Spagna: corruzione, crisi capitalista e crisi di regime

Il 31 gennaio il quotidiano spagnolo El Paìs ha pubblicato alcuni documenti che dimostrano come i vertici del Partito Popolare, attualmente al potere, abbiamo ricevuto pagamenti regolari e in contanti dal partito. Quei soldi erano donazioni illegali provenienti da grandi imprenditori, particolarmente del settore edilizio e della sicurezza privata.

È  solo l’ultimo di una serie di scandali legati alla corruzione dei partiti politici e delle istituzioni in Spagna che stanno danneggiando seriamente la reputazione della democrazia borghese nel suo insieme. In questo modo, aumenta la rabbia delle masse che si è accumulata a causa dell’imposizione delle misure di austerità volte a far pagare ai lavoratori la profonda crisi del capitalismo spagnolo.

I documenti pubblicati da El Paìs che mostrano i conti occulti dall’ex-tesoriere del partito Puìs Barcenas, confermano le indiscrezioni pubblicate precedentemente da El Mundo sui leader del PP a cui veniva somministrata una  “paghetta” extra regolare, recapitata in buste marroni. Queste informazioni sono venute alla luce perché Barcenas è stato indagato per frode all’erario relativamente ad alcuni conti segreti che aveva in banche svizzere in cui teneva depositati 22 milioni di Euro. Ma oltre al danno c’è anche la beffa, perché sempre Barcenas, membro del PP di lungo corso, che negli ultimi 20 anni ha ricoperto il ruolo di manager finanziario del partito e dal 2009 per un anno ne è stato anche tesoriere, è riuscito a rimpatriare una parte di quei soldi grazie a un condono fiscale varato dal governo del PP nel marzo scorso. Quando anche quest’ultimo scandalo è venuto fuori, la dirigenza del PP ha cercato di prendere le distanze da Barcenas, sostenendo che non aveva più alcun ruolo nel partito. Ma presto si è venuto a sapere che aveva ancora un ufficio nella sede nazionale del PP.

Le informazioni più recenti pubblicate da El Paìs sui pagamenti ai leader dei partiti coinvolgono l’attuale presidente Mariano Rajoy, l’intera segreteria generale per il periodo coperto dai documenti (dal 1997), i deputati del partito per lo stesso periodo e altri importanti leader come Rodrigo Rato e Jaime Mayor Oreja.

La prima reazione della leadership del PP è stata quella di negare ogni cosa, protestare energicamente e minacciare tutti quelli che li stavano “calunniando”. Comunque, il caso si sta dipanando molto velocemente. Esperti di grafologia hanno dichiarato che la scrittura sui documenti pubblicati da El Paìs corrisponde alla calligrafia di Luìs Barcenas. Il presidente del senato, Garcìa Escudero (PP), ha ammesso di aver ricevuto un “prestito” dal partito che avrebbe poi restituito. Dovrebbe essere questo il motivo per cui il suo nome compare nei conti di Barcenas pubblicati da El Paìs.

Ancora più interessante dei pagamenti riportati nei documenti è forse la provenienza dei soldi. Importanti imprenditori spagnoli, inclusi gli amministratori delegati di compagnie quotate nel IBEX35 (un indice della borsa di Mardid che comprende le 35 aziende a maggiore capitalizzazione, ndt), risultano aver pagato centinaia di migliaia di Euro al partito. Molte di queste compagnie hanno beneficiato di contratti col governo a diversi livelli, particolarmente nelle opere pubbliche. Tra questi sono inclusi, Luìs del Rivero, ex amministratore delegato del gruppo edile Sacyr Vallehermoso; il Marchese di Villa Mir, ex ufficiale del regime di Franco e padrone del gruppo edile OHL (concessionario per le autostrade e altre strade a pedaggio e costruttore dei famosi grattaceli Real Madrid Sport City); José Mayor Oreja, fratello del leader del PP Jaime Mayor Oreja e amministratore delegato del gruppo edile FCC, anch’esso coinvolto in opere pubbliche e nella costruzione dei grattacieli del Real Madrid.

