Grecia, i dirigenti di Syriza si preparano al governo

Nel redigere la finanziaria 2014, il governo greco ha annunciato a ottobre che si aspettava una crescita dello 0,6% del PIL per il prossimo anno, finalmente, dopo una lunga recessione di 6 anni. Se questo si realizzerà però, è tutto da dimostrare. L'OCSE, che ha meno motivi per ingannare il popolo greco, prevede infatti un'ulteriore contrazione dello 0,4%, che farebbe del 2014 il settimo anno consecutivo di declino economico.

Dall'inizio della crisi nel 2008, il PIL ha subito una contrazione complessiva del 25%, un milione di persone ha perso il lavoro, la disoccupazione è ufficialmente al 28%, 2,5 milioni di persone non hanno alcuna protezione sociale, a un milione di lavoratori sono dovuti salari arretrati e ci sono stati migliaia di suicidi: tra il 2008 e il 2010 più di 2.500 casi, un aumento di un terzo dal periodo precedente. Da allora il tasso di suicidi ha continuato a crescere.

La Grecia è riuscita a evitare il default totale solo indebitandosi ancora di più con la troika (costituita dall'UE, dalla Banca centrale europea e dal Fondo monetario internazionale) sin dal 2010, con prestiti per 240 miliardi di euro. In cambio la troika ha mantenuto una stretta sorveglianza sulle politiche economiche del governo greco, spingendo per l’adozione di severe misure di austerità, che hanno alla fine prodotto il tanto atteso avanzo primario, cioè l'avanzo delle spese pubbliche prima del pagamento degli interessi sul debito. Nel 2013 questo surplus si attesta a circa 800 milioni di euro (0,4 per cento del PIL ), che dovrebbe permettere alla Grecia di beneficiare di un'ulteriore riduzione del debito. Il governo punta a ottenere un altro avanzo di bilancio nel 2014.

L' obiettivo dichiarato del governo è quello di ridurre il debito pubblico al 124% del PIL entro il 2020 dal 176% di oggi, però l'OCSE ha pubblicato una previsione con cifre differenti, che mostrano il debito pubblico al 157% del PIL, cioè praticamente lo stesso livello del 2012.

Anche se per la prima volta dallo scoppio della crisi nel 2008 la Grecia ha raggiunto un avanzo primario, il pagamento degli interessi sul debito ha rappresentato il 3,8% del PIL nel 2013 e la stima è che salirà al 4,4% quest'anno. È l'enormità del debito che rende insignificante il già piccolo avanzo primario, dato che dopo aver pagato gli interessi, le finanze statali finiscono comunque in rosso.

Il governo, come spiegavamo sopra, nel preparare la finanziaria 2014 ha previsto una certa crescita economica, sperando che i segnali di ripresa in altre parti d'Europa possano dare po' di respiro alla Grecia. Mentre però l'OCSE prevede una contrazione dello 0,4%, altri osservatori economici si aspettano che l'economia greca si contragga fino al 1%, continuando così il crollo prolungato.

La pressione costante sui redditi sta avendo un effetto negativo sul mercato interno. Più austerità viene imposta, più si perdono posti di lavoro, più diminuiscono i salari e dunque si ha una spirale discendente di redditi e consumi. Oggi circa il 20% della forza lavoro guadagna 500 euro al mese o meno, mentre un altro 43% guadagna 800 euro al mese o meno. Ci sono casi di giovani lavoratori assunti legalmente 40 ore a settimana con contratti da 320 euro al mese!

Dal punto di vista dei padroni greci, non c'è alternativa alla prosecuzione delle pressioni sui lavoratori. Per essere più competitivi sui mercati europei e mondiali devono ridurre il costo del lavoro. Siccome i livelli di investimento sono bassi, la loro unica opzione è attaccare i salari. Infatti, negli anni scorsi questi ultimi sono stati tagliati drasticamente.

Secondo l'Institute of International Finance, dal 2010 il taglio dei salari greci è stato rilevante. Il costo del lavoro per unità di prodotto si è ridotto di circa il 20%. Le retribuzioni orarie nel settore pubblico sono state ridotte di circa il 33% .Tuttavia lo stesso documento conclude che occorre fare di più.

E mentre i lavoratori sono costretti a pagare per una crisi non creata da loro, i padroni stanno facendo enormi profitti. Le società greche quotate alla Borsa di Atene hanno registrato nel 2013 un aumento di oltre il 150% della redditività. Quello che sta accadendo è chiaro: il crollo dei salari sta portando a una ancora maggiore concentrazione del capitale in poche mani. La produttività può salire in vari modi: investendo in tecnologia più avanzata, tagliando i salari, rendendo la forza lavoro più "flessibile" o mediante la combinazione di tutti questi fattori. Questo è quello che hanno fatto i padroni tedeschi. Nel caso della Grecia mancando gli investimenti da parte della borghesia gli aumenti della "produttività" sono stati ottenuti solo a spese della classe operaia, attraverso licenziamenti e tagli salariali.

L'evasione fiscale delle grandi aziende private è dilagante in Grecia. Ma il governo, invece di costringerle a pagare le tasse, concede loro pure agevolazioni fiscali, come nel caso degli armatori, mentre continua a perseguitare coloro che non sono in grado di pagare!

