Cile – La legge del “grilletto facile” di Boric spiana la strada alla reazione

La Tendenza Marxista Internazionale ha avvertito fin dal primo giorno che il governo di Gabriel Boric avrebbe strizzato l’occhio alla destra. Fin dal ballottaggio durante le elezioni presidenziali del 2021, abbiamo denunciato l’utilizzo demagogico dei temi dell’immigrazione e della sicurezza pubblica nel corso della campagna elettorale. Con un tale programma di repressione, Boric cerca di conquistare l’appoggio dei settori moderati o apolitici della società e strapparli alla destra. In realtà, semplicemente porta acqua al mulino della destra estremista. Il mese scorso, il Presidente Boric si è fatto promotore di una politica intrisa di tradimenti e voltafaccia, sostenendo la promulgazione di una legge del “grilletto facile” a vantaggio dei “Carabineros” [ndt, forze repressive analoghe ai carabinieri italiani], conosciuta come legge Naín-Retamal.

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La legge Naín-Retamal, che deve il suo nome a quello di due agenti di polizia uccisi in servizio, indurisce, tra le altre misure, le pene per coloro che aggrediscono o uccidono agenti di polizia. L’aspetto più reazionario di questa legge è la cosiddetta clausola di “legittima difesa potenziata”, che stabilisce la presunzione di un movente ragionevole quando un poliziotto utilizza la sua arma di servizio. In sostanza, lubrifica il meccanismo dell’impunità per i poliziotti, mentre le vittime degli attacchi polizieschi con armi da fuoco durante l’esplosione sociale del 2019 ancora attendono giustizia.

Durante la discussione in parlamento, l’esecutivo ha introdotto tutta una serie di emendamenti per ammorbidire questo ultimo aspetto. I partiti della coalizione di governo, il Frente Amplio (FA) e il Partito Comunista Cileno (PCCh), si sono opposti all’articolo sulla “legittima difesa potenziata” e hanno minacciato di bloccare il progetto di legge nella Corte Costituzionale. Sennonché hanno poi vacillato sotto la pressione degli eventi, quando un poliziotto è stato ucciso la notte prima della votazione, mentre il presidente si affrettava a firmare la legge, mettendola così al di fuori del raggio d’azione della Corte Costituzionale. I parlamentari del FA e del PCCh si sono trovati così esclusi dai giochi.

Il governo sta scatenando forze che non riuscirà a controllare. Esso ha spianato la strada alla reazione e a un regime più apertamente autoritario.

Un governo riformista?

La coalizione di governo è formalmente composta dal FA e dal PCCh e prende il nome di Apruebo Dignidad (“Approvo Dignità”), un nome che è adesso obsoleto, dato il respingimento della bozza costituzionale sostenuta dalla coalizione lo scorso anno, che nelle sue dichiarazioni era volta a proteggere “la dignità umana”. Sebbene alcuni comunisti mantengano posizioni importanti, il centro di gravità della coalizione è slittato notevolmente verso quelle figure che provengono dalla precedente coalizione Concertación [ndt, Concertazione] (composta dal Partito Socialista, in sigla PSCh, e dal Partito per la Democrazia, PPD), con i quali il FA e il PCCh intrattengono una precaria alleanza di governo.

Al momento di assumere l’incarico di presidente, Boric nominò Mario Marcel, l’ex-Presidente della Banca Centrale vicino al PSCh, come Ministro delle Finanze. In tale posizione, quest’ultimo ha spinto per una politica all’insegna dell’ austerità, degli attacchi e del “pareggio di bilancio”. Ultimamente, il potere de facto è caduto nelle mani del nuovo Ministro degli Interni, Carolina Tohá, l’ex-presidente del Partito per la Democrazia, che si è macchiata di scandali riguardanti il finanziamento irregolare delle campagne elettorali, e che rappresenta il volto di trent’anni di governi della Concertación.

Nel dicembre 2021, appena dopo la vittoria alle elezioni di Boric, spiegammo che questo sarebbe stato un governo di collaborazione tra le classi.

“In ogni caso, Boric un programma di riforme sostanziali non lo ha neanche presentato. Parla di garantire il pareggio di bilancio e di cambiare attraverso “passi lenti, ma saldi”. Nel suo programma, insiste: “il nostro Governo avrà come priorità quella di recuperare una traiettoria di consolidamento del bilancio statale credibile, con una riduzione graduale e sostenuta del deficit di bilancio strutturale”. Egli vuole accreditarsi come un buon amministratore degli interessi della classe capitalista e così rassicurare la borghesia. Il suo messaggio ai capitalisti è: “bisogna risanare la frattura sociale per far crescere il paese”.”

Il “programma di trasformazione” di Apruebo Dignidad prometteva tra le altre cose: un sistema sanitario universale; pensioni dignitose e di farla finita con i fondi pensione privati; istruzione libera, pubblica e di qualità; e di essere un governo “ecologista” e “femminista”. Per portare a termine i profondi cambiamenti promessi, incluso un aumento della Pensione Universale Garantita finanziata dallo Stato, queste riforme venivano collegate a un ampliamento dell’erario, sostenuto da una riforma fiscale. Ma quest’ultima è stata cassata da un’inattesa bocciatura in Parlamento. Il governo credeva che ammorbidendo il proprio programma sarebbe riuscito a tranquillizzare la destra. In realtà, la destra ha voltato le spalle al governo.

