Alan Woods sulle prospettive mondiali: crisi, lotta di classe e i compiti dei comunisti

Alla fine di gennaio, circa 100 compagni della Tendenza Marxista Internazionale (TMI) provenienti da tutto il mondo si sono riuniti per un incontro dell’organismo dirigente, incontro che ha rappresentato una pietra miliare decisiva nella nostra storia. Di seguito pubblichiamo la trascrizione integrale del discorso di apertura di Alan Woods sulla turbolenta situazione mondiale e sui compiti urgenti che questa pone ai comunisti. Qui invece, puoi leggere un resoconto completo dell’incontro.

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L’analisi delle prospettive mondiali sarebbe un gioco da bambini se i fenomeni economici fossero gli unici fattori da analizzare. Naturalmente stabiliscono le tendenze generali, su questo non ci sono dubbi. E sì, in ultima analisi sono la questione decisiva.

Ma nella situazione mondiale, come nell’oceano, possono esserci molte correnti contrastanti che in ogni momento possono esercitare un potente effetto sull’evoluzione delle cose, e soprattutto sul ritmo degli sviluppi. A volte, il ritmo può sembrare terribilmente lento. Mentre altre volte può essere enormemente accelerato. Questa è la situazione che ci troviamo ad affrontare oggi: i processi si sono enormemente intensificati e accelerati a tutti i livelli.

Non mi soffermerò a lungo sull’analisi economica, che abbiamo svolto approfonditamente altrove. A volte potremmo essere un po’ troppo semplicistici nel fare dichiarazioni, che in generale possono essere vere. Questo sì, ma ciò che è vero in generale potrebbe non esserlo in una circostanza particolare.

Ad esempio, se diciamo che è impossibile che la borghesia possa fare riforme, è vero o è falso? In generale è vero. Non solo la borghesia non può offrire alla classe operaia nessuna riforma nuova, significativa o duratura, e non è capace di realizzare riforme solide e sostenibili, ma non possono nemmeno garantire il mantenimento di tutte quelle riforme che la classe operaia ha faticosamente conquistato negli ultimi cinquant’anni.

Questo è un fatto decisivo. Questo è il motivo per cui, così come il giorno segue la notte, la crisi del capitalismo è anche la crisi del riformismo.

Ma è necessariamente vero che in nessun caso la borghesia può fare delle riforme? Oh no, amici miei, questo non è assolutamente vero. Se la classe dominante si trova ad affrontare una crisi fondamentale, in cui l’intero sistema può essere rovesciato, se si trova di fronte alla possibilità di perdere tutto, allora attuerà delle riforme e faremmo meglio a crederci. Prenderanno decisioni “impossibili” da prendere e spenderanno soldi che non possiedono.

Questo è irresponsabile da un punto di vista logico e strettamente economico. Ma è esattamente ciò che hanno fatto dopo la crisi del 2008-2009, quando il sistema era sotto la minaccia di essere rovesciato.
Quindi hanno fatto il contrario di tutto quello che avevano detto negli anni precedenti. Hanno speso somme di denaro ingenti e incredibili – soldi pubblici, denaro inesistente – per salvare il sistema. E ci sono riusciti. Eh sì, sono riusciti a stabilizzare temporaneamente una situazione che era fuori controllo. E hanno fatto la stessa cosa, su scala ancora maggiore, durante la crisi del COVID-19. Spendevano enormi somme di denaro, denaro che non possedevano. Ci sono riusciti? Sì, ci sono riusciti.

Ma così facendo non sono riusciti a fare altro che creare contraddizioni ancora più grandi, contraddizioni enormi, contraddizioni insolubili. E ora, devono farci i conti.

Si sono caricati di una enorme e inimmaginabile quantità di debito: debito pubblico, debito delle aziende, debito privato, debito dei consumatori. E, naturalmente, abbiamo assistito a un enorme balzo dell’inflazione. Pertanto ora sono costretti, come un uomo che guida una macchina fuori controllo, a premere sui freni. E questo, ovviamente, provoca enormi contraddizioni.

Ricordo distintamente che avevamo previsto proprio questo fatto nel 2008. Allora spiegai quanto segue: ogni tentativo della borghesia di ripristinare l’equilibrio economico, che è ciò che stava cercando disperatamente di fare, distruggerà l’equilibrio sociale e politico.

Ed è proprio ciò che vediamo. Del resto è finito il periodo in cui i tassi d’inflazione erano storicamente bassi, con tutti quegli stupidi economisti che dicevano che sarebbe stato un fenomeno permanente – perché lo pensassero, non lo so – e dei tassi di interesse di conseguenza bassi. Non si può ritornare a quel periodo, almeno per il prossimo futuro, se non mai.

Il periodo più turbolento della storia

Questo è il contesto in cui si è sviluppato tutto il resto. È una ricetta bell’e pronta proprio per quello che abbiamo detto: il periodo più tempestoso e turbolento di tutta la storia umana.

Vediamo ovunque questa turbolenza, questa instabilità cronica. Basta semplicemente accendere la televisione e ascoltare le notizie, se si riesce a sopportarlo. Personalmente ho smesso di ascoltare la BBC: è solo una raffica di stupida propaganda.

Ovunque si vede la stessa instabilità: instabilità economica, instabilità finanziaria, instabilità sociale, instabilità politica, instabilità diplomatica e, sì, instabilità militare. Se lo capite, allora avete compreso la natura del periodo che stiamo attraversando.

Cerchiamo di essere chiari su un’altra cosa: i processi economici, in qualsiasi momento, possono essere seriamente influenzati da questioni politiche, e da questioni militari. Non c’è nessuna muraglia cinese a separarli. Un’idea del genere sarebbe stupida, come immaginare che tutti i processi scientifici siano chimicamente puri. Infatti non lo sono.

In una determinata situazione, le questioni politiche possono avere un effetto drastico sull’economia. E, naturalmente, l’economia ha sempre un effetto fondamentale sulle questioni politiche. Esiste una relazione reciproca, come possiamo vedere leggendo il grido d’allarme espresso dagli strateghi più seri del capitalismo, uno o due di loro sono ancora in vita.

Ma la maggior parte di loro sono dei completi idioti. Come diceva Lenin: un uomo sull’orlo di un precipizio non ragiona. Chiedo ai compagni di ricordare questa affermazione. Ho visto che quando commettiamo degli errori di prospettiva, e ne abbiamo commessi, molto spesso è per il motivo seguente: presupponiamo, erroneamente, che la borghesia agisca in modo logico.

Se ciò fosse vero, per sviluppare le prospettive basterebbe solo capire cosa è nell’interesse logico dell’imperialismo statunitense e, quindi capire come agiranno di conseguenza. Oh, no, no, no, no. Come vedremo il borghese non agisce necessariamente in modo logico. Nella storia accade molto spesso che gravi problemi siano stati causati da errori di calcolo da parte della classe dominante.

Adolf Hitler commise il più grande errore di calcolo immaginabile quando attaccò l’Unione Sovietica nel 1941. A proposito, anche Stalin, Churchill e Roosevelt fecero calcoli altrettanto stupidi nel corso della guerra e successivamente.

Ucraina

Oggi sulla stampa si vedono articoli depressi, il vecchio ottimismo si è trasformato in un oscuro pessimismo, perché sono pochissimi gli strateghi capaci di pensare. Come disse Trotskij nel 1938: stanno precipitando verso il disastro ad occhi chiusi e commettono gravi errori.

Stanno affrontando una tempesta perfetta. Tutti questi fattori – economici, politici, militari e diplomatici, si stanno combinando, congiungendosi e producendo una catastrofica spirale discendente, che non sembrano in grado di fermare. Non possono fermarla.

Lo vediamo negli eventi in Medio Oriente e in Ucraina. Questi due elementi dovranno occupare una parte piuttosto importante in questa discussione.

