa insoddisfazione si è riflessa anche nel voto amministrativo di domenica 22, che ha sancito una sonora sconfitta per il Psoe di Zapatero e l’affermazione della destra, ma allo stesso tempo una piccola ma significativa ripresa per Izquierda Unida, unico partito a sostenere il movimento, che vede crescere i suoi consensi di duecentomila voti e arrivare così al 6,3%.

Su tv e giornali italiani in tanti hanno posto dei dubbi sulle caratteristiche di Democracia real ya, apostrofandolo “ne d’ destra né di sinistra”. Crediamo che questo articolo dei compagni di Lucha de clases, rivista marxista all’interno di Iu (di cui riportiamo ampi stralci), aiuti a far luce sulla questione.

Domenica 15 maggio in quasi 150.000 abbiamo manifestato in circa 40 città di tutta la Spagna, su convocazione del movimento Democracia Real Ya. Le manifestazioni più partecipate sono state quella di Madrid, con più di 25.000 persone, seguita da Barcellona, con circa 15.000. Subito dopo queste manifestazioni, seguendo l'esempio di Puerta del Sol a Madrid, in decine di città le piazze principali sono state occupate con vere e proprie tendopoli che sono andate progressivamente crescendo.

Il ruolo dei giovani

In molte manifestazioni c'era un ambiente che sembrava dire “Ora basta, era da tempo che mancava una simile mobilitazione!”. Tutti coloro che hanno partecipato ai cortei possono confermare che l’entusiasmo che si respirava era autentico.

Sebbene il nucleo centrale dei partecipanti alle manifestazioni del 15 maggio era composto di giovani, sopratutto universitari di poco più di venti anni, erano presenti anche molti giovani della generazione immediatamente precedente. C'erano in realtà partecipanti di tutte le età, anche molti attivisti più anziani che si sono sentiti letteralmente ringiovanire.

Dopo la manifestazione di Malaga un attivista sindacale scriveva su Facebook: “Ho più di 60 anni, il 15 maggio ero al corteo di Malaga e questo mi ha dato una grande soddisfazione. È dagli anni '70 che non avevo la sensazione di partecipare a qualcosa di importante, e il 15 maggio lo è stato.”

Tradizionalmente, i giovani anticipano i movimenti che stanno germogliando nell'insieme della  società ed in particolare della classe lavoratrice. Nella stessa storia spagnola questo è successo con le mobilitazioni universitarie del 1930, all'inizio del movimento che precedette la proclamazione della Repubblica nel 1931; o, più recentemente, nelle mobilitazioni del 1986-1987.

Un movimento con dei precedenti

La campagna Democracia Real Ya cominciò a svilupparsi alcuni mesi fa in seno alle reti sociali. Anche se al suo interno hanno collaborato dall'inizio diversi attivisti storici di sinistra, prima del 15 maggio il contributo principale alla sua nascita e al suo sviluppo si deve soprattutto ai giovani, che hanno fatto ingresso alla partecipazione politica al fuoco degli eventi che si sono susseguiti nell'ultimo periodo: organizzazioni studentesche che hanno lottato contro il "Piano di Bologna” che privatizzava l'università, lo sciopero generale del 29 settembre, la legge Sinde contro la libertà di espressione e di download.

Il precedente più significativo, prima del 15 maggio, si collega alla giornata di protesta convocata in alcune città il 7 aprile per la campagna Gioventù senza futuro (campagna della sinistra creata a Madrid come spazio di coordinamento di associazioni critiche e di base delle università pubbliche della città, con una forte presenza di militanti di Izquierda Unida ed altri gruppi di sinistra). La sera del 7 aprile ci sono stati cortei in più di una quindicina di città, in particolare a Madrid con più di 5000 partecipanti.

Precedentemente c'erano state diverse manifestazioni universitarie a Madrid ed Oviedo e la lotta degli insegnanti medi il 30 marzo, convocata dal Sindicato de Estudiantes, anche se quest'ultima non è stata molto significativa.