Un governo debole

Tutto questo rende il governo molto impopolare. Il governo Samaras, formato da una coalizione del partito conservatore Nuova Democrazia (ND) con il Pasok e Dimar (Sinistra democratica, una scissione di destra del Synaspismos, il partito che ha poi creato Syriza), governa il paese sulla base dei risultati delle elezioni del 2012, ma ha ora l’appoggio di una minoranza dell'elettorato: i tre partiti della coalizione non raccolgono più del 27-28 % nei sondaggi. Uno di questi, Dimar, potrebbe anche non esprimere deputati in base ai suoi attuali consensi.

Infatti, la legge elettorale ha una soglia di sbarramento del 3% a livello nazionale. La borghesia greca sta cercando di utilizzare tutti i voti che può per sostenere l'attuale coalizione. Questo spiega perché, ad esempio, fanno pressione sul Pasok e su Dimar per unificarli in un unico partito  di “centro-sinistra”. La fusione potrebbe avvenire prima delle prossime elezioni generali e permetterebbe di non perdere i voti per Dimar rendendoli utili nella complicata aritmetica politica del paese. C'è anche una crescente pressione per dividere i Greci indipendenti (una scissione di Nuova democrazia, ndt), per utilizzare almeno una parte di questo partito per rafforzare il governo. Tutto ciò non sarà tuttavia in grado di porre fine al processo generale di indebolimento della coalizione.

Le elezioni europee di maggio potrebbero rivelarsi la pietra tombale sul governo. Più di ogni sondaggio, le elezioni riveleranno le vere opinioni della popolazione e una grande sconfitta per i tre partner della coalizione, con ND sotto al 20%,  potrebbe spingere il governo a dimettersi, aprendo la strada a elezioni anticipate. In effetti, alcuni commentatori borghesi hanno persino suggerito che un tale scenario avrebbe giustificato lo svolgimento di elezioni politiche in concomitanza con le elezioni europee per così togliersi il pensiero.

Il governo ha anche perso molta della sua maggioranza parlamentare iniziale, per le molte defezioni. Inizialmente aveva una maggioranza di 179 deputati su un totale di 300, ora è sceso a 152, praticamente poco più della metà. Questo perché la pressione costante sui parlamentari affinchè votino severe misure di austerità ne spinge alcuni a riflettere sulla propria carriera parlamentare personale, poiché sanno che non saranno rieletti. Il gruppo parlamentare del Pasok non è più sotto il pieno controllo di Venizelos e in ND molti parlamentari hanno annunciato che non voteranno a favore di nuove misure di austerità, nuove tasse o per fornire il diritto alle banche di rientrare in possesso delle case dei debitori.

Allo stesso tempo, il capitale finanziario internazionale non è soddisfatto di come il governo cerca di imporre l'austerità. Hanno ora messo in piedi due campagne. Vogliono che le banche possano riprendersi le case delle famiglie in ritardo con i pagamenti dei mutui e vogliono le cosiddette "riforme del mercato del lavoro", ossia la libertà totale di licenziare.

Il governo greco è pienamente consapevole del fatto che dare la possibilità alle banche di iniziare un'ondata di pignoramenti potrebbe portare nelle piazze milioni di persone, non appena una famiglia dopo l'altra comincerà ad essere cacciata dalla propria casa. Vedremo molte esplosioni locali quotidiane di protesta in ogni quartiere delle grandi città e la libertà di licenziare aggraverà ulteriormente la situazione già terribile del lavoro.

Samaras sostiene che accettare queste ultime proposte significa la rivoluzione in Grecia e la caduta del governo ... e ha ragione! Il problema è che la troika insiste perché la borghesia tedesca vuole inviare un messaggio chiaro a tutti i paesi del Sud Europa. Non può permettersi di fare troppe concessioni alla Grecia in quanto ciò costituirebbe un precedente per il Portogallo, la Spagna e l'Italia, che chiederebbero concessioni simili, qualcosa che il capitale tedesco non può consentire.

Il capitale tedesco spreme quello greco

Le divergenze tuttavia, non riguardano solo quanto attaccare i lavoratori greci. La borghesia greca vorrebbe più tempo per cercare di attutire un po' il colpo ed evitare una nuova ondata di mobilitazioni dovute alla rabbia dei lavoratori e dei giovani. Per questo, le differenze tra la classe dominante greca e la grande borghesia europea, soprattutto tedesca, sono profonde sia sul quanto tagliare sia sul ritmo.

Ci sono, tuttavia, altri aspetti importanti per la borghesia greca, irritata dalla troika perché quest'ultima vorrebbe anche prendere il controllo del sistema bancario greco. La troika ha ora de facto il controllo delle banche greche. Molte grandi imprese greche che hanno debiti con le banche greche hanno problemi a restituire i prestiti. Così il nuovo padrone delle banche greche, la troika, invece di rinegoziare con i padroni greci offrendo loro nuovi prestiti per coprire i vecchi, li costringe ad aumentare il numero di azioni nelle proprie imprese (in altre parole a cercare nuovi capitali per le aziende). Il problema è che i capitalisti greci non possono competere con i più potenti investitori stranieri nel fornire questa ricapitalizzazione perciò rischiano di perdere il controllo delle proprie imprese a favore dei grandi fondi di investimento stranieri, che hanno molti soldi e possono prendersi le grandi imprese greche e sfruttare la loro posizione consolidata sul mercato. In questo modo le banche in mano alla troika saranno in grado di riavere i soldi dei prestiti e diventare più redditizie (avendo meno crediti anomali).