Cominciamo con l’Ucraina. Prima di tutto bisogna porsi la domanda: qual è l’importanza strategica dell’Ucraina per l’imperialismo statunitense? Perché è di così vitale importanza da diventare un’ossessione per Biden e i suoi ministri? Rispondiamo a questa domanda. Leggetemi le labbra: l’Ucraina, dal punto di vista generale degli interessi globali dell’imperialismo americano non ha alcuna importanza. Mentre la Cina è importante e, se volete, anche Taiwan.

Quando Biden fu eletto, che ci crediate o no, parte del suo programma avrebbe dovuto essere un programma di pace. Non avrebbe più coinvolto gli Stati Uniti in queste cosiddette “guerre eterne” in Medio Oriente.

Che ci crediate o no, ha detto che avrebbe concluso un accordo con la Russia, che avrebbe stabilito un rapporto stabile con la Russia per concentrarsi sul problema centrale, che è ovviamente la Cina, come vedremo tra poco.

Joe Biden, nel breve lasso di tempo in cui ha occupato la Casa Bianca, ha realizzato esattamente l’opposto di ciò che aveva detto di voler fare.

Gli americani hanno deliberatamente spinto l’Ucraina in un conflitto insensato con la Russia, che avrebbe potuto facilmente essere evitato. Senza grandi sforzi diplomatici , sarebbe stato facile, ad esempio concordando che l’Ucraina non sarebbe mai entrata nella NATO. Semplice. In effetti, Zelensky era pronto a discuterne con i russi. Inizialmente era pronto a fare la maggior parte di queste cose, finché non si è ritrovato con la Nato e gli yankee che gli hanno forzato la mano: “Non fidarti di Putin! Nessun accordo con Putin!”. Ora è assolutamente chiaro che gli americani hanno deliberatamente provocato quella guerra.
Ora, l’ho descritta come una guerra inutile. So per certo che alcuni compagni pensano che questa cosa sia molto strana da dire. Dopotutto, se la guerra è scoppiata, deve essere stato per una necessità. Questo è vero. Quando si arriva ad un certo punto tutto diventa necessario.

Ma questo significa forse che la guerra non avrebbe potuto essere evitata? Questa è un’ipotesi molto sbagliata e molto sciocca da fare. Adesso vi dico, e non lo dico solo io ma lo dicono in tanti, che avrebbero potuto e dovuto evitarlo, facendo alcune concessioni: concessioni secondarie, senza importanza.

Ma no, no, no: consideravano la questione dell’ampliamento della NATO una questione di principio alla quale non potevano rinunciare. Questa, in primo luogo, è stata un’ipotesi molto stupida da fare. Perché dovrebbe essere così importante? In realtà, non è importante. Hanno pensato male. Hanno valutato male. Hanno interpretato male l’intera situazione.

Pensavano:
Ecco un’opportunità per una bella piccola guerra con la Russia. Noi non ne saremo coinvolti. Nessuna vita americana andrà perduta. Lasciamo che siano gli ucraini a combattere. Daremo loro armi e denaro. Meravigliose armi moderne. E daremo loro la possibilità di vincere”.

Meravigliose armi moderne come il carro armato Leopard e il carro armato Abrams e questi nuovi caccia a reazione che gli daranno. E io dico: e allora? Lasciamo che gli consegnino queste armi. Non fa differenza. “I russi sono deboli. I generali russi sono inutili. I russi non hanno armi moderne come le nostre”. Loro credevano veramente alla propria follia, ed è una follia.

Ma gli ucraini potevano vincere? Abbiamo detto fin dall’inizio che non c’è assolutamente nessuna possibilità che l’Ucraina vinca una guerra contro la Russia. Era e rimane un’idea stupida.

Guardando alla situazione ora, stanno cominciando a capire. Gli ci è voluto un po’ di tempo. Innanzitutto hanno spinto Zelensky in questo conflitto, cosa che lui non voleva. Ora invece lo vuole perché la sua carriera dipende da questo.

In almeno due occasioni hanno sabotato un accordo in corso. Se non sbaglio, l’ultimo è stato nell’aprile del 2022. L’accordo era stato firmato sia dalla Russia che da Zelensky, credo a Istanbul, con la mediazione dei turchi. Ed è stato deliberatamente sabotato da quell’imbecille di Boris Johnson, perfetto rappresentante della nostra intelligente classe dominante britannica. “Primo Ministro della Gran Bretagna”, ma se non è adatto neanche a gestire un circo! Va a malapena bene per il ruolo del clown. Ma Johnson non avrebbe mai fatto una simile dichiarazione se non fosse stato sostenuto da Biden. Mai. L’imperialismo britannico è una potenza trascurabile.

“Brexit”, “indipendenza” – quale indipendenza? Quando leccano costantemente i piedi dell’imperialismo americano? Di cosa stiamo parlando? I politici britannici obbediscono ciecamente a Washington. È imbarazzante.

No, hanno sabotato deliberatamente l’accordo e lo scorso giugno hanno spinto gli ucraini a questa offensiva. Non entrerò nei dettagli, ma è proprio quello che hanno fatto.

Ho ottime ragioni per credere, ne sono sicuro, che Zaluzhny non volesse questa offensiva. Il comandante in capo non la voleva. Perché? Perché sapeva che avrebbero perso. Sapeva che sarebbero stati distrutti.

Quando ha lanciato l’offensiva, ho scritto un articolo in cui spiegavo che non capivo alcune affermazioni degli ucraini:

Oh, guarda, i russi hanno dei campi minati. I russi hanno campi minati. Ma da quando?
Non sapevate di questi campi minati?

Oh, hanno difese forti, forti linee di difesa”.
E non sapevate che avevano forti linee di difesa?

Zaluzhny lo sapeva e per questo non era contento. Ancora una volta, ha ceduto alle pressioni degli yankee. Credevano nella loro stessa assurdità secondo cui queste “armi miracolose” avrebbero cambiato le regole del gioco e la vittoria sarebbe stato un gioco da ragazzi. Avrebbero sconfitto facilmente questi russi incapaci. La Russia sarebbe stata sconfitta. Si sarebbero ripresi la Crimea e tutti gli altri territori. Putin sarebbe crollato e probabilmente si sarebbe suicidato o qualcosa del genere. E poi avrebbero vissuto tutti felici e contenti. Beh, non è andata proprio così, vero?

Eppure si leggono queste sciocchezze. Non so se alcuni compagni ne siano rimasti colpiti. È propaganda: denigrare i russi ed elogiare la capacità militare degli ucraini. Questa è una sciocchezza, una sciocchezza: è sempre stata una sciocchezza.

È vero che all’inizio della guerra i russi hanno commesso degli errori gravi e ne hanno pagato il prezzo. È vero. Hanno commesso alcuni errori, hanno fatto alcuni calcoli errati. Ma in guerra si impara dai propri errori e loro hanno imparato dai loro.

Hanno riorganizzato l’intera attività secondo linee diverse e ora sono in una posizione molto forte. Questo è il punto.

Ora si stanno delineando valutazioni pessimistiche. Anche i crani più ottusi di Londra e Washington cominciano a rendersi conto che questa offensiva non ha funzionato come previsto.

“Oh guarda, c’è una situazione di stallo. C’è una situazione di stallo.” Compagni: in Ucraina non esiste alcuno stallo. Nessuno. I russi stanno avanzando. Questa è stata una sconfitta. Ma la parola “sconfitta” gli resta in gola. Non possono dirlo, quindi parlano di “stallo”. Suona meglio, vero? Solo che è una bugia.

Questa non è stata solo una sconfitta. È stata una sconfitta assolutamente schiacciante. Ha cancellato ogni possibilità che ora l’Ucraina resista ai russi. Non hanno alcuna possibilità.

