Le pedine dell’imperialismo in Medio Oriente combattono tra loro

Le rivoluzioni arabe hanno aperto scontri tra le classi dominanti in Medio Oriente. Oltre a schiacciare qualunque movimento di opposizione e le classi lavoratrici all’interno dei propri paesi, esse stanno anche lottando tra di loro per aggiudicarsi il ruolo di potenza dominante nella regione.

In questa guerra di logoramento, gli amici diventano nemici e vice versa. Tuttavia, questi governanti hanno chiari interessi di classe e desiderano a tutti i costi salvaguardare i propri stili di vita lussuosi all’interno di questo fatiscente sistema capitalista e del suo violento apparato statale. Ma le contraddizioni che si sono accumulate per decenni stanno uscendo allo scoperto e stanno cancellando tutti i loro sforzi per mantenere lo status quo e una parvenza di normalità sotto il dominio del capitale.

È stato uno degli avvenimenti più recenti, l’uccisione da parte dell’Esercito di centinaia di attivisti Fratelli Musulmani in Egitto, che non solo ha fatto crescere la preoccupazione in molte regioni di tutto il mondo ma ha anche messo in evidenza la rivalità tra due fantocci dell’imperialismo statunitense in Medio Oriente.

Il Regno dell’Arabia Saudita e lo Stato del Qatar hanno a lungo servito gli interessi dell’imperialismo USA nell’intera regione e sono diventati le roccaforti della reazione e della contro-rivoluzione. Fornendo a Ben Ali di Tunisia un alloggio sicuro in Arabia Saudita, finanziando talebani e fondamentalisti islamici reazionari in tutto il mondo, la dinastia Saudita è stata a lungo una pedina dell’imperialismo, fin da quando è stata portata al potere dagli imperialisti stessi nel 1932. Tuttavia, la rivoluzione araba che è scoppiata nel 2011, ha avuto un forte impatto in Arabia Saudita e, a più riprese, sono esplosi movimenti ad Al Qatif e in altre parti del regno. E mentre tali manifestazioni venivano represse all’interno del paese, i Sauditi, utilizzando il tradizionale metodo del bastone e della carota, introducevano un pacchetto di riforme di 10 miliardi di dollari per i giovani. Allo stesso tempo, l’Esercito dell’Arabia saudita reprimeva violentemente le periodiche insurrezioni di massa, di carattere rivoluzionario nel vicino Bahrain. Le nuove leggi e i severi provvedimenti contro i lavoratori immigrati hanno inoltre causato disordini nella stessa Arabia Saudita e il regime ora vacilla preoccupato della possibilità di una ribellione all’interno del regno.

Anche il Qatar è diventato il pupillo dell’imperialismo statunitense, quando Sheikh Hammad bin Khalifa al Thani prese il potere nel 1995, dopo aver fatto cadere suo padre con un colpo di stato incruento. Durante l’invasione da parte degli Stati Uniti in Iraq nel 2003, il Qatar è servito come quartier generale del Comando Centrale Statunitense (CENTCOM).

Con le sue enormi riserve di petrolio e gas, il Qatar ha una popolazione totale di 1,87 milioni di persone, di cui solo il 15% sono cittadini Qatari mentre il resto  sono lavoratori immigrati provenienti dalle regioni sud asiatiche e arabe. Queste grandi riserve di gas hanno contribuito a rendere il Qatar il più ricco paese al mondo con il più elevato reddito pro-capite. Tuttavia, i redditi dei lavoratori immigrati, che rappresentano il 94% della classe lavoratrice, non sono inclusi in queste statistiche.

Il crudele sfruttamento della classe lavoratrice, che sopporta dure condizioni di vita accanto all’accumulo di un’enorme ricchezza, ha spinto i governanti Qatari ad una politica di controllo della regione, cominciando ad esportare capitali utili alle loro ambizioni imperialiste. Sheikh Hammad del Qatar è stato il primo capo di stato a visitare la striscia di Gaza controllata da Hamas nell’ottobre del 2012, e con tale visita è stato inaugurato un progetto per costruire a Gaza 1000 abitazioni per le famiglie povere. Ha rappresentato un tentativo di salvare la popolarità in declino di Hamas, organizzazione sorella della Fratellanza, in Palestina e il Qatar in quell’occasione ha apertamente promosso i propri obiettivi imperialisti nella regione. Ciò mostra chiaramente l’ipocrisia delle forze imperialiste e dei fondamentalisti Islamici.

Stati uniti ed Unione europea, sebbene dichiarino che Hamas sia un’organizzazione terrorista, supportano opportunisticamente gli intrighi delle loro pedine nelle attività di Hamas.