Tale meccanismo può portare a una possibile “cura” veloce per le banche greche e fornire alla troika degli investitori a cui venderle. Il problema è che i prestiti in sofferenza sono ora il 30% del totale mentre quelli con ritardi nei pagamenti hanno raggiunto il 65%. Questa è la base materiale che spiega perché Samaras ha recentemente adottato una posizione più ferma nei suoi negoziati con la troika. La borghesia greca ha paura sia di un movimento rivoluzionario sia che le continue politiche di austerità portino a una completa perdita di controllo sul mercato interno greco.

La troika sta inoltre facendo pressione sulle banche greche perchè vendano tutte le loro controllate nei Balcani. La Direzione Generale per la competitività della Commissione Europea ha iniziato a fare pressioni sulle banche greche perchè non trasferiscano fondi alle loro filiali nei paesi balcanici confinanti e riducano le loro operazioni. Alcuni funzionari della Commissione hanno anche chiesto un immediato ritiro delle banche greche dai Balcani. La stessa Commissione ha chiesto la vendita urgente delle attività delle banche greche, per poter rimborsare i finanziamenti ricevuti dallo stato.

Infatti, prima della crisi economica, le banche greche avevano oltre 1900 sportelli nei Balcani, che impiegavano oltre 20.000 addetti, con impegni finanziari per 70 miliardi di euro e una quota del 15 per cento del capitale bancario complessivo nella regione. Tuttavia, a causa della crisi interna, le banche greche sono state costrette a ritirare gran parte del loro capitale dalla regione.

E ora, il capitale finanziario principalmente tedesco sta scacciando i banchieri greci per rafforzare la propria posizione nei Balcani, l'unica regione in cui il capitale greco aveva una certa influenza esterna oltre la madrepatria. Quindi il ruolo internazionale già precario della borghesia greca rischia di esseree cancellato. Ecco perchè quest'ultima, o almeno una sua parte significativa, è alla disperazione tanto che potrebbe dichiararsi presto a favore di un ritorno alla dracma! Questo verrebbe combinato a una forte retorica nazionalista, come quella usata dai Greci Indipendenti.

Così vediamo che la borghesia greca, pur in conflitto con i lavoratori greci - e in questo alleata con i capitalisti delle economie più forti - è anche in conflitto con questi ultimi per il controllo dei mercati che in precedenza erano considerati esclusivamente greci.

Lotta di classe

Il conflitto principale, tuttavia, è con i lavoratori greci che hanno dimostrato più e più volte la loro volontà di combattere. Dallo scoppio della crisi ci sono stati 30 scioperi generali di 24 ore e 48 ore e cinque grandi mobilitazioni contro l'austerità (maggio 2010, maggio-giugno 2011, ottobre 2011, febbraio 2012, novembre 2012) e il più recente è stato il movimento di scioperi a settembre 2013.

A settembre c'è stato l'ultimo di una lunga serie di scioperi generali, uno sciopero di 48 ore contro le proposte del governo di licenziare migliaia di lavoratori del settore pubblico. Lo sciopero ha coinciso con la visita dei funzionari della troika “per verificare l'avanzamento delle riforme promesse”, cioè per assicurarsi che il governo greco non fosse tenero con i lavoratori! Lo sciopero ha interessato trasporti, scuole e ospedali.

L' ondata di scioperi nel mese di settembre in realtà si è rivelata debole e di breve durata perchè i dirigenti sindacali di categoria, così come Syriza e il KKE, pur promettendo di aumentare la pressione sul governo, non hanno offerto una strategia concreta per intensificare la lotta e portarla alla sua logica conclusione: una lotta totale per far cadere il governo e fermare l'austerità.

Ci sono stati ormai molti scioperi generali e non hanno smosso il governo di un millimetro. Nonostante la rabbia espressa dai lavoratori e dai giovani, il governo continua a portare avanti  tagli e ancora tagli senza sosta. Ciò ha avuto l'effetto di screditare la stessa idea di sciopero generale e ha smorzato l'entusiasmo dei lavoratori verso la possibilità che quelle azioni possano effettivamente avere effetto sul governo. Un tipico commento del settembre scorso era questo: “non credo che gli scioperi possano dare di più. Penso che i sindacati stiano solo cercando di dimostrare che stanno facendo qualcosa. Si è mai visto uno sciopero ottenere qualcosa?”. Quello che sta accadendo è chiaro. I lavoratori si sono mobilitati molte volte senza risultati concreti e quindi non vedono una chiara  via d'uscita. Questo spiega il “riflusso”: ma allo stesso tempo sono molto radicalizzati. Ondate di scioperi e radicalizzazione non appaiono sempre insieme. Sarebbe sbagliato dedurre dalle statistiche sugli scioperi degli ultimi mesi che non c'è radicalizzazione. Si può avere radicalizzazione senza movimento nelle piazze.

Si deve anche tener conto della grave crisi economica che indebolisce la classe lavoratrice sul fronte sindacale, soprattutto nel settore privato. In generale, lo shock di una crisi profonda può paralizzare i lavoratori per un certo periodo. Serve a poco uno sciopero contro un padrone che sta chiudendo la fabbrica. Questo spiega anche perché alcune vertenze non hanno portato ad occupazioni di fabbriche, appena gli operai hanno capito che non bastano semplici scioperi e manifestazioni. Lo sciopero molto combattivo e durato mesi dei lavoratori universitari in autunno è stato sintomatico dello stato d'animo di profonda rabbia, così come lo sciopero dei medici che lavorano nella sanità pubblica nazionale. Purtroppo, in tutti questi casi i lavoratori non hanno trovato una direzione all'altezza del compito di generalizzare queste lotte, compreso il fronte sindacale del KKE, il PAME.