Hanno subito un numero di morti così colossale, così sconcertante, che persino la stampa occidentale è costretta ad ammettere che il tasso di vittime è sconcertante, anche se non fornisce le cifre.

E questi includerebbero tutti i soldati addestrati, esperti e temprati nelle battaglie. Sono tutti morti o feriti, non possono combattere. E non possono essere sostituiti.

Ora la stampa ucraina è piena di notizie di giovani che vengono arrestati dall’esercito e dalla polizia, trascinati fuori dai locali notturni e mandati direttamente al fronte. Le persone non vogliono più combattere. La gente in Ucraina non crede più a nulla di ciò che gli dice il governo. Sanno che sono un mucchio di bugie. Vedono tornare le bare, sanno tutto questo.

I giovani non vogliono arruolarsi nell’esercito. Non sono sorpreso. Ti unisci all’esercito, non ricevi alcun addestramento, se sei fortunato ottieni una pistola e poi vieni mandato direttamente al fronte, dove hai ottime possibilità di essere ucciso molto rapidamente.

A proposito, ricordo la propaganda in passato. Si supponeva che i russi fossero a corto di missili. Ve ne ricordate? “Oh, la Russia sta finendo i missili. Non hanno missili”.

Qualche persona stupida, credo dell’MI5 di Londra, 12 mesi fa ha detto che i soldati russi a Bakhmut stavano combattendo con dei badili. Dico, dei badili!

Qual è la realtà? La Russia non è rimasta senza missili. Bombardano continuamente. Hanno un sacco di missili, la loro industria funziona bene, producono missili, proiettili, carri armati, aerei, tra l’altro ottimi carri armati e aerei. Sono altrettanto validi, se non migliori, di quelli della NATO.

Ma gli ucraini stanno finendo le munizioni. Stanno finendo le granate. Gli sono stati promessi un milione di proiettili dall’Unione Europea, che non hanno mai ricevuto. Gli americani hanno dovuto prendere in prestito mezzo milione di proiettili, che sono stati inviati agli ucraini. Ma così non va, non va affatto bene. Gli ucraini lanciano granate, missili e razzi come se non ci fosse un domani e l’Occidente non riesce a stare dietro ai loro bisogni.

Penso che sia stato il New York Times o il Wall Street Journal a pubblicare un articolo, affermando che per ogni cinque o sei proiettili che i russi sparano contro le linee ucraine, gli ucraini sono fortunati se possono ricambiare sparandone uno o due. I russi avanzano lentamente ma in maniera spietata.

Hanno accumulato forze enormi sul fronte e in Bielorussia. Sono pronti per un’offensiva generale. Potrebbe arrivare, oppure no.

Se dovesse arrivare nei prossimi mesi, forse nel prossimo mese o giù di lì, gli ucraini non avrebbero alcuna possibilità di resistergli: assolutamente nessuna. Allora qual è la posizione degli americani? Qual è la posizione della NATO? Se agissero in modo logico, direbbero: “beh guarda, l’Ucraina è sconfitta. Non c’è alternativa. Dobbiamo negoziare con i russi e vedere se riusciamo a ottenere qualcosa”.

Lo dicono? No. Cosa dicono? “Andare avanti. Dobbiamo sostenere l’Ucraina, dobbiamo inviare più armi, dobbiamo inviarne sempre di più a questo paese distrutto e ferito”.

Tutto ciò è un crimine. Questo è un crimine di guerra: persistere in questo terribile massacro, col rischio dell’annientamento totale dell’Ucraina come paese indipendente. A loro non importa.

Di Joe Biden dobbiamo intenderci: è senza dubbio il presidente americano più stupido, goffo e ignorante da tempo. Direi degli ultimi cento anni, ma ovviamente c’è anche George W. Bush… ma Biden arriva subito dopo Bush.

Quando arriveremo al Medio Oriente, vedremo che il canovaccio è più o meno sempre lo stesso.
Biden è come un’auto senza retromarcia: “Avanti, avanti, attacca”. Mi ricorda il capitano del Titanic: “Avanti a tutto vapore”.

Ma c’è una differenza con il capitano del Titanic. Quel poveraccio non ha visto l’iceberg finché non è stato troppo tardi. Joe Biden e i suoi consiglieri potevano vedere il grande iceberg avvicinarsi a loro, ma continuavano a gridare: “avanti tutta!”

Un ottimo esempio è quello che ha fatto con gli Houthi, di cui parleremo in seguito. Un giornalista ha chiesto a Biden: “gli attacchi allo Yemen stanno funzionando?”. Al che il presidente statunitense ha risposto (questa citazione deve passare alla storia): “Beh, tu dici ‘funzionando’. Stanno fermando gli Houthi? No. Continueranno? SÌ.

Per l’amor del cielo, questo rasenta la follia. Se qualcosa non funziona, la conclusione è… che tu continui! Ho sentito che Obama è andato a trovare Biden qualche settimana fa e ha cercato di convincerlo a cambiare la sua politica. È stata una completa perdita di tempo. Biden non ascolta nessuno.

Ma per riassumere sulla questione dell’Ucraina: la NATO ha subito un’umiliante sconfitta.

Riguardo a queste maledette sciocchezze sulle “armi miracolose”, come il carro armato Leopard: cosa è successo a questi invincibili carri armati Leopard? Se volete, potete vederli online distrutti, in fiamme, in rovina, in mezzo ai campi minati russi.

È un’umiliazione totale per l’esercito tedesco e ora la guerra in Ucraina sta avendo un grande effetto dentro la Germania. Non so molto di questo nuovo partito di sinistra che sta emergendo lì, ma una cosa è vera: sono contro la guerra in Ucraina.

Questa attività in Ucraina avrebbe dovuto mostrare la debolezza della Russia. Non mostra nulla del genere. Come avevamo previsto, tutte le sanzioni hanno fallito miseramente. L’economia russa sta ancora andando avanti.

Non so quanto durerà, ma andrà avanti. E tutte queste “armi miracolose” si sono rivelate un bluff. È imbarazzante, ma dimostra la debolezza della NATO.

Non sono stati i russi a rimanere senza missili e proiettili di artiglieria. Piuttosto, la guerra sta debilitando gli americani ed esaurendo le loro scorte.

Ora ogni giorno escono articoli in cui i generali occidentali si lamentano delle deplorevoli condizioni delle forze armate, ad esempio in Gran Bretagna, Francia e Germania. E ora gli americani e la NATO chiedono, e questa sarà una questione chiave che dobbiamo affrontare, che tutti questi governi spendano più soldi in armamenti per far fronte alla minaccia russa, che è inesistente. Non esiste alcuna minaccia russa per nessun paese tranne che per l’Ucraina.

Adesso l’Ucraina è sconfitta. Nella popolazione ucraina oggi si respira un clima di pessimismo e disfattismo. Ovviamente la gente è arrabbiata contro Putin, questo è certo. Ma ora sono arrabbiati anche contro Zelensky e Zaluzhny [il comandante dell’esercito, ora rimosso – NdT], che tra l’altro si stanno scontrando.

In realtà l’atmosfera in Ucraina è carica di implicazioni rivoluzionarie. In fondo, è una guerra tra ricchi e poveri: i poveri che sono stati trucidati al fronte sono ragazzini provenienti da famiglie povere. I ricchi possono comprarsi una via d’uscita o scappare all’estero. Nel frattempo, la corruzione del circolo dominante, compreso Zelensky, è nota.

Tuttavia, è probabile che l’atmosfera in questa fase sia molto depressa, non è certamente paragonabile alla situazione all’inizio del conflitto. Allora gli ucraini erano pronti a combattere ed erano pronti a fare sacrifici. Ora non più.

Un paese del genere non può resistere a un attacco russo. Può darsi che l’offensiva russa non abbia luogo. Perché dovrebbe? I russi non hanno fretta.