Questo atteggiamento ipocrita dell’imperialismo dimostra l’esistenza di un accordo segreto tra le potenze imperialiste e il fondamentalismo islamico. Dopo la caduta di Mubarak, i fondamentalisti islamici sono ancora una volta diventati l’alleato chiave della politica imperialista nella regione. L’Emiro del Qatar Sheikh Hammad è stato in prima linea nell’esecuzione di questa politica nella regione.
La visita di Sheikh Hamad a Gaza e circa 5 miliardi di dollari di appoggio finanziario al governo Morsi in Egitto dopo che è salito al potere, mette in evidenza i suoi personali interessi nella Fratellanza e nella sua rete, in tutta la regione. Un tale aiuto rappresenta più del prestito totale ricevuto dal Fmi che Morsi ha richiesto dopo l’ascesa al potere.

Questa influenza non si limita solo all’Egitto e a Gaza, ma si estende anche in Tunisia dove Ghannuchi, del movimento Ennahda, è andato al potere in seguito alla deposizione di Ben Ali. Ennahda è anch’essa un’organizzazione sorella della Fratellanza e Ghannuchi sta freneticamente cercando un equilibrio tra l’appoggio da parte del Qatar e l’opposizione da parte dei Sauditi. Allo stesso tempo deve affrontare il rancore delle masse tunisine che si sono mobilitate in grande numero contro il proprio governo. I frequenti viaggi a Washington sono una dimostrazione evidente del suo ruolo declinante e della debolezza dello Stato Tunisino. 

A parte gli accordi tra gli imperialisti Statunitensi e la Fratellanza musulmana in Egitto e altrove, il regime dell’Arabia Saudita ha posizioni molto diverse rispetto alla Fratellanza e vuole proseguire la sua politica attraverso i propri uomini. Innanzitutto, ha provato ad evitare la caduta di Mubarak perfino dopo che gli Stati Uniti avevano desisteto nell’intento nel mezzo delle grandi proteste del gennaio 2011. Esistono resoconti di un’accesa conversazione tra il Re Abdullah e Obama nel momento in cui gli Stati Uniti hanno provato a disfarsi del loro vecchio alleato e hanno permesso all’esercito di deporre Mubarak e di assumere il controllo della situazione. Il Re Abdullah ha visto il proprio futuro in ciò che è successo a Mubarak e teme che gli Stati Uniti possano provare a disfarsi anche di lui se il suo regime dovesse affrontare una situazione simile. Ciò ha suggerito ai Sauditi di proseguire con la propria politica di controllo regionale sostenendo quelle forze a loro fedeli.

Dopo la farsa elettorale in Egitto, condotta sotto il controllo dell’Esercito, la Fratellanza è arrivata al potere in seguito ad un accordo con gli Stati Uniti e in cui il Qatar ha giocato un ruolo da mediatore.

Il regime Saudita ha una lunga storia di avversione nei confronti della Fratellanza, dovuta alle proprie ambizioni politiche anche all’interno dei regni del Golfo. La Fratellanza non è mai stata in grado di ottenere la fiducia da parte dell’Arabia Saudita. Tuttavia, dopo le elezioni presidenziali che hanno portato Morsi al potere, i Sauditi hanno dovuto accontentarsi di ottenere per i propri protetti, i Salfiti,  un posto nel governo di Morsi.

Sia i Salafiti che la Fratellanza hanno garantito agli Stati Uniti e alle altre potenze imperialiste la propria completa sottomissione, seguendo servilmente i loro dettami. Sono stati concessi prestiti da parte del FMI e di altre istituzioni finanziarie, malgrado l’Islam, come religione, proibisca l’usura in forma di pagamento di interessi di qualunque tipo.

Mentre sostiene Morsi in Egitto, Sheikh Hammad del Qatar ha rafforzato la propria influenza nello Yemen. Lo scoppio delle rivoluzioni arabe in mancanza di una vera direzione bolscevica in grado di ribaltare il marcio sistema capitalista, ha dato modo ad attori locali come il Qatar di intervenire nella regione e portare i propri regimi fantoccio al potere. Dopo l’esplosione del movimento contro Saleh nello Yemen, il Qatar è stato il primo paese a chiedere la sua abdicazione. Da quel momento la Fratellanza ha ottenuto enormi fondi dal Qatar, consentendo loro di guadagnarsi una grande influenza nello Yemen e hanno recentemente spinto il Presidente Mansur Hadi a visitare Doha in luglio. I Sauditi hanno mostrato il loro scontento in merito a questa visita. Il Qatar ha inoltre finanziato la fondazione nelllo Yemen di un canale tv rivolto alla gioventù, che è legato alla Fratellanza. Questi legami strategici con il regime Yemenita in carica hanno seriamente messo in allarme i Sauditi che stanno cercando modi per sbarazzarsi della Fratellanza e dell’influenza dei Qatari nel proprio cortile di casa.