I rendiconti di Barcenas includono anche pagamenti al gruppo Basta Ya!, che è poi divenuto il partito politico UpyD. L'UpyD è un partito populista di destra, che si presenta come “né di destra né di sinistra” ma impegnato solamente nella “lotta alla corruzione”. Nelle carte sono anche menzionate donazioni fatte dal PP al portate internet di estrema destra Libertad Digital.

Ma questo non è l’unico scandalo legato alla corruzione ad occupare i titoli dei giornali spagnoli. Un importante parlamentare del CiU, partito catalano della borghesia nazionalista, Xavier Crespo, è indagato con l’accusa di aver ricevuto soldi dalla mafia russa quando era sindaco di Lloret de Mar. Tutta una serie di ex dirigenti del governo catalano sono accusati e sotto processo per aver deviato i fondi per il finanziamento per la formazione dei disoccupati verso il proprio partito CDC (parte della coalizione CiU). A quelli coinvolti in questo caso, conosciuto come Pallerols dal nome di uno dei principali accusati, sono stati riconosciuti degli sconti di pena (in sostanza, ciò significa che non finiranno in carcere) in cambio della restituzione di parte delle somme sottratte, pagate dal partito stesso. E nessuno dei leader del partito si è dimesso.

Nel frattempo, le indagini sul genero del Re Juan Carlos, Urdangarin, hanno rivelato che usava le proprie credenziali reali per sottrarre soldi dalle istituzioni pubbliche, dai governi regionali e locali per aumentare la propria ricchezza personale e dei propri associati. Lo scandalo ha coinvolto l’intera famiglia reale, che adesso ha cancellato Urdangarin dal proprio sito internet ufficiale. Questo ha contribuito alla crescente messa in discussione della monarchia come istituzione.

E non si tratta solo del fatto che le persone e le istituzioni ai vertici sono coinvolte da questi scandali legati alla corruzione. Il fatto è che queste solo le stesse persone e le stesse istituzioni che stanno imponendo politiche di austerità attraverso migliaia di milioni di Euro di tagli, che stanno privatizzando la sanità pubblica, distruggendo la scuola pubblica, salvando le banche con regali da decine di migliaia di milioni di Euro…. tutto sostenuto da argomentazioni come “siamo tutti sulla stessa barca” e “dobbiamo fare dei sacrifici” e “bisogna stringere la cinghia”.

E mentre i ricchi e i potenti non vengono mai presi, raramente vengono condannati e nel caso, non sono mai costretti a fare della galera, un altro caso ha guadagnato le prime pagine dei giornali. Una madre disoccupata di due bambini, che ha speso 193 Euro per comprare cibo e altre cose per i suoi figli con una carta di credito che aveva trovato per la strada è stata condannata a scontare un periodo di detenzione dopo aver già pagato una multa di 900 Euro. Il contrasto è netto e rivela chiaramente come nel capitalismo ci sia una legge per i ricchi e una per i poveri.

La corruzione è parte integrante del capitalismo

Il fatto che i capitalisti abbiano pagato un partito capitalista per fare i propri interessi non dovrebbe sorprendere nessuno. In fondo, succede in continuazione, anche quando i soldi non seguono vie illegali. Marx ed Engels spiegavano già nel Manifesto come “i governi degli stati moderni non sono altro che comitati d’affari della borghesia”. La corruzione è infatti parte integrante del sistema capitalista, un sistema basato sulla mercificazione di tutte le relazioni umane. L’arruolamento di chi fa le leggi e dei politici, le potenti compagnie di pressione (lobby) create con l’intento dichiarato di far approvare delle leggi, l’aggiramento dei regolamenti e in generale il favorire certi affari a scapito di altri sono pratiche diffuse nelle cosiddette “democrazie” capitaliste.

Nel caso della Spagna, la spirale di speculazione e azzardo che si era creata durante l’enorme boom economico che ha preceduto l’attuale recessione, in particolare nel settore edile, ha estremizzato questo caratteristiche. Per poter costruire delle case un’azienda deve comprare un certo numero di consiglieri comunali o di sindaci per ottenere il permesso di edificare su alcuni terreni. Per poter vincere gli appalti per costruire ospedali, strade, aeroporti, potrebbe essere utile corrompere alcuni dirigenti. Se un’azienda vuole una concessione per una strada a pagamento, o per fornire un servizio di revisione, potrebbe aiutare avere qualche amico ai piani alti. O forse, il processo potrebbe essere semplificato se alcuni politici borghesi convincessero imprenditori amici a mettere in piedi un’impresa a cui affidare poi un’apposita concessione.