Possono aspettare mentre bombardano l’Ucraina con i missili. Fino a quando? Fino a quando la quantità non si trasforma in qualità, portando al crollo, il che è del tutto possibile, e alla resa che è anch’essa del tutto possibile.

Queste contraddizioni sociali si riflettono in un’aperta spaccatura del regime. Zelensky e Zaluzhny non si parlano più. Penso che sia stato a dicembre che Zelensky ha inviato una lettera a Zaluzhny. Zaluzhny dovrebbe essere il comandante in capo, ma Zelensky ha perso ogni fiducia in lui e ha chiesto le sue dimissioni.

Zaluzhny ha inviato a sua volta una lettera al suo comandante in capo, che può essere approssimativamente tradotta come: “ma vai a quel paese!” Quello che in realtà ha detto è stato: “guarda, non mi dimetto, e se mi licenzi, devi accettarne le conseguenze”. Questo è più di un ammutinamento. Questa è la minaccia di un colpo di Stato. Ecco quanto sono diventate brutte le cose. Il sostegno a Zelensky sta crollando e sopra di lui volteggiano gli avvoltoi.

La guerra in Medio Oriente

All’improvviso, in mezzo a questo caos, è arrivata la crisi a Gaza. Ne abbiamo parlato approfonditamente nei nostri documenti e non entrerò nei dettagli della nostra posizione, che sono ben noti.

Ma ancora una volta: qual è la posizione degli Stati Uniti? Ho notato una cosa strana nelle notizie: danno la colpa all’Iran. Ripetono: “È l’Iran, è l’Iran, è l’Iran”. Non è un caso.

Negli Stati Uniti esiste da tempo un accordo generale: sia i repubblicani che i democratici considerano l’Iran il loro problema principale in Medio Oriente, un problema che deve essere affrontato.

Non ho alcun dubbio su dove questo porterà. Perché Biden ha inviato immediatamente due portaerei nella zona? Una nel Mediterraneo orientale e una nel Mar Rosso. Conosco le giustificazioni: dicono che sia per impedire che la guerra si inasprisca. Ebbene amici miei, se questa era l’intenzione, e poteva benissimo esserlo, hanno ottenuto esattamente il contrario.

Ma non ho dubbi che almeno un settore dell’amministrazione americana abbia visto questo conflitto a Gaza come una scusa perfetta per attaccare l’Iran. Di questo sono certo. Non ho dubbi che questa sia sempre stata la loro intenzione.

Il motivo per cui non lo hanno fatto così in fretta è perché altri dicevano: “Aspettate un secondo. Ciò avrà delle conseguenze”. E avrà delle conseguenze.

È una sorpresa che gli Stati Uniti abbiano sostenuto Israele? Non lo è affatto, era assolutamente inevitabile. Ma era inevitabile che Joe Biden, il presidente degli Stati Uniti, saltasse immediatamente, senza nemmeno pensarci, su un aereo, volasse in Israele e abbracciasse pubblicamente Netanyahu, in televisione, davanti al mondo intero, dichiarando che “sosteniamo Israele incondizionatamente”, e così facendo, desse a questo mostro di Netanyahu un assegno in bianco per fare quello che vuole?

Che necessità c’era per quell’uomo di fare una cosa del genere? È inaudito, senza precedenti. Con le sue azioni ha legato completamente le mani alla politica estera americana. Ora non possono fare un passo indietro.

Immediatamente, si sono alienati paesi come l’Arabia Saudita, un alleato chiave dell’imperialismo americano dal 1945. Quell’alleanza era già molto traballante anche prima del 7 ottobre. I sauditi avevano sfidato gli americani rispetto ai prezzi del petrolio quando questi ultimi volevano congelarli o ridurli. I sauditi hanno risposto, in puro arabo, che credo possa essere nuovamente tradotto come: “vai a quel paese”.

E si sono rifiutati di sostenere gli yankee in Ucraina. Si sono avvicinati alla Russia e, a dire il vero, perfino all’Iran e si sono allontanati da Israele. Ciò significa che l’intera politica che gli americani stavano cercando di mettere in piedi in Medio Oriente è andata in frantumi.

Da ciò deriveranno grandi conseguenze. Non è il caso di aggiungere altro rispetto al terribile massacro in atto a Gaza. È mostruoso. Netanyahu è un mostro. Ma tra l’altro sta portando avanti il suo programma, il suo programma personale, e non necessariamente gli interessi della classe dominante israeliana.

Ha due obiettivi: schiacciare Hamas e restare al potere ed evitare di finire in prigione. Si tratta di due obiettivi molto chiari che continuerà a perseguire. Ma dopo mesi di questo terribile conflitto, non sono riusciti a sconfiggere Hamas. Non sconfiggeranno Hamas, almeno non del tutto, come ha promesso. È impossibile.

Ciò che sono riusciti a ottenere è stato incendiare l’intera regione, anche senza un attacco diretto all’Iran, che comunque penso che col tempo, arriverà.

Nel frattempo, questo massacro, questo massacro deliberato di civili, continuerà. Non c’è dubbio: è un crimine di guerra. Di solito non uso il termine “genocidio”, ma se non è un genocidio questo, è qualcosa che ci si avvicina molto.

Ci viene mostrata ancora una volta l’ipocrisia dell’Occidente. Subito dopo l’inizio della guerra in Ucraina, si sono rivolti immediatamente alla Corte Internazionale di Giustizia. Non c’è assolutamente alcuna verità nell’affermazione secondo cui i russi avrebbero deliberatamente ucciso civili ucraini. Questo non è vero, eppure hanno immediatamente accusato Putin di “crimini di guerra” e hanno immediatamente ordinato un cessate il fuoco.

Che dire invece di questa faccenda in cui il governo sudafricano ha prodotto un resoconto dettagliato del massacro in corso? Un cessate il fuoco non è in questione. Invece, la Corte Internazionale di Giustizia dice: “si può andare avanti, ma è necessario adottare misure per uccidere meno civili”. Che presa in giro. E ancora non si parla di cessate il fuoco.

Se aveste qualche dubbio sull’influenza dell’imperialismo americano su questi organismi, beh, questa è la prova.

Quindi questo massacro continuerà. A peggiorare le cose, negli ultimi giorni, il Mossad, la polizia segreta israeliana, ha prodotto un cosiddetto rapporto in cui accusa una dozzina di operatori umanitari delle Nazioni Unite di qualche tipo di coinvolgimento negli eventi del 7 ottobre. È chiaramente una montatura. È chiaramente una manovra. In risposta, i governi occidentali hanno immediatamente tagliato gli aiuti alle persone che muoiono di fame. Subito. Non sono state richieste delle indagini. Scoprire i fatti? No, no, no. Se mai avete avuto bisogno di una prova della crudeltà feroce e spietata delle potenze imperialiste, delle cosiddette democrazie occidentali, eccola qui. Tutto ciò ha delle conseguenze.

Le relazioni mondiali

Gli avvenimenti, in particolare in Ucraina e a Gaza, hanno ora accelerato enormemente quello che si potrebbe descrivere come uno spostamento sismico nelle placche tettoniche delle relazioni mondiali.

Per molto tempo questi rapporti sono rimasti congelati. Finché esisteva l’Unione Sovietica, questa costituiva un potente contrappeso all’imperialismo americano. Ma il crollo dell’Unione Sovietica ha rappresentato un cambiamento epocale.

Per un certo periodo la Russia è stata indifesa e impotente. L’imperialismo americano era l’unica superpotenza al mondo. Ma da un potere colossale deriva un’arroganza colossale.

Joe Biden è un prodotto di quel periodo, e anche un prodotto della Guerra Fredda. È ossessionato da un odio profondo nei confronti della Russia. Ed è ossessionato dall’idea della potenza americana. Non si è reso conto che quel potere ha cominciato a ridursi nel mondo.