Scrivevamo in un articolo su queste lotte nel numero due della rivista Lucha de clases:

“Oggi, 7 aprile, migliaia di studenti hanno detto basta. Il 14 e 15 maggio ci saranno altre manifestazioni. Iu deve mettersi a disposizione di queste lotte con tutte le proprie risorse. Siamo certi che è solo l'inizio, e noi dobbiamo essere una parte importante e riconoscibile di questi movimenti, organici e determinati a cambiare questo sistema. È fondamentale partecipare a tutte le assemblee che si vanno organizzando, mettendo i nostri interessi particolari a disposizione dell'interesse generale del movimento, sia come lavoratori che come studenti, ed aiutare a organizzare il conflitto”.

All’inizio il movimento è stato molto più forte a Madrid rispetto a Barcellona. Uno degli elementi che ha causato questa disparità è stato che sabato 14 maggio una gigantesca manifestazione convocata dai sindacati UGT, CC.OO e CGT ha riempito le strade di Barcellona, dove i dipendenti pubblici sono in lotta da settimane, e parte dello scontento si sta canalizzando attraverso la lotta del movimento del settore pubblico.

Non è questo il contesto per approfondire la questione, ma, prima di Barcellona c’erano stati  cortei a  gennaio e febbraio a Murcia con decine di migliaia di dipendenti pubblici. Queste lotte anticipano le mobilitazioni dei dipendenti pubblici che avverranno probabilmente nei prossimi mesi in tutte le comunità autonome, di fronte ai prossimi tagli che il governo del Psoe dovrà fare dopo le elezioni del 22 maggio.

Per ultimo, non bisogna dimenticare l'impatto che ha avuto la rivoluzione araba, che ha colpito le coscienze di tutto il pianeta. Dove si era diffuso lo scoraggiamento, alcuni hanno ritrovato speranza nella mobilitazione dei giovani e dei lavoratori arabi. Questa ha colpito l'immaginazione, sopratutto dei giovani.

In ultima analisi, la firma della controriforma delle pensioni da parte dei dirigenti sindacali dell'UGT e CC.OO è stata una doccia fredda per gran parte degli attivisti di sinistra, dopo le aspettative iniziali che avevano reso possibile lo sciopero generale del 29 settembre. Il 7 aprile si è aperta la breccia di una reazione giovanile che era in erba. A ciò è seguito il 15 maggio, che ha rappresentato un punto di riferimento dove esprimersi. Per mezzo di queste mobilitazioni, nonostante la mancanza di grandi mezzi materiali a disposizione, si è espressa la grandissima frustrazione accumulata in questi due anni di dura recessione accompagnata da ogni tipo di dramma familiare, visto che i disoccupati sono quasi 5 milioni.

Opposizione al capitalismo

Alcuni mezzi di comunicazione, insieme ai sociologi difensori dell'ordine costituito, dopo aver disprezzato questo movimento, cercano di banalizzare una cosa tanto seria come la discesa in piazza di decine di migliaia di persone, nascondendo parte della realtà. Prendono a pretesto alcune parti del preambolo del Manifesto iniziale di Democracia real ya, che alludevano al carattere asindacale e apartitico dei primi partecipanti e che potevano superficialmente lasciare qualche dubbio sulle intenzioni degli estensori del programma.

Alcuni articoli borghesi affermano che questo non è un movimento di sinistra. Ma andiamo ad approfondire la questione.

Per cominciare, la verità è che gran parte degli attivisti  che in molte città  in prima istanza hanno reso possibile questa mobilitazione sono organizzati in formazioni di sinistra, anche se non sono stati loro a scrivere il programma iniziale. Hanno convocato la manifestazione del 15 maggio perché “era ciò che era stato convenuto”. Nel programma televisivo Los desayunos di TVE,  Cayo Lara (coordinatore nazionale di Iu) affermava un fatto evidente:

“I nostri figli, i nostri amici fanno parte di Democracia real ya...noi ne facciamo parte....”.

Personalmente ho partecipato alla manifestazione di domenica a Siviglia, che probabilmente contava 6 o 7mila partecipanti. Ero presente da quando duecento persone si sono riunite in Piazza di Spagna. Ho potuto vedere con i miei occhi come militanti di tre differenti gruppi di sinistra srotolavano i cartelloni o distribuivano i loro volantini prima che la manifestazione iniziasse, senza creare nessun tipo di ostilità. Probabilmente perché gli stessi partecipanti li riconoscevano come tra i promotori della manifestazione.

La parte più combattiva della manifestazione, che gridava la maggior parte degli slogan, era quella formatasi dietro un ragazzo con un megafono del SAT (il Sindacato andaluso dei lavoratori), dove logicamente non era difficile capire che ci fossero militanti del SAT.