Se a questo miscuglio aggiungiamo le enormi somme di denaro provenienti dalla mafia operante nei pesi dell’Est che ha trovato nel settore edile una strada molto conveniente per riciclare soldi sporchi allora possiamo vedere come la corruzione sia stata un effetto collaterale necessario e un lubrificante per la gigantesca bolla immobiliare che si era creata in Spagna negli ultimi 15 anni.

La combinazione tra questo fiume di scandali che sono venuti a galla (e la cosa va vanti da anni), la crisi economica (che fino ad ora ha distrutto 3,5 milioni di posti di lavoro, portando il totale dei disoccupati a 6 milioni, con una percentuale record del 26% e oltre il 56% per i giovani) e gli attacchi massicci ai diritti acquisiti e ai servizi pubblici, ha creato un discredito diffuso per tutto l’edificio della democrazia borghese del sistema capitalista.

Cambiamento nelle coscienze

Un sondaggio d’opinione fatto da Metroscopia per El Paìs all'inizio di Gennaio fornisce dati molti interessanti a riguardo. Un soverchiante 97% è d’accordo con la frase “l’attuale crisi porta molte persone ad avere sempre meno fiducia nelle istituzioni politiche”, mentre il 96% è concorde che “le conseguenze della crisi non sono divise equamente tra i diversi settori della società ma pesano principalmente sulla classe media e su quelli con meno risorse.” Lo stesso sondaggio rivela che il 73% degli intervistati pensa che la Spagna sia sull’orlo di una esplosione sociale causata dal livello di povertà e disoccupazione.”

Un altro sondaggio, pubblicato a Luglio del 2012 sempre da El Pais. misurava il livello di approvazione delle varie istituzioni. I dati rivelavano una profonda sfiducia nei confronti delle maggiori istituzioni della democrazia capitalista: l’88% disapprovava il modo in cui le banche e i partiti politici lavorano, l’81% disapprovava il parlamento nel suo insieme, mentre il 68% e il 65% disapprovavano la Corte Suprema e la Corte Costituzionale.

La classe dominante è seriamente preoccupata per la situazione. Possono infatti vedere come le politiche economiche, che servono per far pagare ai lavoratori la crisi del capitalismo, stanno erodendo la legittimazione delle istituzioni che assicurano il normale funzionamento della democrazia borghese. È in atto un processo profondo di politicizzazione di milioni di persone. Ma non c’è stato solo un processo di mutamento nelle coscienze, c’è stata anche una massiccia crescita della partecipazione delle persone nella mobilitazione diretta. Uno studio ufficiale pubblicato alla fine del 2012 rileva che il numero delle manifestazioni tenute nei primi dieci mesi dell’anno è stato di circa 36000 (senza includere i Paesi Baschi e con solo una parte della Catalogna). Un dato che è circa il doppio di quello totale del 2011. Milioni di persone hanno preso parte ad azioni dirette, non solo per quanto riguarda gli scioperi generali e le manifestazioni nazionali indette dai sindacati e dai movimenti, ma anche in migliaia di manifestazioni locali contro i tagli e le privatizzazioni, contro la chiusura di ospedali e biblioteche, in azioni dirette contro il pignoramento delle case, nelle occupazioni di uffici bancari e in altri scioperi e proteste.

Alcuni settori della classe dominante cominciano a chiedersi se il governo del PP nella sua forma attuale, screditato e sfiancato della massiccia opposizione alle politiche di tagli e austerità, sia ancora la sua opzione migliore.

Quando lo scandalo dei pagamenti illegali nel partito al governo è stato rivelato dal giornale di destra El Mundo, un altro giornale di destra ABC, noto per la sua difesa leale del governo del PP ad ogni costo, ha messo in prima pagina una foto dei politici coinvolti nello scandalo e ha titolato “Gli spagnoli dicono basta!”. L’editoriale avvisava:

“Corriamo il rischio, pertanto, di rompere i legami essenziali di un regime democratico, soprattutto quello della legittimità del sistema. Se gli spagnoli non si fidano dei loro politici, ritengono che il loro voto è sprecato o mal utilizzato, prima o poi questa rottura avrà luogo, in cui estremismi ideologici e opportunisti anti-sistema prospereranno.”