Si è dunque insinuato un elemento di stanchezza. Questo non vuol dire che la rabbia sia svanita o che si siano risolti i problemi. Al contrario, le condizioni dei lavoratori peggiorano di giorno in giorno. Ora la popolazione viene colpita anche nell'aria che respira. Negli ultimi mesi gli inquinanti atmosferici in alcune parti di Atene hanno raggiunto livelli 15 volte superiori a quelli raccomandati dall'UE. Ciò è dovuto al fatto che, poiché le persone non possono permettersi di pagare l'energia elettrica e il gas, hanno cominciato a scaldarsi usando stufe a legna, spesso comprando legname di scarto di pessima qualità.

Ma, come abbiamo detto, la mancanza di un movimento non significa che la rabbia e la voglia di cambiamento siano scomparse. In realtà, la mancanza di movimento indica che i lavoratori  sentono che è necessario fare qualcosa di più grande. Ci sono stati alcune lotte molto dure di recente, ma sono rimaste isolate e non hanno portato a un movimento più ampio. Dopo tante mobilitazioni di massa e scioperi generali che non hanno ottenuto nulla i lavoratori sono delusi. Così, non avendo ottenuto passi avanti sul fronte sindacale, i lavoratori stanno rivolgendosi al fronte politico per una soluzione nelle prossime elezioni.

Conservatorismo dei dirigenti dei lavoratori

La cosa paradossale in tutto questo è che i dirigenti dei lavoratori traggono conclusioni completamente sbagliate da questo sviluppo. Usano questa tregua per far credere che i lavoratori non sono disposti a combattere. Invece di ammettere le proprie responsabilità in questa situazione, ci spiegano che manca la volontà di lottare. I leader di Syriza usano questa scusa per avanzare un programma ancora più moderato, con la scusa che non esiste un vero sostegno per un programma di lotta socialista. Pur responsabili di questa situazione, ne danno la colpa alle masse.

Ora Syriza subisce pressioni immense dalla borghesia greca. Da un lato vi è stata una massiccia campagna di propaganda volta a spaventare gli strati più conservatori della popolazione per spingerli a non votarla. Questa propaganda raffigura Syriza come il “pericolo comunista”, un partito che vuole confiscare tutto, il classico allarmismo che abbiamo sempre visto nei momenti di crisi acuta del sistema. In questo assalto ideologico da parte dei media borghesi, i marxisti di Syriza hanno ricevuto un trattamento speciale, con grandi denunce nei media e hanno portato i leader di Nuova Democrazia a invitare Tsipras a espellere i marxisti dai ranghi del partito.

Tuttavia, oltre a fare pressione sui dirigenti del partito perchè caccino gli elementi più radicali, c'è un'altra campagna per spingere Tsipras a moderare la sua posizione, diventare più “realista” e così via. Tsipras e gli altri leader di Syriza ricevono molte consulenze gratuite dai commentatori borghesi, il tutto finalizzato a fare di Syriza una forza non in grado di mettere in pericolo il capitalismo una volta al governo.

Nonostante tutto questo, l'unica alternativa che hanno le masse è votare Syriza, nella speranza che un nuovo governo risolverà i problemi e ridurrà alcuni dei tagli che hanno dovuto sopportare. Questo spiega perché negli ultimi sondaggi Syriza è sempre il primo partito, davanti a Nuova Democrazia. Tuttavia, i sondaggi indicano anche che Syriza non gode del sostegno che dovrebbe avere in una tale situazione. In effetti la ragione per cui Syriza è prima non è dovuto tanto a un sostegno crescente ma al fatto che Nuova Democrazia sta scendendo. Non c'è infatti un grosso entusiasmo per Syriza e questo è dovuto al suo spostamento verso una posizione più chiaramente socialdemocratica.

Un sondaggio indica la seguente situazione: Syriza 21%, Nuova Democrazia 20%, Alba Dorata 8,2%, KKE 5,8%, 5,6% il Pasok, Greci Indipendenti 5,6% , Dimar 4,2% , ANTARSYA 1,5%. Altri sondaggi indicano una situazione più equilibrata, in alcuni casi con Syriza avanti, in altri è davanti Nuova Democrazia di poco. Un sondaggio Marc vede Syriza al 29,7% e Nuova Democrazia al 27,8% , mentre un sondaggio Metrisis mette Nuova Democrazia appena davanti a Syriza: il 21,5% contro il 20,6% di Syriza. Il sondaggio Marc ha indicato che ben il 30% degli elettori è indeciso su chi votare.

L'esito più probabile delle prossime elezioni generali sarà una vittoria di Syriza. Ciò che non è chiaro è se, anche con i 50 parlamentari di bonus che la legge elettorale assegna al primo partito, avrà la maggioranza assoluta in parlamento. Se non dovesse essere così, allora i leader di Syriza saranno costretti a cercare alleati con cui formare una coalizione. Se fossero seri sulla lotta alla austerità offrirebbero un'alleanza al KKE. Ciò avrebbe un impatto enorme sull'intero scenario politico greco. Ma, purtroppo, questa è l'ultima cosa che vogliono. In realtà, tra tutti i partiti, Tsipras ha sollevato l'idea di una possibile alleanza con i Greci Indipendenti, una scissione di destra nazionalista di Nuova Democrazia!