Anche a Malaga, organizzazioni studentesche che si definiscono progressiste e altri attivisti, molti dei quali aderenti a IU, hanno giocato un ruolo decisivo nella convocazione delle mobilitazioni.

Il movimento stesso si è espresso nei cortei, ha parlato, ha lanciato parole d'ordine. Nuovi partecipanti si sono aggiunti agli  estensori dei primi manifesti ed agli attivisti che hanno promosso le manifestazioni. Le idee che questo movimento sta apportando, che sta balbettando, sono così distanti nell'essenza da molte delle idee che difendiamo come attivisti tradizionali di sinistra, compresi quelli della sinistra anticapitalista?

Vediamo gli slogan. I cori più ripetuti in quasi tutte le città facevano riferimento ai banchieri, alla situazione dei giovani precari, al problema della casa, erano contro il bipartitismo. Molte parole d'ordine o cartelli dei manifestanti avevano a che fare con i problemi concreti che li riguardano e che finalmente incontravano un canale per esprimersi.

Altri cori, gridati in massa, erano più conosciuti: “El pueblo unido jamas serà vencido”, la rivoluzione è cominciata”, “non è la crisi, è il sistema”, “questa merda non è democrazia”, “lottare, creare, potere popolare”, “la chiamano democrazia e non lo è”, “no, no, non abbiam paura”, insieme ad altri, rivelano un grado importante di politicizzazione e di opposizione al sistema. Si sono urlate cose di questo tipo in molte città, soprattutto quando, come a Puerta del Sol, al calar della sera si sono andate riunendo 15 o 20.000 persone, con attivisti di sinistra e sindacali che si aggiungevano ai giovani. Così si è espresso il movimento.

La piattaforma rivendicativa


Anche il manifesto fatto di circolare da Democracia Real ya di Madrid riflette questa carica antisistema. Ne riportiamo alcuni passaggi

“…Democracia Real denuncia il discredito delle istituzioni che dicono di rappresentarci,ma che in realtà si sono tramutate in meri agenti al servizio delle forze del potere finanziario internazionale

“(…)Democracia Real vuole denunciare con nomi e cognomi l’infamia che viviamo: Fondo Monetario Internazionale, Banca Centrale europea, nato,Unione Europea. Agenzie di rating come Moody’s s Standard and Poor’s; il Partido Popular e il Psoe. Ce ne sono molti altri e il nostro dovere è denunciarli con nome e cognome. È importante costruire un discorso politico capace di ricostruire un tessuto sociale, sistematicamente ferito da anni di menzogne e corruzione. Noi cittadini abbiamo perso il rispetto per i principali partiti politici, ma ciò non equivale a perdere il nostro senso critico. Soprattutto, non temiamo la Politica. Prendere la parola è Politica (…) Non facciamo appello alla astensione, pensiamo sia necessario che il nostro voto abbia un’influenza sulle nostre vite.

“In pratica, si lotta contro la politica e le istituzioni ufficiali “convertite in meri agenti di organizzazione e gestione  al servizio delle forze del potere finanziario internazionale”. Marx ed Engels scrissero che “I governi negli stati moderni non sono altro che i comitati di affari della borghesia.”

Non sono idee semplici, sono idee che mettono in discussione il sistema capitalista, sebbene non propongano un’alternativa a quest’ultimo. Un fatto comprensibile dato che questa risoluzione è stata approvata sulla base  del  consenso, anche da parte di giovani che sono entrati da pochissimo in politica.

E sono accompagnate da diversi giorni da una lista di rivendicazioni concrete piuttosto dettagliate che puntano il dito contro la politica pro capitalista del governo del Psoe.