ABC ha indetto una campagna di “rigenerazione della politica”, cioè di ripulire la facciata dell’edificio della democrazia borghese, così che la struttura possa essere preservata.

Il sondaggio più recente di El País a gennaio, dà al PP solo il 29,8% dei voti (perdita di oltre 15 punti percentuali rispetto alle elezioni generali del novembre 2011), ma il sostegno per il PSOE socialdemocratico è ancora inferiore, dato al 23,3 (perdita di 5,4 punti dopo le elezioni). Il principale beneficiario del discredito delle due parti principali è Izquerda unida, che ora è data al 15,6% (8,7 punti sopra il suo risultato del Novembre 2011). Non solo il PP ha avuto un collasso tra gli elettori (da un massimo del 46% subito dopo le elezioni), ma anche il PSOE vede il suo sostegno elettorale in costante declino.

Il PSOE è stato screditato da un lato dalle contro-riforme che ha fatto durante il periodo del governo Zapatero, che ha preceduto la vittoria del PP, e dall’altra parte, dal non essersi distinto dal governo Rajoy. La classe dominante è preoccupata che se questa situazione dovesse continuare, Izquierda unida crescerà ancora, incanalando tutto il malcontento che si sta accumulando. Lo stesso sondaggio di El Pais ha mostrato che l'84% degli spagnoli non si fida del presidente Rajoy, ma che un ancora maggiore 91% non si fida del principale leader del PSOE all’ "opposizione", Rubalcaba.

Un governo di unità nazionale?

È  in questo contesto che El País (e El Mundo alcuni giorni prima) ha pubblicato alcune rivelazioni che puntano il dito direttamente contro i vertici del PP e il presidente stesso. Una settimana fa, prima di pubblicare le ultime accuse, un editoriale di El País esortava i leader del PP ad affrontare le accuse di corruzione in modo rapido e esaustivo. Di cosa si stavano preoccupando? La spiegazione era chiara:

"La situazione del partito di governo tira il freno e indebolisce la posizione dell’Esecutivo quando si tratta di affrontare la crisi economica, per decidere come pagare il debito, come combattere la disoccupazione o come rispondere al movimento indipendentista catalano."

In altre parole, El Pais, che rappresenta alcune delle sezioni più lungimiranti della classe dominante spagnola, stava esortando la leadership del PP a fare pulizia in quanto hanno bisogno di un governo forte con legittimità sufficiente per effettuare gli attacchi necessari contro la classe operaia ( "affrontare la crisi economica").
Nella stessa settimana in cui El Pais ha pubblicato questo editoriale, il leader del PSOE, Rubalcaba, ha fatto appello a tutti gli "attori sociali" per un "grande accordo per combattere la disoccupazione", volto a coinvolgere tutti i partiti politici, i sindacati e i capitalisti. Ciò che viene proposto essenzialmente è un leggero rallentamento negli obiettivi di riduzione del deficit, al fine di persuadere i sindacati ad accettare le "riforme strutturali necessarie" (leggere attacchi sui diritti acquisiti della classe operaia).

Ieri, 31 gennaio, dopo che El País ha pubblicato i documenti contabili di Barcenas, l'ambasciatore degli Stati Uniti in Spagna, Alan Solomont, ha fatto una dichiarazione che raccomanda un "patto nazionale contro la corruzione", al fine di affrontare il "discredito della classe politica e del governo" in un momento di così grave crisi.

Tra pochi giorni Mario Draghi avrà un incontro con i gruppi politici del Parlamento spagnolo. L’incontro si terrà a porte chiuse. Non sarà preso alcun verbale e non ci sarà alcuna registrazione. Quasi certamente esprimerà l'ansia della classe dominante europea per la perdurante crisi del capitalismo spagnolo e  rispetto al pericolo di una esplosione sociale in un paese chiave dell’Europa.