I dirigenti di Syriza stanno abbandonando sempre più le loro precedenti posizioni più radicali perchè non hanno alcuna reale alternativa all'economia di mercato, al capitalismo. Ne accettano le leggi e cercheranno quindi di operare entro i limiti del sistema. Ciò significa che, loro malgrado, subiranno fortissime pressioni, una volta al governo, e saranno costretti a cedere e mettersi a cercare i soldi per pagare il debito pubblico.

Un deputato di Syriza, Giorgos Stathakis, ha recentemente rilasciato una dichiarazione spiegando che solo circa il 5 per cento del debito della Grecia, potrebbe essere considerato “illegittimo”, un riferimento a precedenti dichiarazioni di Tsipras che aveva detto che il debito illegittimo deve essere ripudiato! E come se anticipasse cosa accadrà una volta al governo, lo stesso deputato ha sottolineato che “oltre il 90 per cento del debito è il classico debito pubblico negoziato sui mercati, in altre parole obbligazioni. Non vi è alcuna base legale per contestarlo”. Queste parole la dicono lunga su quello che farebbe un governo Syriza, o meglio, non riuscirebbe a fare!

Alba dorata sotto pressione

Vale la pena di commentare quello che è accaduto ad Alba dorata che ha perso la sua dinamica di crescita e si trova ora sulla difensiva. Sotto la pressione della borghesia, i suoi dirigenti hanno dichiarato pubblicamente di non essere fascisti, nel tentativo di ripulire la loro immagine. Tuttavia, nonostante gli attacchi della magistratura e dei media, il loro sostegno elettorale è rimasto stabile.

Il successo elettorale di questo partito nazista di estrema destra è un'indicazione della situazione disperata di uno strato della piccola borghesia, dei piccoli commercianti e delle piccole imprese. Molti di questi sono stati costretti a dichiarare fallimento, ritrovandosi in una situazione di estrema povertà, mentre altri annaspano per tenere la testa fuori dall'acqua, con la costante paura di affogare.

Dopo l'uccisione del rapper di sinistra e anti-fascista Pavlos Fissas, c'è stata un'enorme reazione contro Alba dorata che ha fatto a pezzi i piani della borghesia greca che stava preparando la possibile inclusione di Alba dorata in una coalizione con Nuova Democrazia qualora questo governo cadesse. Si trattava però di un gioco molto pericoloso, considerando le tradizioni storiche della Grecia che arrivano sino alla guerra civile. L'inclusione di elementi apertamente nazisti in qualsiasi governo sarebbe una provocazione per i lavoratori greci. Invece di stabilizzare l'esecutivo, questa mossa potrebbe destabilizzare ancora di più la società greca.

Il problema è che il successo elettorale di Alba dorata ha dato alla testa ai suoi leader. Pensavano di essere a un passo dalla presa del potere, come fossero sulla scia di Mussolini e Hitler. Ma ogni tentativo del genere avrebbe aperto la strada alla guerra civile in Grecia. I lavoratori e i giovani non sarebbero stati a guardare in questo scenario. Così la borghesia doveva tenere sotto controllo contro i neo-nazisti, e lo ha fatto arrestando i suoi leader e dando loro un avvertimento.

Tuttavia, l'obiettivo di questa mossa non è quello di distruggere Alba dorata ma costringerla a ripulire un po' la sua immagine e presentarsi come un partito di destra conservatore più appetibile. Fanno pressione perchè il partito si ripulisca dagli elementi nazisti più violenti. A dispetto di tutti gli attacchi che hanno ricevuto dai media, tuttavia, nei sondaggi conservano una certa forza, dimostrando che c'è uno settore di piccola borghesia che ha perso ogni fiducia nei tradizionali partiti borghesi. Una cosa è votare per Nuova Democrazia, o anche per il Pasok, in tempi di crescita economica, quando tutto sembra andare per il meglio (e della crescita fra i principali beneficiari c'era la piccola borghesia), ben diverso quando questi stessi settori vedono una diminuzione del loro tenore di vita e qualcuno subisce un crollo devastante.

Lo stato in cui si trovano queste persone è qualcosa che i dirigenti riformisti del movimento operaio non capiscono. Considerano la piccola borghesia come un settore permanentemente “moderato”. Li vedono come conservatori che non si sposteranno mai su posizioni radicali e su questa base sviluppano la posizione politica della necessità di moderazione da parte di qualsiasi governo di sinistra. Così ci viene detto che le rivendicazioni radicali, come la nazionalizzazione delle banche e delle grandi aziende, alllontanerebbero questi settori, ignorando che non sono loro a possedere le grandi aziende e le grandi banche, ma ne sono sfruttati! In tempi normali non sembra così, i prestiti aiutano le piccole imprese ad espandersi, e in un mercato complessivamente in crescita c'è spazio anche per i pesci piccoli. Ma nella situazione attuale, i prestiti si sono trasformati in debiti impagabili e in un mercato in contrazione il pesce piccolo finisce mangiato dal pesce grosso.