In Ucraina ripetono costantemente che la Russia è isolata a livello mondiale. È vero? No, non è vero. La Russia è isolata solo da un minuscolo gruppo di potenze imperialiste in Europa, oltre a Giappone e Canada.

A proposito, che sciacalli disgustosi sono gli esponenti della classe dominante canadese. Non sono elementi ripugnanti? “Liberali”. Penso di odiare i liberali ancora più di quanto odio i conservatori, anche se comunque sono la stessa cosa. L’unica differenza è che i conservatori sono una banda apertamente reazionaria, mentre gli altri sono piagnucolosi bastardi ipocriti che nascondono la loro natura reazionaria dietro una falsa maschera di liberalismo.

Ma questo club di ricchi nella NATO non è il mondo. Nel resto del mondo la Russia non è isolata. L’America è isolata, e lo è sempre di più.

Ho citato l’Arabia Saudita, ma ci sono altri paesi. La Turchia, per esempio. Dite quello che volete di Erdogan, ma persegue i suoi interessi. Non gli interessa più quello che dicono gli americani.

Tornando brevemente al Medio Oriente, la conclusione più importante della situazione è questa: il Medio Oriente è sempre stato una polveriera, ci voleva solo una scintilla per farla esplodere.

Questi regimi arabi non sono molto stabili. Un gruppo di loro è stato molto vicino agli Stati Uniti, e questo è il loro punto debole.

Ora lo stato d’animo tra le masse in Medio Oriente è di rabbia. Furia assoluta. Ed è ovviamente diretta contro Israele e inevitabilmente anche contro l’America. Ma questa rabbia sarà sempre più diretta contro i loro stessi governi, che sono contaminati e avvelenati da questa relazione tossica. Sono in grossi guai. Ciò spiega perché il Qatar e altri stanno cercando disperatamente di ottenere una sorta di accordo per inviare aiuti ai palestinesi.

Non fa alcuna differenza, ovviamente. Netanyahu sta semplicemente continuando. Non presta attenzione alle decisioni della Corte Internazionale di Giustizia. Per decenni Israele non ha prestato attenzione a nulla che provenisse dalle Nazioni Unite. Usano tutte queste risoluzioni per i diritti dei palestinesi per pulirsi il posteriore.

La guerra continuerà, ma questo stato d’animo delle masse sta raggiungendo proporzioni esplosive, a causa della politica folle portata avanti dagli americani. Gli americani lo vogliono? No, non lo vogliono. È nel loro interesse? No, non è nel loro interesse. Ma spingono continuamente in quella direzione con le loro azioni, con gli stupidi bombardamenti sugli Houthi.

Ancora una volta hanno sottovalutato i russi, hanno sottovalutato gli iraniani, hanno sottovalutato anche gli Houthi. Dite quello che vi pare degli Houthi, ma sono ossi duri. Sono una forza disciplinata e agguerrita.
Sì, sono sostenuti dall’Iran. Avete notato nei telegiornali? Ogni volta che citano questi gruppi, dicono, “Hamas sostenuto dall’Iran”, “gli Houthi sostenuti dall’Iran”, “Hezbollah sostenuto dall’Iran”. Dicono mai “Israele sostenuto dagli americani”? L’avete mai sentito? Io no di certo.

Ma a proposito, qui c’è un certo parallelo. Sì, Israele è il rappresentante dell’imperialismo americano. Questi gruppi, gli Houthi, gli Hezbollah, sono sì, rappresentanti dell’Iran. E sì, ricevono aiuto dall’Iran.

Ma gli americani controllano Israele? Controllano Netanyahu? È il loro alleato, ma non lo controllano. Non possono controllarlo e questo è un dato di fatto. In realtà oggi gli americani sono l’immagine dell’impotenza.

Ma ecco un punto interessante. Per tutto il tempo sono stati chiaramente vicini ad un attacco all’Iran. Ecco perché lo ripetono sempre nei media: “L’Iran ha sostenuto questo”, “L’Iran ha sostenuto quello” e “L’Iran ha fatto qualcos’altro”. Si stanno preparando.

Continueranno ad attaccare gli Houthi, ma hanno commesso un grosso errore. Vedete, gli Houthi combattono guerre da decenni. Sono ben disciplinati e tenaci. Per 10 anni hanno resistito ai bombardamenti più feroci dell’aviazione saudita, appoggiata da Gran Bretagna, Francia e America. Ora, vi faccio una domanda: se un’organizzazione ha potuto resistere a questo, credete anche solo per un secondo che rimarranno spiazzati da un paio di bombe di aerei britannici e americani? Ovviamente non ne saranno impressionati. È come una puntura di spillo. Sono ben nascosti dentro a tunnel e cose del genere.

Infatti, se qualcuno chiedesse agli Houthi “cosa ne pensate di queste bombe?”, loro risponderebbero: “Siamo piuttosto contenti, in realtà. Siamo contenti, perché ora finalmente combattiamo il vero nemico, che sono gli Stati Uniti”.

Quindi i bombardamenti non avranno alcun effetto. Biden ha ammesso che non hanno alcun effetto. Quindi chiedetevi: qual è il prossimo passo logico? Ah! Se Joe Biden fosse presente qui, il passo logico successivo sarebbe negoziare con qualcuno. Per l’amor di Dio! Negoziare con qualcuno, per tirarli fuori da questo pasticcio. Fare pressione su Netanyahu perché si fermi. Ma non possono farlo.

Il prossimo passo illogico, ma che secondo me, con ogni probabilità faranno, sarà bombardare l’Iran. Non un’operazione di terra: un’invasione di terra dello Yemen o dell’Iran è fuori questione. Questo non è possibile, non possono farlo.

Ma se bombarderanno l’Iran, ciò avrà conseguenze molto gravi. Se gli Houthi sono un nemico formidabile, gli iraniani lo sono mille volte di più. E hanno i mezzi per rendere la vita molto dura agli americani, in tutto il Medio Oriente.

Circa un mese fa, credo, Nasrallah, il leader di Hezbollah, ha fatto un discorso pubblico mettendo in guardia gli americani dopo che avevano assassinato un leader di Hamas a Beirut.

Sono abbastanza sicuro che Nasrallah stia cercando di tenere a freno Hezbollah, ma gli Hezbollah vogliono combattere. Lui non vuole una guerra contro Israele, ma ha avvertito gli americani:
“Fareste meglio a stare attenti a quello che fate. Se fate un passo sbagliato nella nostra direzione, vi colpiremo duramente. Possiamo farlo”.

Ha detto loro chiaramente: “sapete cosa intendo”. Non so cosa volesse dire, ma gli americani, che hanno basi in tutto il Medio Oriente, certamente lo sapevano.

La cosa interessante è questa: gli iraniani capiscono cosa sta succedendo e hanno adottato le proprie misure. Hanno lanciato missili a lungo raggio contro obiettivi in Siria, Iraq e Pakistan. Cosa c’è di interessante in questo? Ciò che hanno fatto è molto meno interessante di ciò che non hanno fatto. Nessuna base americana è stata attaccata. Non una vita americana è andata perduta.

Era un avvertimento agli americani: “Vedete cosa siamo capaci di fare? Possiamo colpire qualsiasi bersaglio”.

Ma ora abbiamo quest’altro attacco che ha colpito una piccola base americana. Non so chi sia il responsabile. Non erano direttamente gli iraniani ma era uno di questi gruppi filo-iraniani. Questo è giocare con il fuoco. Gli americani si stanno preparando. Non credo che ci siano dubbi al riguardo.

Un attacco diretto all’Iran incendierebbe l’intera regione. E comunque, datemi retta, nonostante il fatto che la massa della popolazione odi i Mullah, se l’Iran venisse attaccato da Israele o dall’America, questa stessa massa si mobiliterebbe per difendere il paese.