Un’altra riforma cruciale per il governo, e in particolare per il Partito Comunista, era la “legge delle 40 ore”, che doveva realizzare una storica rivendicazione della classe lavoratrice sulla durata della settimana lavorativa. Il progetto di legge ha attraversato mesi di negoziazioni con tavoli tra la principale confederazione sindacale, la Central Unitaria de Trabajadores (Cut, dominata dai socialisti), i padroni, i parlamentari di destra e il governo. Ma il risultato di queste negoziazioni è stato quello di aprire la strada a una totale flessibilità della forza lavoro, come tanto desiderato dai capitalisti, mettendo i lavoratori in una posizione di vulnerabilità di fronte a decisioni unilaterali dei padroni.

Dallo scioglimento e il taglio dei fondi, alla riforma e al rifinanziamento

Sebbene fosse stato promesso di porre fine all’infame Legge Anti-Terrorismo e alla militarizzazione del territorio ancestrale Mapuche nel sud del Cile, ciò non è avvenuto. Al contrario, la militarizzazione è accresciuta. Sotto questo governo, l’estensione dello stato di emergenza nelle province della cosiddetta “Macrozona Meridionale” continua a essere confermata. Per di più, si è stabilito un ulteriore provvedimento di militarizzazione nel nord, che fornisce poteri straordinari all’esercito nel controllo dei confini.

Rimane solo una domanda, quando si arriverà alla militarizzazione della “Macrozona Centrale”? I senatori del Partito Socialista hanno già avanzato quest’idea, proponendo lo stato d’emergenza per combattere il traffico di droga e il crimine a Santiago e a Valparaiso. Tuttavia, ciò mostra il terreno sdrucciolevole sul quale ci troviamo. I lavoratori si trovano nella condizione di non riuscire a imporre le rivendicazioni che avevano difeso nell’insurrezione dell’ottobre 2019, mentre la destra non riesce a stabilire un controllo saldo sulla situazione. Queste sono le condizioni nelle quali elementi di Bonapartismo possono emergere, nel quale il potere diventa sempre più concentrato nelle mani della polizia e dell’esercito.

Nel municipio di Santiago Centro, il sindaco “comunista” Iraci Hassler sta già portando avanti una politica securitaria, caratterizzata dalla persecuzione dei venditori ambulanti e dalla repressione degli studenti delle scuole superiori. Le stazioni della metropolitana sono adesso presidiate da “guardie tattiche” per combattere il mancato pagamento dei biglietti. Alla fine dei conti, chi trae vantaggio da queste politiche? Proprio quei sindaci e quei candidati di destra che perseguono una politica più apertamente reazionaria.

Come conseguenza del discredito del parlamento, abbiamo visto l’accentramento della politica nazionale nelle figure dei sindaci. Questo fenomeno è, in parte, un portato della dittatura militare, che pose fine ai diritti sociali garantiti a livello statale e trasferì l’amministrazione dello stato sociale ai municipi e ai rispettivi sindaci.

L’ultima strategia annunciata dall’esecutivo è un piano di sicurezza che coinvolgerà 30 municipi, i quali ospitano un terzo della popolazione, e il 50% dei crimini violenti. È stato anche annunciato che l’utilizzo di mitragliette Uzi da parte dei Carabineros verrà ripristinato, dopo essere stato limitato a seguito dell’omicidio del sedicenne Manuel Gutierrez durante le proteste studentesche del 2011, colpito proprio da questa arma.

Questa generazione di riformisti e postmodernisti è partita chiedendo il taglio ai finanziamenti dei Carabineros e lo scioglimento delle Forze Speciali durante l’insurrezione [del 2019], per poi parlare di riforme e di “modernizzazione” durante la campagna elettorale, finendo con il garantire una maggiore impunità e finanziamenti alle forze di polizia criminali una volta giunti al potere. Abbiamo già sottolineato questo fatto nel novembre 2020, quando approvarono le riforme proposte dal Governo Piñera per estendere i poteri repressivi della polizia contro le proteste sociali.

Il lupo a custodia del gregge

L’esperienza della Guerra della Droga in Messico e in Colombia mostra che la militarizzazione e l’aumento dei fondi della polizia semplicemente aumenta il numero di vittime innocenti. Le armi finiscono nelle mani delle bande criminali, come abbiamo già visto in Cile con armi “disperse” dagli arsenali dell’esercito e dei Carabineros.

Vale la pena ricordare che i Carabineros sono l’istituzione più corrotta del paese. Il “Pacogate” [ndt, Paco è il nomignolo affibbiato in Cile ai Carabineros], uno scandalo di corruzione venuto fuori nel 2016, riguardante una colossale appropriazione indebita di fondi, è stata la più grande truffa della storia cilena, di un valore di 35 miliardi di pesos (circa 35 milioni di dollari). Tralasciando migliaia di abusi polizieschi – inclusi omicidi, torture, mutilazioni nel corso dell’insurrezione del 2019, e ancora in corso oggi nel territorio Mapuche – come diamine si può giustificare il conferimento di nuovi fondi e la garanzia di immunità a questa polizia criminale?