Alcuni di questi piccoli pesci si sono rivolti ad Alba dorata come un modo per fare fuori i partiti che sostengono l'austerità, Nuova Democrazia, Pasok e Dimar. Piuttosto che cercare soluzioni “moderate”, questi settori sono ora alla ricerca di azioni molto concrete. Alcuni di questi potrebbero appoggiare Syriza, ma non se i leader del partito insistono sul “moderare” il loro programma.

 Quando Tsipras parla alle grandi imprese e le rassicura che la Grecia resterà nell'euro, e che qualsiasi governo guidato da Syriza garantirà i loro interessi, significa che il partito non ha nulla da offrire a queste persone. Se Syriza dovesse schierarsi coraggiosamente per la nazionalizzazione delle banche e delle grandi imprese e contro l'Unione europea, il partito potrebbe attirarli. Come al solito i riformisti in tempi di crisi acuta capovolgono la realtà e prendono la direzione sbagliata.

Tsipras tenta di calmare i nervi dei capitalisti

Nelle fasi iniziali della radicalizzazione della classe lavoratrice e dei giovani greci, abbiamo visto l'ascesa di Syriza e il corrispondente crollo del Pasok. Questo processo è iniziato con i giovani, con un evidente spostamento verso quello che si chiamava Synaspismos tra i ragazzi di 18-25 anni. È stato il discorso radicale di rigetto del memorandum che ha attirato a sinistra lavoratori e giovani.

Ora Tsipras sente il bisogno di diventare un politico “più serio” e uno “statista”. Sta moderando la sua posizione e continuando la svolta a destra. Nel mese di dicembre Tsipras ha proseguito nei suoi tentativi di placare la “comunità economica”. Ha parlato alla Camera di commercio greco-americana. Il quotidiano greco To Vima ha  riferito così il suo discorso:

“Il leader dell'opposizione sta compiendo sforzi ben ponderati per avvicinarsi al mondo degli affari... dal momento in cui Syriza è arrivata seconda alle doppie elezioni dello scorso anno, Tsipras ha compiuto sforzi coscienti per avvicinarsi al mondo delle imprese organizzando una serie di viaggi negli Stati Uniti e incontri con vari soggetti istituzionali. Il discorso di oggi è essenzialmente un seguito alla sua recente apparizione in una conferenza a Austin, Texas, nel mese di novembre, dove ha categoricamente affermato che la Grecia non uscirà dalla zona dell'euro. Gli “sforzi” di Tsipras di avvicinarsi al mondo degli affari non sono passati inosservati: molti imprenditori vicini alla Camera di commercio greco-americana hanno espresso la loro approvazione giudicandolo un partito affidabile, che non si può dire di altri funzionari europei.

“Nel suo discorso il leader di Syriza ha chiesto se avrebbero preferito fare profitti pagando imposte elevate o non fare profitti e ha sostenuto che il suo partito è favorevole a sostenere le imprese greche e gli investimenti che incoraggiano l'innovazione, nel rispetto del lavoro, del fisco e della normativa ambientale ..” (3 Dicembre 2013)

È degno di nota il fatto che gli uomini d'affari considerino Tsipras il leader di un “partito affidabile”. Tsipras ha anche detto che "aiuteremo gli investitori nell'economia reale" e che "i settori pubblico, sociale e privato dell'economia coesisteranno, funzionando in modo chiaramente distinto e complementare". In sostanza sta dicendo ai capitalisti greci e stranieri che dovrebbero investire in Grecia con un governo Syriza e che un tale governo garantirebbe i loro profitti. Queste parole dolci possono rassicurare alcuni capitalisti ma hanno avuto l'effetto opposto sui lavoratori e i giovani radicalizzati che stanno soffrendo le conseguenze delle incessanti misure di austerità introdotte negli ultimi anni.

Radicalizzazione dei giovani...

La svolta a destra di Tsipras ha avuto l'effetto di rallentare la crescita del partito. Stava crescendo sia in termini di voti che di iscritti. Ora, molti nuovi militanti hanno già abbandonato il partito. Nelle sezioni locali del partito si vedono pochi giovani e l'età media degli iscritti è intorno ai 50-55 anni. Verso il partito non c'è più l'entusiasmo di massa delle prime fasi di radicalizzazione. Sul fronte elettorale Syriza è davanti a Nuova Democrazia non a causa di una crescita significativa , ma perché la base elettorale di Nuova democrazia si sta lentamente ma inesorabilmente andando a pezzi per le politiche del governo Samaras.

Ora, un settore di giovani è andato oltre Tsipras. Non si fidano di lui come in precedenza. Hanno cominciato a sospettare che farà la fine di molti riformisti prima di lui. Un settore di giovani sta giungendo a conclusioni apertamente rivoluzionarie e per mancanza di qualsiasi alternativa credibile, in questa fase, i giovani più radicalizzati si rivolgono agli anarchici. Non guardano a Syriza o al KKE ma cercano ciò che essi considerano essere "rivoluzionario". Questa è la natura dialettica della situazione: le masse voteranno per Syriza alle prossime elezioni e molto probabilmente porteranno Tsipras al governo ma all'interno di questa corrente principale c'è una piccola corrente di gioventù radicalizzata che guarda oltre il partito.