La conclusione che dobbiamo trarre è questa: attualmente non esiste un solo singolo regime stabile in tutto il Medio Oriente. Non uno. E il corso degli eventi può facilmente sfociare in esplosioni rivoluzionarie in un paese dopo l’altro, nel rovesciamento di un regime arabo marcio dopo l’altro. In altre parole, è possibile che si verifichi una replica della rivoluzione araba.

È possibile. Dobbiamo essere preparati agli eventi più drammatici. L’intera situazione è gravida di implicazioni rivoluzionarie.

Per tornare alle relazioni mondiali: India, Arabia Saudita ed Erdogan in Turchia si sono tutti allontanati dalla sfera di influenza americana.

Il primo effetto della politica estera americana è l’opposto di ciò che volevano. Invece di separare la Russia dalla Cina, che era un’idea di Trump, ora sono riusciti a unire saldamente i due paesi.

Ha altri effetti. La Corea del Nord si è avvicinata alla Russia. Stanno scambiando materiale militare, hardware e informazioni, il che arreca fastidio alla situazione della Corea del Sud.

È piuttosto ironico, gli americani hanno appena tolto mezzo milione di bombe ai sudcoreani per darle agli ucraini proprio nello stesso momento in cui il piccolo “uomo razzo”, Kim Jong-Un, annuncia improvvisamente di voler cambiare la costituzione della Corea del Nord dichiarando che la Corea del Sud è un paese nemico. Potreste trovarlo divertente. Non credo che la gente in Corea del Sud lo trovi altrettanto divertente.

Poi ovviamente c’è la piccola questione di Taiwan. Ciò ha causato un altro turbamento con le recenti elezioni politiche, appena un paio di settimane fa, in cui ha vinto il partito indipendentista.

Questo per i cinesi è come sventolare un drappo rosso davanti a un toro, visto che che considerano Taiwan una provincia ribelle secessionista della Cina.

Non credo che ci sia effettivamente il pericolo di un’invasione cinese o di una guerra, ma sicuramente si stanno preparando. Il governo di Taiwan farebbe meglio a stare molto attento a quello che fa.

In una situazione così allarmante con l’Asia e il Pacifico, che è la questione chiave per gli interessi strategici americani, e che dovrebbe essere un elemento centrale della loro politica, con tutti questi problemi che stanno montando nel Pacifico, gli Stati Uniti si trovano con l’esercito che ha superato i suoi limiti, con riserve di armi e munizioni esaurite e impantanato in conflitti impossibili da vincere in Ucraina e in Medio Oriente.

A proposito, se si pone la domanda “l’America sarebbe ora in grado di difendere efficacemente Taiwan dai cinesi?” Beh, non sono un esperto militare, ma penso che sarebbe estremamente difficile.

Poi c’è l’India. Uno dei punti chiave delle politiche dell’America era quella di ottenere il controllo dell’India e delle sue ricchezze. L’India è oggi una potenza economica in ascesa a livello mondiale. Un tempo era un satellite dell’URSS, mentre il Pakistan era alleato della Cina.

A poco a poco gli americani erano riusciti ad attrarre l’India verso di loro. Ora la situazione si è invertita. L’India si muove sempre più in direzione di Mosca.

L’India ha rifiutato di condannare l’invasione russa dell’Ucraina e gli americani devono essere rimasti inorriditi dal fatto che Modi abbia recentemente reso visita a Putin a Mosca. È un esempio lampante, e potrei farne tanti altri, ma non c’è tempo. Direi che nelle relazioni mondiali è in corso un cambiamento altrettanto drammatico quanto quello avvenuto con il crollo dell’Unione Sovietica.

La lotta di classe è all’ordine del giorno

Arriviamo ora al punto centrale della discussione, alle conclusioni. Cosa possiamo trarre da tutto ciò? Quest’anno ci saranno le elezioni in molti paesi. E prevedo ora che assisteremo a violente oscillazioni nell’opinione pubblica: da destra a sinistra e da sinistra a destra. Ciò, ovviamente, lascia perplessi quelli che appartengono alla cosiddetta “sinistra”.

Ad esempio, nelle elezioni statunitensi, anche se non si può mai essere sicuri di nulla quando si tratta di elezioni, Joe Biden è il presidente più impopolare nella storia moderna degli Stati Uniti. In realtà penso che i democratici vorrebbero sbarazzarsi di lui, ma non possono.

E poi c’è Trump. La stampa liberale statunitense e a livello internazionale è inorridita. Guardate, è sorprendente: Trump è tornato ancora una volta!

C’è un vecchio film horror in bianco e nero degli anni ’50 intitolato “La notte dei morti viventi”. Dovreste guardarlo: questi fantasmi emergono dalla tomba, morti che si trascinano in giro. Non possono essere uccisi dai proiettili, dall’esercito o dalla polizia che sono impotenti contro questi mostri risorti dalla tomba. Un po’ come Donald Trump.

Hanno provato di tutto. Hanno cercato di attaccarlo sulla stampa e di distruggerlo, di tirare fuori le sue ex fidanzate.

Hanno intrapreso 91 cause giudiziarie contro di lui. Per questo dico che è uno zombie: non è un essere umano. Qualsiasi persona normale sarebbe stata completamente demolita, distrutta. Non Donald J. Trump, nonostante tutti i tentativi.

Ogni volta che viene annunciato un nuovo procedimento penale contro di lui, il suo sostegno nei sondaggi aumenta. Per lui è facile: tutto ciò che Trump deve fare, anche se è difficile per lui, è tenere la bocca chiusa, sedersi e aspettare. Questo è tutto ciò che deve fare. Joe Biden farà il resto.

Tutto indica, dopo Iowa e New Hampshire, che sarà ovviamente Trump il candidato repubblicano. Non possono metterlo in prigione. Non ha senso. Se lo mettessero in prigione, si troverebbero nel bel mezzo di una guerra civile, o qualcosa del genere. Avrebbero sicuramente dei seri problemi, quindi non va bene, non possono. Pertanto, penso che non si possa evitarlo: l’America dovrà passare ancora una volta attraverso la Scuola di Donald Trump.

Naturalmente la reazione di tutti i gruppi settari è prevedibile. Suoneranno di nuovo tutti i tam-tam. Grideranno: “Fascismo, fascismo”. Certamente non è affatto fascismo. Ma qui aggiungerò qualcosa che potrebbe essere un po’ controverso.

È del tutto ovvio che Trump sia un reazionario. Ma, in un modo molto peculiare, anche il sostegno a Trump negli Stati Uniti si basa su come questo orribile miliardario reazionario sia stato piuttosto abile nella sua retorica e nella sua demagogia, ad attaccare l’establishment e i pezzi grossi di Washington. E non c’è dubbio che abbia toccato un tasto dolente. Perché negli Stati Uniti c’è uno stato d’animo di fondo, ed è ormai un fenomeno abbastanza profondo come in tutti gli altri paesi, nessuno escluso, che non si può sottovalutare: uno stato d’animo di rabbia ardente, di rabbia contro la classe dominante, contro i ricchi e i potenti , contro l’establishment, contro i media bugiardi. La gente non crede a una parola di quello che dicono i media.

Ciò significa che a volte sono aperti alle argomentazioni dei demagoghi se non c’è un’alternativa. E Trump è stato molto abile nel proporre questa alternativa, che si capisce chiaramente non è affatto un’alternativa.

È probabile che salirà al potere alle prossime elezioni. E ciò aggraverà da cima a fondo tutte le contraddizioni della società americana. Probabilmente sarà anche l’ultima volta che verrà eletto, dopo sarà probabilmente fuori gioco comunque.

Vedete, le masse hanno bisogno di vivere questa esperienza per smascherare questa demagogia per quello che è: pura demagogia. E ciò preparerà il terreno per una nuova radicalizzazione e per una ripresa della lotta di classe, che sta già iniziando in America. Questo è il punto.

