Messico in fiamme: la lotta del Politecnico nazionale (Ipn)

Il governo reazionario di Peña Nieto continua ad attaccare i diritti di giovani e lavoratori con le sue politiche neo-liberiste. Ad essere sotto attacco questa volta è il sistema di istruzione pubblica. Al centro degli attacchi e delle conseguenti mobilitazioni studentesche troviamo le Scuole Normali Rurali e l’Istituto Politecnico Nazionale di Città del Messico (IPN), istituzioni frutto delle lotte rivoluzionarie del popolo messicano.

Come ti smantello il sistema dell’istruzione pubblica

Questi istituti nascono a seguito del movimento di riforma universitaria che negli anni ’20 ha coinvolto tutto il continente latin-americano e con l’ascesa al potere del governo progressista di Làzaro Cardenas negli anni ’30. Il governo Cardenas, sulla base del protagonismo della classe lavoratrice, attua le riforme che la borghesia messicana, debole ed assoggettata al capitalismo USA, non sarebbe mai stata in grado di compiere. L’IPN nasce per trasformare i figli di contadini e operai in ingegneri, tecnici, professionisti in grado di mettere a frutto le conoscenze acquisite per il progresso del paese, progettando strade, case ed infrastrutture di ogni genere. Le Scuole Normali Rurali hanno, invece, il compito di formare gli insegnanti che andranno ad alfabetizzare la popolazione delle campagne.

Proprio questo sistema viene messo in discussione dal governo Nieto, che punta a trasformare la “tecnica al servizio della patria”, obiettivo della riforma Cardenas, in “tecnica al servizio del mercato”, abbassando il livello di preparazione offerto agli studenti, creando ostacoli sempre più insormontabili all’istruzione di massa, aprendo le porte degli atenei agli interessi privati, trasformando gli studenti in grezza manodopera a basso costo. In pratica segue la logica dominante della borghesia in giro per il mondo (Italia compresa).

Ma la risposta degli studenti messicani non si è fatta attendere e le proteste contro la modifica dei regolamenti interni e contro il governo reazionario è esplosa in faccia a Peña Nieto ed offre un ghiotto punto di convergenza a tutte le lotte che hanno attraversato il Messico negli ultimi anni.

Di pari passo con le proteste studentesche va la repressione governativa . Così come nel ’68, quando il governo di Diaz Ordaz fece fucilare centinaia di studenti nella piazza di Tlatelolco a Città del Messico il 2 ottobre, così Nieto sta cercando di utilizzare ogni mezzo per dividere e reprimere gli studenti, impedendogli di legarsi agli altri settori in lotta della società.

Ayotzinapa: governo e narcotraffico alleati nella repressione

Proprio i preparativi per l’anniversario della strage Tlatelolco rappresentano l’occasione per l’acuirsi dello scontro politico con il governo.

Il 26 settembre gli studenti della Scuola Normale di Ayotzinapa, stato di Guerrero, già in agitazione contro la Riforma Educativa, che riduce i diritti sindacali degli insegnanti e apre le porte dell'educazione primaria ai privati, subiscono un assalto da parte della polizia mentre si trovano su 3 autobus (probabilmente requisiti ai narcos) durante la loro campagna per reperire fondi in vista delle iniziative per il 2 ottobre.

Dopo questo primo assalto poliziesco vengono attaccati da un gruppo di narcos nella notte, mentre si trovano all’esterno della sede del sindacato dei maestri CETEG (Coordinadora de los Trabajadores de la Educaciòn de Guerrero) per denunciare quanto accaduto poche ore prima. Sei studenti muoiono nel corso di queste due incursioni. Decine di studenti vengono dati per dispersi dopo essere stati sequestrati dalla polizia. Alcuni di loro vengono ritrovati in alcune fosse comuni pochi giorni dopo (uno degli studenti viene ritrovato con la pelle del volto strappatagli di dosso, segno evidente dell’azione congiunta di polizia e narcos). Le voci che si rincorrono parlano di altri desaparecidos in altri stati del Messico, anche questi probabili vittime della repressione delle manifestazioni per commemorare il 2 ottobre e la strage di Tlatelolco.

IPN: organizzazione e lotta

Nel frattempo il Politecnico di Città del Messico è in mobilitazione permanente contro l’applicazione antidemocratica del nuovo regolamento interno, emanazione diretta delle politiche governative. Il nuovo regolamento punta a portare il concetto di produttività all'interno dei piani di studio, riduce l'offerta formativa, intacca i diritti democratici di studenti e lavoratori dell'università ed esternalizza alcuni servizi essenziali.

Oltre al ritiro di tale regolamento gli studenti dell'IPN contrattaccano pretendendo dal governo l'aumento dei fondi destinati all'istruzione, portandoli al 2% del PIL.

Le manifestazioni raggiungo dimensioni di massa, con sciopero indefinito, quattro giganteschi cortei, paragonabili per dimensioni solo al movimento del ’68, picchetti fuori dagli istituti, un’Assemblea Generale del Politecnico con rappresentanti eletti in ogni facoltà, contatti con altre università come la UNAM (Università Nazionale Autonoma del Messico) e ricevono la solidarietà da parte di molti lavoratori.

La principale struttura coinvolta nella lotta dell’IPN è il CLEP (Comitè de Lucha Estudiantil del Politécnico). Organizzazione nata in conseguenza della mobilitazione del ’68 il CLEP cerca di conservare le migliori tradizioni delle lotte studentesche, anche nelle fasi di riflusso del movimento. Grazie al lavoro sistematico svolto in questi anni nella formazione di giovani quadri rivoluzionari i suoi dirigenti giocano oggi un ruolo molto importante nel movimento e nell’Assemblea Generale del Politecnico, e sono di conseguenza uno degli obiettivi prediletti della violenza reazionaria.

Il governo sta cercando di dividere in ogni modo il movimento studentesco, infiltrando poliziotti e provocatori nelle manifestazioni, creando di sana pianta organizzazioni “studentesche” che vadano a trattare con le istituzioni al posto dei rappresentanti dell’Assemblea o creando ogni genere di menzogne attraverso i media asserviti. Due dirigenti del CLEP, Pedro Cruz Garcìa e Daniel Antonio Rosales, sono in questi giorni vittime di minacce di morte e obiettivo della disinformazione portata avanti dai giornali filo governativi “La Razòn” e “Excelsior”.

L’obiettivo del governo non è solo bloccare le mobilitazioni del Politecnico, ma evitare che questo movimento possa legarsi al resto delle mobilitazioni studentesche e alla classe lavoratrice, mettendo così in discussione la stessa stabilità del governo. La spinta verso l’unità tra lavoratori e studenti è uno dei punti programmatici centrali del CLEP, il che lo rende preda ambita della repressione.

Solidarietà e conflitto sociale

Per questo motivo diventa di vitale importanza portare ogni forma possibile di solidarietà ai compagni in lotta, discutendo in tutti gli ambiti possibili quanto sta avvenendo in Messico. Di fondamentale importanza è far pervenire al CLEP e a tutte le organizzazioni in lotta la solidarietà di collettivi studenteschi, gruppi politici di sinistra e organizzazioni sindacali da ogni parte del mondo, rompendo l’isolamento che il governo di Peña Nieto vuole creare attorno a loro.

Studiare quanto sta avvenendo in questo momento dall’altra parte del mondo è, inoltre, fondamentale per prepararsi al conflitto sociale che presto o tardi esploderà anche in Italia.

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