...e una svolta a sinistra nei sindacati

Nel frattempo, tra i lavoratori vi è anche un processo di radicalizzazione che - come abbiamo già spiegato - non necessariamente si esprime in scioperi e manifestazioni. Dopo tutto, ne hanno fatti molti senza alcun risultato concreto. I lavoratori hanno tratto la conclusione che un cambiamento di governo è necessario. Questo spiega il voto a Syriza, ma hanno anche tratto la conclusione che per avere azioni efficaci in futuro è necessario un cambiamento dei dirigenti sindacali.

Di recente non ci sono stati grandi scioperi, ma stiamo vedendo una brusca virata a sinistra nei sindacati. Questo si può vedere chiaramente nel mutato equilibrio di forze all'interno di Adedy, la confederazione sindacale del settore pubblico. Paske, la vecchia fazione del Pasok, ha perso metà dei suoi voti all'interno di questo importante sindacato, mentre Syriza ne ha guadagnati il 40%. La frazione di Nuova Democrazia, Dake, ha perso il 20%. A sinistra alcuni dei gruppi di estrema sinistra hanno vinto per la prima volta dei seggi nel consiglio nazionale di Adedy, mentre il Pame del KKE è aumentato del 5%. Ciò ha creato una situazione senza precedenti in cui il Paske ha perso la maggioranza che aveva da decenni e per la prima volta la "sinistra tradizionale" (Kke e Syriza) più alcuni piccoli gruppi di sinistra hanno, messi insieme, una maggioranza in Adedy.
Si tratta di una svolta clamorosa ed estremamente significativa. In passato i lavoratori pubblici erano considerati uno strato privilegiato e conservatore. Ma dopo gli attacchi costanti a tutte le conquiste del passato, con perdite di posti di lavoro e tagli salariali, questo settore si è radicalizzato e ha cominciato a cambiare i suoi dirigenti in cerca di quelli che si ritiene essere leader più combattivi. Questo indica che si stanno preparando per battaglie più grandi ed efficaci in futuro.

Effetti sul Partito comunista

In tutto questo, che sta accadendo all'interno del Partito comunista (il KKE)? Nonostante tutto, continua con il suo approccio settario nei confronti del resto della sinistra greca. Vale la pena di ricordare che con l'approssimarsi delle elezioni nel 2012 c'era un forte desiderio di unità tra i lavoratori e i giovani greci. Ma la direzione del KKE ha rifiutato, come ha fatto per decenni, di applicare la tattica del fronte unico proposta da Lenin in opere come L'estremismo.

Questo spiega quello che è successo nelle elezioni parlamentari di maggio e giugno 2012. Nel mese di maggio il partito ha segnato un aumento molto modesto di circa l'1%, andando all'8,5% ma dopo appena un mese alla seconda elezione ha perso metà dei voti, scendendo al 4,5%, il risultato più basso della sua storia.

Se il KKE avesse dichiarato la volontà di formare un governo con Syriza, ciò avrebbe fortemente  rafforzato entrambe i partiti. Invece i leader del KKE hanno attaccato Syriza descrivendolo come un partito riformista, non migliore del Pasok. Ciò che i dirigenti del KKE non capiscono è che queste affermazioni vanno dimostrate nella pratica, attraverso l'esperienza dei lavoratori stessi. È vero che i dirigenti di Syriza non hanno un programma di superamento del capitalismo e si muovono in una direzione che li farà finire al governo piegati ai voleri dei capitalisti e continueranno le misure di austerità richieste della troika.

I leader del KKE sembrano prevedere solo due possibilità: entrare in un governo di coalizione che porti avanti tagli, indebolendo così ulteriormente il partito o mantenere un approccio settario e ristretto e parlare di un futuro socialista che sarà realizzato una volta che il partito è diventato abbastanza forte per governare da solo.

Tuttavia, tra queste due posizioni vi è un approccio marxista più equilibrato. I dirigenti del KKE avrebbero dovuto offrire un'unità d'azione a Syriza, ponendo però delle condizioni, come la necessità di annullare il memorandum, di cancellare il debito, fermare le privatizzazioni, impedire che la crisi sia pagata dai lavoratori e dai poveri, la nazionalizzazione delle banche e così via. Il partito doveva dichiararsi a favore dell'unità con Syriza a queste condizioni. Poi sarebbe stata responsabilità dei dirigenti di Syriza accettare o rifiutare tale unità.

Invece i dirigenti moderati di Syriza hanno potuto celare il fatto di non avere un programma per risolvere la crisi e possono ora accusare il KKE di fomentare le divisioni e in questo momento questo gioca a loro vantaggio, perchè sembrano essere "non settari".

L'ironia di tutto questo è che, in passato, nel 1989-90 il KKE (quando era ancora un partito unico, compresi quelli che in seguito formarono il Synaspismos, poi diventato Syriza) ha avuto un'esperienza di governo con Nuova Democrazia. Certo, hanno pagato a caro prezzo quella politica, e questo ha segnato da allora le loro posizioni. Dall'estremo opportunismo sono arrivati a un atteggiamento estremista.

Come spiegare questo particolare sviluppo del Partito Comunista in Grecia? Il partito ha una base significativa nella classe operaia e una forza militante notevole, che purtroppo usa per manifestazioni separate dal resto del movimento operaio. Tuttavia su questa base i dirigenti applicano una politica progettata per costruire una sorta di fortezza attorno al partito, all'interno della quale i suoi militanti sono isolati dal resto della società. La direzione teme che qualsiasi ammorbidimento nel forte antagonismo con gli altri partiti di sinistra, in particolare con Syriza, possa ridurre la presa sul partito nel suo complesso e costituirebbe una dimostrazione del fatto che non sanno cosa fare in questa situazione.