Negli ultimi due anni ci sono stati molti scioperi in America. In un articolo recente, credo sul Financial Times, si faceva riferimento all’inaspettata rinascita del movimento operaio americano. Inaspettata per loro forse, ma non per noi.

E sì, qui abbiamo un punto molto interessante. In un sondaggio, alla domanda su quanto favorevolmente gli americani vedano le varie istituzioni, i sindacati godono di una percentuale più alta della CIA, della Corte Suprema, dell’FBI, del governo statale e dei media. Non so chi resti fuori.

E le istituzioni viste meno favorevolmente erano le grandi multinazionali. A proposito, lo stesso articolo del Financial Times rileva che i lavoratori del settore automobilistico statunitense sono impegnati in una guerra di classe. Lo dice il Financial Times. La ripresa degli scioperi vale anche per il Canada. Lì, il numero di scioperi nell’ultimo anno è stato il più alto degli ultimi 18 anni.

In Germania abbiamo assistito a uno sciopero molto importante nel settore del trasporto ferroviario, che ha causato allarme tra vari settori della classe dominante. Vedo che anche i musei e altri luoghi del genere sono stati colpiti. Cito le parole molto interessanti di Carsten Nickel, vicedirettore di un’azienda che si chiama Teneo: “Sembra davvero sempre più uno sciopero generale”. Questo in Germania.

Aggiunge: “Non abbiamo avuto uno sciopero generale in Germania dal 1906”, e sottolinea anche e cito: “Lo scorso fine settimana il ministro dell’Economia è scampato per un pelo a quelli che potremmo definire uno scontro fisico con una folla inferocita di manifestanti”. E aggiunge: “Quelle erano scene che non avevamo mai visto prima in Germania”.

È lo stesso fenomeno. In Gran Bretagna c’è stata un’ondata di scioperi, di cui abbiamo fornito i dettagli altrove.

Le infermiere, ad esempio, non hanno neanche un vero e proprio sindacato. Esiste un’organizzazione chiamata Royal College of Nurses [Collegio Reale delle infermiere], è vero credeteci. Questa organizzazione ha indetto uno sciopero per la prima volta in oltre 100 anni. Ma non si tratta di accumulare statistiche sugli scioperi.

Queste cifre non trasmettono realmente la profondità dei sentimenti che esistono nella società. Tutto ciò che ho affermato riflette, almeno inizialmente, un profondo cambiamento nella coscienza.

Anche alcuni rappresentanti della classe dominante cominciano a capirlo. Ad esempio, sul Daily Telegraph, un giornale conservatore inglese molto reazionario, David Frost, che è un leader di spicco del Partito conservatore, ha scritto un articolo molto interessante. Che conclusione trae? Ve lo dirò, è contenuto nel titolo dell’articolo. Fate attenzione a questo: “Lo stato d’animo dell’opinione pubblica britannica è per una rivoluzione”. Questo è ciò che questo tory ha da dire.

Frost spiega il crollo della fiducia, la mancanza di interesse e, in relazione alle elezioni che si terranno presto e che annienteranno i conservatori, dice in modo abbastanza perspicace: “La verità è che la maggior parte degli elettori non presta quasi alcuna attenzione alla politica. A parte qualche giorno nel periodo delle elezioni” e aggiunge: “Non li biasimo”.

È assolutamente razionale e ragionevole farlo. Trae una conclusione molto profonda: questa cosiddetta apatia non è affatto apatia.

Succede perché le persone si sono allontanate dal gioco di Westminster. Ed ecco la battuta finale, ecco la sua conclusione decisiva: questa non è apatia, è una totale perdita di fiducia nel sistema.

E questo proviene dalla tana del nemico. Recentemente, a Davos in Svizzera, un gruppo di miliardari ha inviato una lettera intitolata “Proud to Pay” [“Orgoglioso di pagare”], in cui si dichiarava disposto a pagare più tasse.

Ciò non riflette una generosità da parte loro, ma una crescente paura delle conseguenze sociali e politiche di un’estrema disuguaglianza nella società.

Negli Stati Uniti, in un sondaggio è stato chiesto alle persone: “Come valuteresti il modo in cui funziona il capitalismo oggi negli Stati Uniti?”. Il 7% ha detto “eccellente”; Il 14% ha detto “molto bene”, il 29% ha detto “abbastanza bene”, ma poi il 10% ha detto “abbastanza male”, il 5% ha detto “molto male” e il 10% ha detto “terribilmente”.

Ciò significa che il 25% ha dichiarato che il capitalismo funzionava piuttosto male, molto male o terribilmente male. Questo, di per sé, indica l’inizio del cambiamento.

E in Gran Bretagna ciò è ancora più chiaro. È stato chiesto alla gente: “Quali sono le parole che associ più strettamente al capitalismo?” La prima parola è “avidità”, al 73%, poi “pressione costante per ottenere risultati”, 70%, “corruzione”, 69%. Il 42% degli intervistati è d’accordo con l’affermazione secondo cui il capitalismo è dominato dai ricchi e che sono loro a dettare l’agenda politica. Questi sono solo alcuni sondaggi isolati.

Ci sono altre indicazioni. In America, ad esempio, il Partito Comunista, il CPUSA, afferma di aver reclutato 8.000 giovani negli ultimi due anni. Qual è la ragione di ciò? Ebbene, vedete, molte persone oggi, soprattutto i giovani, sono alienate dall’establishment politico esistente e stanno cercando un’alternativa, un’alternativa rivoluzionaria.

Se si guarda all’ultimo periodo, a partire dalla crisi del 2008, le cose non sono rimaste ferme. La prima espressione era uno spostamento nella direzione di quelli che potremmo chiamare i “riformisti di sinistra”. Non sono molto di sinistra, ma continuiamo pure a chiamarli con questo nome.

C’erano Syriza in Grecia, Podemos in Spagna, Bernie Sanders negli Stati Uniti e Jeremy Corbyn in Gran Bretagna. Abbiamo spiegato molte volte i limiti dei riformisti di sinistra. In ogni singolo caso hanno suscitato enormi aspettative, enormi speranze, che in ogni singolo caso sono svanite. I riformisti di sinistra hanno sempre capitolato nel momento della verità.

Ma ora c’è un vuoto. Ovviamente la vecchia sinistra è completamente demoralizzata. Il 99% di loro sono finiti. Non dobbiamo perdere tempo con queste persone. Non riporre alcuna speranza in loro: sono senza speranza, non hanno fiducia neanche in se stessi.

Vi ripeto un parallelo che ho già fatto in precedenza. Sapete tutti che non sono inglese. Sono gallese e ne sono orgoglioso. Gallese di nascita, per sentimento, e internazionalista proletario per convinzione.

Sono effettivamente nato sulle rive dell’Oceano Atlantico, in una città chiamata Swansea, che a quei tempi era una bella cittadina. E dalla finestra della mia camera potevo sentire le sirene delle navi che si affacciavano su una bellissima baia. Ci sono molte baie in quella zona, baie bellissime, con chilometri di sabbia.

Se camminavi lungo queste vaste distese di sabbia quando la marea si ritirava, avresti potuto vedere tutta una serie di diverse creature portate a riva. Pesci morti e morenti. Conchiglie vuote, gusci. Ovviamente il mare si ritirava poi tornava nuovamente. E quando il mare tornava, sapevi che avrebbe spazzato via tutta quella schifezza. Tutta questa spazzatura sarebbe stata spazzata via. E l’oceano respirava nuovamente con ossigeno fresco, con una nuova vita.

Sto descrivendo la lotta di classe. Vediamo tutta la spazzatura rimasta dalle rivoluzioni sconfitte del passato: buoni a nulla, pesci morti e morenti. Sapete, il pesce comincia a marcire dalla testa.