  • Eliminazione dei privilegi della classe politica (Equiparazione del salario dei rappresentanti eletti al salario medio di un lavoratore spagnolo)
  • Pensione a 65 anni
  • Divisione del lavoro attraverso la riduzione dell’orario fino alla fine della disoccupazione strutturale (vale a dire, fino a quando la disoccupazione scenda al di sotto del 5%) fino alla fine della disoccupazione giovanile
  • Diritto alla casa (per esempio con l’espropriazione da parte dello stato degli appartamenti costruiti e tuttora vuoti)
  • Servizi pubblici di qualità. Ad esempio:assunzione di personale sanitario fino all’esaurimento delle liste di attesa; assunzione di professori per garantire un numero massimo di alunni per classe
  • Controllo degli istituti bancari. Divieto di iniezione di capitali o di salvataggio per questi ultimi. Le istituti bancari in difficoltà devono fallire o essere nazionalizzati per costituire una banca pubblica sotto controllo sociale
  • Fisco: aumento dell’imposizione fiscale per i grandi capitali e gli istituti bancari; recupero delle tasse sul patrimonio
  • Libertà civili e democrazia partecipativa: No al controllo su Internet e abolizione della legge Sinde.
  • Riduzione delle spese militari

Tutte queste sono rivendicazioni che il movimento operaio può fare proprie. La lotta quotidiana per esse deve rappresentare una priorità per molti dei nostri dirigenti a cominciare da quelli di Ugt e Cc.Oo.
Questo movimento riflette lo stesso malessere e la stessa rabbia accumulata che siè espresso nelle mobilitazioni dei dipendenti pubblici a Murcia, nei cortei di Gioventù senza futuro, negli scioperi spontanei contro i tagli in catalogna e nel grande corteo sindacale del 14 maggio a Barcellona, con più di 200mila partecipanti, passato sotto silenzio sui mass media

Nonostante la confusione normale in un movimento di queste caratteristiche, la maggior parte delle rivendicazioni sono da sostenere e puntano il dito contro i ricchi, le banche e il “sistema”, riflettendo una profonda messa in discussione del sistema capitalista e della democrazia borghese nel loro insieme.

Ogni movimento di lotta ha un inizio, uno sviluppo e una fine. Il nerbo dei cortei del 15 maggio era formato da giovani (soprattutto universitari) e in seguito si sono aggiunti nuovi settori. Il tentativo del ministro degli Interni, Rubalcaba, di sgombrare la tendopoli nella mattinata del martedì è stato impedito da migliaia di persone che nel pomeriggio hanno riempito la Puerta del Sol.

Per il governo Psoe sarà molto difficile reprimere violentemente i manifestanti, dato che più repressione porterebbe in piazza ancora più gente. Probabilmente il governo aspetterà fino ai giorni successivi alle elezioni per sgombrare le piazze. Il movimento operaio e la sinistra devono vigilare per impedire la repressione contro le tendopoli

Sulle colonne del quotidiano El Mundo, il coordinatore di Iu Cayo Lara ha annunciato che, dopo le elezioni avrebbe proposto ai partecipanti del movimento Democracia Real ya che Izquierda unida è disposta a discutere  assieme delle loro rivendicazioni. Insieme a ciò i militanti di Iu che partecipano alle proteste dobbiamo offrire al movimento un orizzonte e soprattutto un programma e un alternativa politica di lotta più complessiva e organizzata.

La necessità dell’alleanza col movimento operaio organizzato

Scrivevamo nell’ultimo numero di Lucha de Clases:

“Indipendentemente dall’eventualità o meno che ci siano manifestazioni nei prossimi giorni nelle diverse città,abbiamo una data su cui lavorare, quella del 14 e 15 maggio che è stata lanciata da settimane da vari collettivi per fornire una risposta che sia più di massa possibile. Come Giovani di Iu dobbiamo spiegare che i giovani non possono scendere in piazza da soli. Dobbiamo far sì che il movimento si allarghi, invitando i sindacati della classe operaia ad unirsi a noi, insieme alle associazioni e ai partiti di sinistra che vogliono lottare per una via d’uscita per i giovani lavoratori

“Le elezioni passano come le lotte (che si vincano o si perdano). Quello che renderà possibile che si sviluppino successive mobilitazioni, assolutamente necessarie dati gli attacchi che siamo costantemente destinati a subire, dipenderà dal grado di  organizzazione del movimento operaio e giovanile. Per questo, per noi come militanti di Iu, mentre partecipiamo al movimento e dimostriamo di essere coloro che lo vogliono portare avanti col massimo vigore, dobbiamo spiegare ai giovani con maggior coscienza di classe che devono militare in organizzazioni come Iu che hanno un carattere permanente. Perché ogni lotta o campagna finirà, ma non le conseguenze di fondo che le hanno provocate, che affondano le proprie origini nel sistema capitalista.”

19 maggio 2011

Translation: FalceMartello (Italy)