Pakistan: un movimento rivoluzionario nel cuore dell'Himalaya

Negli ultimi due mesi un movimento di protesta di massa ha scosso la regione del Gilgit-Baltistan, una regione del Pakistan che confina con Cina, India e Afghanistan. Il movimento è nato inizialmente come una reazione agli aumenti dei prezzi dovuti alla rimozione dei sussidi governativi per la vendita del grano nel Gilgit-Baltistan.

Tuttavia il movimento si è rapidamente trasformato in vera e propria disubbidienza civile con caratteristiche rivoluzionarie. Il 15 Aprile uno sciopero a oltranza con sit-in (dharma) ha avuto luogo ed è continuato per due settimane, mostrando l'unità senza precedenti di settori provenienti da una vasta gamma di contesti politici e religiosi nella protesta contro la disoccupazione, l'inflazione, le interruzioni di corrente elettrica, il perdurare dell'oppressione delle minoranze nazionali e l'eliminazione delle sovvenzioni sul grano.

Yadgar Chowk a Skardu (che i manifestanti hanno ribattezzato Tahrir Square) e Garhi Bagh a Gilgit sono stati i principali centri delle proteste e hanno visto riunioni con migliaia di persone. Inoltre le persone provenienti da altre città e villaggi si stanno riversando in questi centri nelle ultime settimane, in cui si sono messe da parte le divisioni religiose ed etniche artificialmente costruite all'interno della popolazione della regione.

Ciò che è criminale e sorprendente allo stesso tempo è il ruolo insidioso svolto dai mass media, soprattutto attraverso la televisione, durante queste proteste. Hanno completamente ignorato il movimento e si sono invece occupati di questioni del tutto marginali come il processo all'ex presidente del Pakistan, Musharraf, o i battibecchi intercorsi tra oscurantisti religiosi, ecc. Anche se c'è stata una copertura mediatica della stampa locale che si è gradualmente estesa quando l'agitazione è proseguita, i media generalisti sono stati appena sfiorati da questo movimento. Questo è stato un chiaro servizio reso al governo locale della regione. Ovviamente questo non è bastato a impedire che la notizia di questo movimento, che è un'ispirazione per i popoli oppressi del Pakistan, si diffondesse in tutto il paese.

Governo locale e governo centrale sono stati impegnati ad accusarsi a vicenda per la crisi, ma la verità è che la classe dominante nel suo complesso non ha una soluzione alla crisi di fronte alle masse, né considera suo dovere trovare una soluzione. Una settimana dopo l'inizio della protesta è stato costituito un comitato sotto la guida del Ministro Federale per il Kashmir, Barjees Tahir. In una conferenza stampa il 24 Aprile la signora Tahir ha detto chiaramente che la sovvenzione per il grano veniva ritirata in Azad Kashmir e nel Gilgit Bltistan.

I sussidi di grano sono stati introdotti dal governo di sinistra di Z. A. Bhutto nei primi anni '70. Secondo le convenzioni delle Nazioni Unite lo stato pakistano era tenuto a fornire sussidi alle persone residenti in zone teatro di conflitto. Questa pratica è proseguita fino alla caduta del governo Musharraf nel 2008. Quando il PPP (Partito del Popolo Pakistano) è salito al potere dopo aver abbandonato lo slogan del socialismo e la sua rivendicazione costituente di “roti, kapda or makaan” (“cibo, vestiti e casa”), ha avviato una politica di graduale diminuzione delle sovvenzioni con conseguente aumento dei prezzi: dagli 850 Rs (rupie) per tonnellata di grano del governo Musharraf a 1100 Rs. Tale incremento ha beeficiato solo capitalisti, politici e burocrati al potere. Con l'arrivo al potere della Lega Musulmana di Nawaz Sharif e sulla base delle pressioni del Fondo Monetario Internazionale, l'attuazione di politiche neo-liberiste è diventata all'ordine del giorno e quel poco che è rimasto del sussidio è stato improvvisamente cancellato spingendo il prezzo del grano ben al di sopra dei 1400 Rs per tonnellata. Nell'attuazione di queste politiche antipopolari Nawaz Sharif ha il pieno sostegno e appoggio del Pimo Ministro del Gilgit Baltistan del PPP.

Come risultto di questo attacco economico, i rappresentanti di oltre 20 organizzazioni religiose, nazionalistiche e politiche, si sono riuniti e hanno formato l'AAC (Comitato di Azione Awami) e hanno iniziato una campagna di rifiuto totale delle politiche di entrambi i governi, regionale e centrale. Il 27 febbraio si è tenuto uno sciopero generale con blocco totale dei trasporti e degli esercizi commerciali a Gilgit, Diamer, Ghizr, Skardu, Astor, Hanza Nagar e altre città in tutta la regione.

I manifestanti hanno respinto non solo il ritiro delle sovvenzioni, ma hanno anche chiesto la fine delle interruzioni di corrente, una battuta d'arresto al nudo sfruttamento delle risorse minerarie del Gilgit da parte delle multinazionali, la creazione di opportunità di lavoro e la fine dello sfruttamento nazionale che inizia con il diritto del Gilgit Baltistan di essere rappresentato nel parlamento federale. Sia il governo provvisorio che quello centrale hanno avuto tempo fino al 10 Marzo per soddisfare queste richieste. La risposta dei governi locali e nazionali è stata l'imposizione dell'Ordine 144, un decreto reliquia del periodo British Raj, che vieta le “assemblee illegali”.