Ma la lotta di classe non è determinata dai pesci morti. E ora stiamo assistendo a un cambio di rotta, compagni. Questo è ciò a cui stiamo assistendo. Parlo per me, parlo per Rob e altri compagni, quando dico: abbiamo vissuto tante cose, buone, cattive o indifferenti.

E per molto tempo questa organizzazione ha lottato controcorrente. È molto difficile lottare contro la corrente. Ma ora il corso della storia è decisamente girato a nostro favore. E ora, finalmente, stiamo nuotando nella giusta direzione con la marea, la marea della storia. Quanto ai pesci morti, lasciamoli affondare. E affonderanno.

Ognuno di loro affonderà senza lasciare traccia. Perché non hanno le idee, le prospettive, le tattiche e la strategia necessarie, cose che solo noi possediamo.

E mentre dico questo, non lo faccio per darmi delle arie o per vantarmi. È fuori luogo. Persone del genere non dovrebbero avere posto nella nostra organizzazione. Siamo ancora una forza relativamente piccola. Anche se stiamo rapidamente facendo grandi passi in avanti, dobbiamo avere il senso delle proporzioni. I compiti che abbiamo davanti sono immensi. Ma gli eventi si stanno muovendo rapidamente. Dovete afferrare questo dato di fatto. Vi avviso ora: le condizioni possono cambiare.

In ogni singolo paese, le condizioni possono cambiare e la coscienza può cambiare in 24 ore. Dobbiamo essere preparati. E come ci prepariamo? Bene, è molto semplice. In passato bisognava lottare per convincere la gente della correttezza delle idee comuniste e marxiste. Non più. In tutti i paesi è un dato di fatto, un fatto empiricamente verificabile. Non l’ho inventato io: migliaia, decine di migliaia, centinaia di migliaia, probabilmente milioni di giovani stanno già traendo le giuste conclusioni. Hanno già accettato l’idea del comunismo. Desiderano il comunismo. A queste persone, anche il “socialismo” non suona bene. In qualche modo, sembra un’idea debole. Sembra legato al riformismo. Non funziona. Non risponde a ciò che sentono nel loro intimo, nei loro cuori, nelle loro anime.

Mi direte: “Bene, questi ragazzini sono molto inesperti. Non hanno studiato. Non sanno. Non sono dei veri marxisti”. Non è corretto. Sono dei veri e propri marxisti. Sono veri comunisti. Sapete, sono comunista da quando ero bambino, e anche Rob, veniamo da una famiglia comunista della classe operaia. Ero comunista prima di leggere qualsiasi libro. I libri sono importanti. Sono fondamentali. Senza quella conoscenza non saremmo nulla. Saremmo come degli apprendisti e non va affatto bene.

Tuttavia, il vero comunismo non viene dai libri. Viene dall’anima. Viene dal tuo istinto e dalla necessità di combattere, di cambiare le cose. Questi ragazzini si definiscono comunisti. Potrebbero non aver mai letto il Manifesto del Partito Comunista. Ma sono comunisti. Non abbiamo bisogno di convincere questi ragazzi. Ci stanno cercando. Dobbiamo trovarli. Dobbiamo stabilire contatti ovunque si trovino.

Io stesso sono impressionato – non è sempre facile impressionare le persone – ma anch’io sono impressionato dai meravigliosi resoconti che ricevo. Non solo dalla Gran Bretagna, il che è fantastico. I compagni in Gran Bretagna hanno cambiato nome al giornale. Si intitola Il Comunista ed è uscito giovedì per essere diffuso. Qual è stata la risposta? Meravigliosa. Meravigliosa. Direi incredibile, ma non lo trovo incredibile. Lo trovo perfettamente credibile.

Le persone vengono da noi perché ci cercano. Stanno cercando la bandiera del comunismo. Non sono interessati al resto. Questo periodo, compagni, è fatto per noi. È fatto per questa Internazionale. È fatto per voi.

Non ci sono più scuse adesso, nessuna scusa, assolutamente nessuna, per non riuscire a costruire in modo enorme. Non solo una crescita marginale – no, no, no, no – un grande aumento. Raddoppiamo il numero di compagni. Per l’amor di Dio, è possibile. Non dobbiamo iniziare cercando gli eventuali elementi di difficoltà. Trovarli non è difficile. Le difficoltà sono nella vostra testa e non nella situazione oggettiva. Ciò che dobbiamo fare è raggiungere questo settore molto grande.

Cosa disse Eraclito? “I cercatori d’oro scavano molto e trovano poco”. È così da molti anni. Ma oggi, possiamo correggere Eraclito, dato che non dobbiamo scavare molto e separare la terra dall’oro. Dimentichiamoci la terra. C’è un ricco giacimento d’oro che aspetta solo di essere scoperto, e dobbiamo scoprirlo. È proprio lì, non ci vorrà molto.

Tutto quello che dovete fare è mettervi all’angolo della strada, proclamare il comunismo, prendere uno striscione, prendere se possibile un giornale, e l’oro arriverà a voi. Verranno da voi.

I problemi e i compiti iniziano da lì. Ma sono problemi nuovi, nuovi compiti, grandi compiti: il tipo di compiti che dovremmo accogliere con entusiasmo e afferrare con entrambe le mani.

Compagni, questo incontro della direzione dell’Internazionale, non deve essere come tutti gli altri che abbiamo mai avuto nella nostra storia. No. Dobbiamo basarci su questo.

Questa riunione non deve essere una riunione di ordinaria routine, perché il periodo non è un periodo di ordinaria routine. Ciò che vi sottopongo non è pieno di enormi difficoltà: nulla di ciò che ho detto dovrebbe spaventare nessuno.

Ma dobbiamo cogliere l’opportunità. Questa campagna che abbiamo lanciato – la campagna “Sei comunista? Allora organizzati” – ha ricevuto un’enorme risposta. E tutti i nostri nemici e rivali restano a bocca aperta. Non riescono a capirlo.

Queste gruppi settari, queste miserabili gruppi settari, non hanno mai capito nulla del comunismo, di Marx, di Engels, di Trotskij o di qualsiasi altra cosa. Niente. Sono inutili. Ecco perché sono tutti in crisi e subiscono delle scissioni. E gli auguriamo buona fortuna per le loro scissioni: avanti così!

Non siamo interessati a nulla di tutto ciò. A proposito, presto ci manderanno delle lettere. “Per favore, possiamo avere un fronte unico? Vi unirete a questo? Vi unirete a quell’altro?”. Devono pensare che siamo dei terribili settari. Per loro siamo noi i settari, lo siamo sempre stati e lo saremo sempre.

Negli anni ’60, anche allora, ricevevamo lettere da loro. Vi unirete a questo? Vi unirete a quello? Ricordo sempre quello che diceva Ted: “Non rispondere. Buttale direttamente nel cestino della carta straccia.”

Non ci interessa nulla di ciò che questi signori pensano, dicono o fanno. Sono finiti. Al contrario, siamo l’unica organizzazione che ha la responsabilità di rifondare il comunismo. Dobbiamo operare una svolta verso la creazione di partiti comunisti.

Abbiamo cominciato a farlo in Brasile e in altri posti. Questo è lo spazio che ora cercheremo di occupare.
I compiti che abbiamo davanti sono enormi. Ci pongono una sfida. Ma, sapete, Rob e io abbiamo appena prodotto un libro su Lenin. Non vi sto chiedendo di leggerlo. Vi sto chiedendo di studiarlo nel dettaglio. In questo libro troverete la seguente lezione: nessun compito fu mai troppo grande per Lenin.

Ci occuperemo di questi compiti. Risolveremo i problemi. E costruiremo una forte Internazionale Comunista, che sarà una forza seria, non solo capace di osservare gli eventi e commentarli, ma che inizierà a diventare una forza reale capace e disposta a partecipare alla lotta di classe che si sta sviluppando in tutti i paesi.