La posizione di Rubalcaba riguardo ai documenti pubblicati da El País è stata quella di un uomo di Stato responsabile. Mentre ha fatto appello a Rajoy per rispondere personalmente e pubblicamente alla crisi, ha insistito nelle ragioni per cui lo ha fatto: "Questo è una situazione critica e dobbiamo essere consapevoli del fatto che con la crisi economica non può essere tollerata ulteriormente. Per poter chiedere al paese dei sacrifici, bisogna essere trasparenti." Certo, quello che lo preoccupa non è la corruzione in sé, ma l’impatto che gli scandali potrebbero avere sulla capacità del governo di portare avanti i  tagli ("chiedere sacrifici").

Di fronte a questa situazione, la classe dominante sta già calcolando quale sia la loro opzione migliore. Il governo del PP è seriamente eroso e si appresta a essere travolto dall’opposizione popolare, ma il PSOE non è in grado di assumersi da solo questo ruolo. Ad un certo punto una specie di governo di crisi, o di unità nazionale, o tecnocratico potrebbe essere necessario. Tale governo potrebbe essere giustificato, dalla borghesia, sulla base della lotta contro la corruzione e del bisogno di prendere le "misure necessarie" per affrontare la crisi.

Un’ipotesi che dovrebbe essere contrastata dal movimento operaio. La recente esperienza in Grecia e in Italia dimostra che non ci può essere alcun tipo di unità nazionale di fronte alla crisi del capitalismo. In realtà, ciò che questo significa è rimuovere un governo screditato e sostituirlo con un altro che potrebbe essere temporaneamente utile per ottenere maggiore sostegno ... in modo che l'attuazione delle stesse politiche anti-operaie possano continuare. La classe dominante sta seriamente considerando le sue opzioni per cercare di risolvere quello che è chiaramente una situazione molto esplosiva.

L'intero edificio della democrazia borghese che è stato costruito in Spagna, a seguito dell'ondata rivoluzionaria degli anni 70, è in crisi. A quel tempo i leader dei partiti Socialisti e Comunisti ha tradito le aspirazioni rivoluzionarie delle masse raggiungendo un accordo con i resti traballanti del regime di Franco. Hanno accettato la monarchia imposta da Franco e la bandiera di Franco, abbandonato il diritto di auto-determinazione per le nazionalità oppresse e accettato una forma limitata di democrazia borghese. Un impianto che è durato per diversi decenni, sulla base della delusione enorme dovuta al tradimento della ondata rivoluzionaria, l'elezione del governo PSOE nel 1982, e più tardi il boom prolungato ma debole degli anni 1990/2000. La crisi economica ha distrutto la base di quella stabilità relativa e ha gettato tutto il sistema nel caos.

La sera del 31 gennaio ci sono già state delle manifestazioni spontanee davanti alle sedi del PP in diverse città in tutto il paese. I leader di Izquerda Unida hanno correttamente avanzato le rivendicazioni di dimissioni del governo, di condanna per coloro che sono coinvolti in casi di corruzione e di elezioni anticipate. Questo dovrebbe essere combinato con l'organizzazione, unitamente con i sindacati, con le diverse campagne anti-tagli (le cosiddette mareas), anti-sfratto, ecc. di mobilitazioni che colleghino la lotta contro la corruzione con la lotta contro i tagli, l'austerità e il tentativo di far pagare ai lavoratori la crisi capitalista.

Da un punto di vista più generale, vi è il rischio di cadere nell'idea della necessità di "rigenerare la politica" o di "recuperare la democrazia." Quello che dovrebbe essere spiegato in modo chiaro è che la democrazia capitalista è sempre il dominio di una minoranza non eletta (con mezzi legali o illegali): i proprietari dei mezzi di produzione. Da questo punto di vista, ogni lotta per la vera democrazia deve iniziare con l'espropriazione delle società quotate nell’Ibex35, in modo che le leve fondamentali dell'economia possano far parte di un piano democratico, deciso dalla maggioranza in favore della maggioranza. In questo modo, la lotta contro la corruzione e l'opposizione alle istituzioni esistenti possono essere collegati alla lotta per il socialismo, l'unica vera forma di democrazia che possa esistere.