Nonostante questo, con il crescente malcontento nella società e tutti i movimenti di massa del periodo recente, è diventato sempre più difficile isolare la base del partito dal movimento di massa. Questa situazione ha portato a una discussione all'interno del KKE sulla tattica del partito. Anche se il partito è strettamente controllato dall'alto e si conosce poco del suo dibattito interno, è chiaro che il malcontento sta crescendo. Viene messo in discussione il permanente settarismo del partito, in particolare all'interno dei sindacati.

Proprio per fermare questa crescente critica dalla base, i dirigenti hanno fatto una significativa svolta a sinistra su una serie di aspetti. La direzione ha abbandonato la teoria delle due fasi in base alla quale la rivoluzione in Grecia avrebbe natura democratico-borghese (la prima fase) e solo dopo diventerebbe socialista (seconda fase). Ora si parla della necessità del socialismo. Sono arrivarti a criticare le idee del leader storico del KKE Florakis (Segretario Generale dal 1972 al 1989), abbandonando la teoria dei fronti popolari, cioè di alleanza con partiti “democratico-borghesi". La rivista teorica del partito ha effettivamente pubblicato articoli contro di lui e la sua eredità ma così tornando alla politica sterile ed estremista del "Terzo Periodo" della fine degli anni '20! Hanno anche pubblicato articoli critici nei confronti del programma di EAM-ELAS (l'Esercito di Liberazione Greco Popolare - Fronte Nazionale di Liberazione, la struttura partigiana del partito alla fine della seconda guerra mondiale) e sono arrivati al punto di attaccare la politica dei fronti popolari adottata al 7° Congresso del Comintern sotto Stalin.

Questa situazione sta portando a un'escalation di scontri all'interno del partito. Vi sono sempre più provvedimenti disciplinari contro l'opposizione interna, descritta come "kruscioviani", il termine con cui etichettano chi si oppone al settarismo del "Terzo Periodo" e si dice a favore di alleanze. Una figura ben nota nel partito che difende tali posizioni è Nikos Bogiopoulos, un giornalista che lavora per il giornale del partito Rizospastis dal 1992, recentemente rimosso dal suo incarico. Bogiopoulos è una figura molto popolare nella sinistra greca, ben oltre il KKE stesso. È molto popolare anche all'interno di Syriza. Quella di Bogiopoulos è in effetti un'opposizione di destra riformista contro la svolta ultra-sinistra del partito, e accusa i leader del partito di essere cospiratori trotskisti. Questa corrente è arrivata a citare articoli che sono apparsi sulla rivista marxista Epanastasi (la rivista della TMI in Grecia), per dimostrare il loro punto di vista. I compagni di Epanastasi hanno commentato positivamente l'abbandono del KKE della teoria delle due fasi, pur  ovviamente criticando il settarismo del partito. Tuttavia, l'ala destra del partito definisce “trotskista” la svolta recente. È una situazione estremamente interessante, in quanto porta la base del KKE a chiedersi che cosa sia il trotskismo.

L' abbandono della vecchia teoria delle due fasi e dei fronti popolari pone chiaramente la ragione per cui per un lungo periodo storico il partito è rimasto attaccato a queste idee, ma il partito ha bisogno di andare oltre. Abbandonare la politica di collaborazione di classe e le idee del fronte popolare è un passo avanti ma ci vuole anche un ritorno alla tattica del fronte unico elaborata da Lenin. Se i dirigenti del KKE tornassero alle idee originali di Lenin, il partito potrebbe svolgere un ruolo significativo soprattutto perché Syriza è sempre più coinvolta nell'applicazione delle politiche economiche borghesi. In caso contrario i dirigenti condannerebbero il partito a uno sterile settarismo che nasconde la loro inadeguatezza nella situazione attuale. Solo le idee originali del marxismo, esposte dalla tendenza comunista di Syriza e nella sua rivista Epanastasi, sono in grado di rispondere alle molte domande che verranno poste dalla base del KKE.

Il prossimo periodo

La situazione di stallo sta per cambiare drasticamente nel prossimo periodo. Il governo zoppica,  e sarà presto sostituito. Tutti i sondaggi indicano che lo scenario più probabile sarà una vittoria di Syriza alle prossime elezioni. In seguito i suoi dirigenti cercheranno di formare un governo di coalizione di qualche tipo. Sarà un'esperienza importante per i lavoratori e i giovani greci. Inizialmente riporranno le loro speranze in questo governo ma ben presto impareranno che Tsipras e gli altri leader di Syriza non hanno soluzioni reali e concrete alla crisi del capitalismo greco.
Questo aprirà la strada a nuove ondate di proteste e lotte di massa. I lavoratori e i giovani non avranno altra scelta che combattere. In questo processo molti strati di lavoratori trarranno conclusioni rivoluzionarie. Questo processo è stato anticipato da quello che sta già accadendo nelle avanguardie e si approfondirà con ulteriori esperienze.

In questo contesto, le idee del vero marxismo avranno un'eco tra le file di Syriza e del KKE , e nei sindacati. Occorre ora rafforzare la tendenza marxista in Grecia e prepararsi per i grandi eventi del prossimo periodo.

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