La corruzione legata allo stato, al capitale e alle bande di trafficanti è un affare altrettanto redditizio quanto il traffico di droga stesso. Una “guerra alla droga” potrebbe ridisegnare le relazioni tra le bande criminali e lo Stato – favorendo un gruppo e spazzandone via con violenza un altro -, ma la corruzione preesistente rimarrebbe. L’aumento della violenza tra i gruppi criminali e i Carabineros è un sintomo dello sviluppo di attriti di questo tipo. La polizia rappresenta soltanto un altro attore nella guerra per il controllo del traffico di droga.

La pandemia, i sollevamenti politici e la migrazione di massa hanno alterato l’equilibrio, in precedenza relativamente pacifico, tra il traffico internazionale, le istituzioni statali e i gruppi criminali. I lavoratori e i giovani continueranno a pagarne le conseguenze, finché un nuovo equilibrio verrà finalmente raggiunto e così i membri delle forze armate, gli imprenditori, i burocrati dello stato e i cartelli della droga potranno tornare tranquillamente ad accumulare i loro profitti – a meno che la classe operaia organizzata non intervenga per porre fine ai loro sporchi affari.

La gioventù resiste

È stato in questo squallido contesto di fanatismo poliziesco e xenofobia che si è commemorata un’altra Giornata del Giovane Combattente il 29 marzo. In tale data, ricordiamo quei giovani ragazzi che sono morti nella lotta contro la dittatura, alla quale dobbiamo aggiungere adesso i giovani che sono stati uccisi durante la “democrazia”. Il 30 di marzo, ricordiamo anche il rapimento e l’uccisione di tre insegnanti comunisti, un crimine commesso dai Carabineros nel 1985 durante la dittatura di Pinochet.

Come l’anno scorso, Boric ha utilizzato questi due giorni per lodare in maniera sperticata la polizia. Nel frattempo, centinaia di studenti delle superiori si riunivano nel centro di Santiago in un “Mochilazo” [ndt, manifestazione studentesca con gli zaini in spalla, in spagnolo mochila, secondo la tradizione del movimento studentesco cileno del 2001] per commemorare questa data e, al contempo, per difendere le loro rivendicazioni a difesa dell’istruzione. Questo governo, composto da coloro che un tempo erano dirigenti del movimento studentesco e che sulle spalle di esso hanno costruito le proprie carriere politiche, stanno oggi, ancora una volta, criminalizzando e reprimendo i giovani nelle strade. Boric e Hassler stanno giocando col fuoco e si bruceranno.

Gran parte dei dirigenti del PCCh, in particolare quelli più vicini al governo, hanno perso qualsiasi fiducia nella possibilità della rivoluzione e della lotta per il comunismo. Ma nella base militante, il loro voltafaccia politico non è passato inosservato. Cosa succederà la prossima volta che un poliziotto ucciderà uno studente, un Mapuche o un lavoratore in sciopero?

Le organizzazioni degli studenti universitari sono state trascinate nel fallimento dal Frente Amplio e dalla sinistra universitaria. Ma all’interno del movimento degli studenti delle superiori, stanno emergendo numerosi gruppi rivoluzionari, che si sono mobilitati per protestare e lottare contro i Carabineros. Essi portano avanti rivendicazioni locali, come il miglioramento delle infrastrutture e borse di studio, così come rivendicazioni per il finanziamento delle scuole pubbliche e per un’istruzione non-sessista. Essi hanno denunciato la farsa dell’Assemblea Costituente e i cosiddetti “progressisti” al governo che scatenano la repressione contro gli studenti.

È in questo settore di giovani che la scintilla della ribellione rimane viva e che esiste un’opposizione al governo che può aprire a un’alternativa rivoluzionaria. Il suo successo dipende dalla sua abilità di collegarsi alla classe lavoratrice. Per far ciò, deve superare i propri pregiudizi anti-politici e lo “spontaneismo”, e costruire un’organizzazione militante con un programma politico per la trasformazione rivoluzionaria della società, per l’abolizione del capitalismo e per un governo operaio.

In risposta all’agenda repressiva contro il crimine, bisogna rivendicare case e lavoro per tutti; infrastrutture sportive e culturali nei quartieri per promuovere attività sane per i giovani, sotto il controllo delle organizzazioni territoriali e dei lavoratori. Bisogna rivendicare l’espropriazione dei profitti dei trafficanti di droga e l’abolizione del segreto bancario per svelare i numerosi canali attraverso i quali i borghesi e lo Stato si arricchiscono sfruttando il medesimo commercio. Bisogna opporsi all’impunità della polizia corrotta e promuovere organizzazioni di difesa dei lavoratori nei quartieri per combattere i trafficanti di droga nelle strade. Per concludere, dobbiamo difendere l’unità dei lavoratori cileni e dei lavoratori stranieri in una lotta per uguali diritti per tutti.