Il 10 Marzo il popolo del Gilgit Baltistan ha sstracciato in mille pezzi questo decreto quando a migliaia sono scesi in piazza a Gilgit, la capitale regionale. Non essendoci quasi nessuna risposta alle loro richieste da parte delle autorità è continuato un programma continuo e intenso di proteste, cortei e scioperi. Secondo un rapporto almeno 3 000 persone hanno raggiunto Gilgit da Diamer. Allo stesso modo i convogli provenienti da Ghizer, Baltistan, Hunza, Nagar e Astore si sono anch'essi uniti ai quasi 15 000 manifestanti che avevano istituito un campo di protesta a Ghari Bagh, l'epicentro delle proteste di Gilgit.

In Skardu,la folla a Yadgar Chowk, si è gonfiata fino a superare le 30 000 persone ed altre continuavano ad affluire il 23 e 24 Aprile. La prima vittima della protesta è stato il ministro , Mohammad Younus Dagha, che è stato licenziato grazie al ruolo giocato come firmatario dell'ordinanza che pone fine alle sovvenzioni di grano. Ma questo cambiamento è stato solo estetico, dato che la decisione sulla sovvenzione era politica e non amministrativa, e non ha soddisfatto i manifestanti.

Un editoriale di un importante giornale del Gilgit, K2, pubblicato il 24 Aprile ha affermato che “le proteste sono entrate nel loro decimo giorno, l'entusiasmo e la passione dei manifestanti non sono venuti meno. Al contrario sono chiaramente aumentati. L'amministrazione locale sta aspettando gli sviluppi di questa protesta e non ha mostrato alcuna volontà di negoziato con i manifestanti. Guarda al governo centrale ed è stupidamente in attesa di una qualche soluzione divina.”

In un'altro giornale del Gilgit in un'analisi dei recenti avvenimenti ha spigato che questa è la prima volta da molti decenni che le persone non solo sono scese in strada, ma sono state in grado di superare le divisioni etniche e religiose. Questo non è più solo un problema riguardante le sovvenzioni di grano: la gente non ne può più di questo sistema. Questo movimento ha, nel corso degli ultimi dieci giorni, unito sunniti e sciiti nella stessa lotta. Un vecchio rappresentante del CAA ha detto che “se il governo si rifiuta di reintegrare il sussidio, proporremo di non riconoscere più questo parlamento di burattini e istituiremo un'assemblea popolare. Questo ministro fantoccio ci costringe a fare questo passo.”

La classe dominante ha tentato di usare la sua arma tradizionale delle divisioni settarie per rompere l'unità del movimento. Il 21 Aprile il leader del Concilio Sciita Ulma ed il ministro per l'acqua e le risorse energetiche, Deedar Ali Shah, con il ministro del MQM (Muttahida Qaumi Movement, un partito di estrema destra radicato soprattutto nella zona di Karachi, fra gli immigrati n Pakistan dopo la partizione del subcontinente indiano del 1947, ndt) per la Pianificazione e lo sviluppo, Raja Azam Khan, hanno detto in una conferenza stampa congiunta che gli sciiti e l'MQM non hanno nulla a che fare con l'AAC e che gli sciiti non parteciperanno alle proteste del movimento. Ma le persone appartenenti alla scuola di pensiero sciita non solo hanno partecipato al movimento, ma hanno anche condannato la dichiarazione resa dai ministri nel corso di una grande manifestazione pubblica a Gilgit. Oratore dopo oratore hanno condannato le tattiche sporche usate dal governo locale, inclusi gli annunci pagati in tutti i giornali locali che invitavano i dipendenti del governo a non partecipare a scioperi e manifestazioni, ed hanno avvertito il governo di non dimenticare quanto successo quando i lavoratori del WAPDA (l'Autorità per l'energia elettrica e per l'acqua, statale, ndt) hanno costretto il governo a consegnare i loro stipendi che venivano trattenuti senza motivo.

Il carattere di questo movimento era decisamente la sua natura di classe ed il controllo da parte delle masse. A causa della pressione incessante del movimento i partiti della classe dirigente sono stati costretti a mostrare solidarietà al movimento. Inoltre anche i capi religiosi di diverse sette, che di solito gridano a squarciagola chiamando tutti gli altri infedeli o anche incitando le persone all'omicidio, improvvisamente hanno ceduto sotto questa pressione di massa divenendo parte del movimento.

Nei prossimi giorni l'elite dominante cercherà di attirare l'AAC a uscire dal movimento. Inoltre compromessi e intese saranno effettuati con alcune sezioni dell'AAC. I giovani e i lavoratori del Gilgit Baltistan devono trarre importanti lezioni da questi eventi e capire che non possono contare su partiti politici religiosi e borghesi ma dovranno creare le proprie organizzazioni e una propria direzione. Per raggiungere questo obiettivo, comitati popolari devono essere istituiti in tutte le città e villaggi della zona in cui giovani, studenti, operai e contadini devono essere rappresentati. Questi devono essere legati con le lotte dei lavoratori e con le loro organizzazioni in tutto il Pakistan, e in particolare con le forze di sinistra in Pakistan, per un completo rovesciamento di questo sistema capitalistico brutale.

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