Dopo la seconda rivoluzione in Egitto il 30 luglio, quando circa 20 milioni di persone sono scese in strada contro Morsi, i Sauditi hanno avuto la possibilità di intervenire. Ancora una volta la rivoluzione è riuscita a deporre Morsi e a ottenere una vittoria ma l’intero sistema capitalista con il suo duro apparato statale è stato lasciato intatto. I media borghesi hanno ritratto questa rivoluzione delle masse senza precedenti come un colpo di stato dell’Esercito e hanno tentato di creare lo spettro di un conflitto tra democrazia e dittatura. In realtà le persone sono scese in strada per protestare contro la diminuzione del loro tenore di vita, la disoccupazione, gli aumenti dei prezzi e altre questioni economiche. Hanno realizzato che anche dopo la caduta di Mubarak le loro condizioni economiche stavano peggiorando e che il governo stava seguendo le stesse politiche capitaliste. Ma, a causa della mancanza di un partito rivoluzionario, questa rivoluzione non è riuscita a rovesciare il capitalismo.

A questo punto i Sauditi sono intervenuti, hanno sostenuto totalmente i generali egiziani qyuando hanno assunto il controllo dell’intera situazione e hanno appoggiato l’apparato statale per impedire che cadesse sotto la pressione del movimento rivoluzionario. I Salafiti avevano già preso le distanze da Morsi quando avevano visto che stava crescendo un movimento di massa contro di lui. Successivamente è stato riservato loro un posto nel governo provvisorio sotto Al Sisi. I Sauditi hanno inoltre manovrato per la scarcerazione di Mubarak. Hanno probabilmente pensato di usarlo in futuro, se la situazione lo avesse reso possibile, allo scopo di imporre nuovamente tutti i “mostri” odiati dalla classe lavoratrice e perfino di cancellare le conquiste simboliche della rivoluzione.

I magnati del business che stavano dietro alla Fratellanza sono interessati al potere e a continuare a depredare il bottino della finanza pubblica. Non hanno avuto obiezioni ad attenersi alle nuove direttive dell’imperialismo USA. Anche il Qatar, temendo di perdere la sua grande influenza nella regione, ha pesantemente finanziato la Fratellanza per riottenere la propria posizione perduta. Sebbene il Ministro degli esteri del Qatar abbia apertamente negato,dopo la caduta di Morsi,  qualunque accusa di finanziamento nei confronti della Fratellanza la situazione nel suo complesso racconta un'altra storia.

Recentemente la stampa saudita ha diffuso notizie riguardanti un sostegno finanziario del Qatar di circa 80 milioni di dollari alla Fratellanza nello Yemen. Inoltre, secondo questo rapporto, “l’immagine della fedeltà della Fratellanza Musulmana al Qatar è riconoscibile nel reclutamento di decine di migliaia di coscritti all’interno dell’Esercito Yemenita e di forze di sicurezza per tutto un periodo, da quando è cominciata la Rivoluzione Araba.”

Dato che i Sauditi hanno nuovamente creato una roccaforte in Egitto, enormi somme di denaro sono state fornite ad Al Sisi in suo aiuto. Ci sono state promesse di 12 miliardi di dollari da parte di Arabia Saudita, Kuwait ed Emirati Arabi Uniti, di cui 6 miliardi sono già stati trasferiti. Con i Sauditi che appoggiano Al Sisi, quest’ultimo non deve preoccuparsi di prestiti e finanziamenti da parte del FMI e di altre istituzioni finanziarie imperialiste. La ragione che risiede dietro questi prestiti, tuttavia, sè nella frantumazione della Fratellanza e dell’influenza del Qatar in Egitto e non solo.

Recentemente, in un’intervista con il quotidiano Francese Le Monde, il Generale Egiziano Amr ha affermato con straordinaria franchezza che è pronto a sovrintendere una campagna che avrebbe essenzialmente lo scopo di “epurare” l’Egitto dell’Islam politico. “Ci sono 90 milioni di Egiziani e ci sono solo tre milioni di membri della Fratellanza Musulmana. Abbiamo bisogno di sei mesi per liquidarli o metterli tutti in galera”, ha detto in quest’intervista.

Ma lo slogan “liquidare l’Islam politico” mentre allo stesso tempo i Salafiti sono al governo provvisorio, sembra essere una palese contraddizione. L’ “Islam politico” qui significa la Fratellanza e la loro strategia di creare governi politici perfino in Arabia Saudita e in altri stati del Golfo. Al contrario i Salafiti stanno fedelmente seguendo i dettami dei Sauditi e considerano i regni nel Golfo, paesi islamici. In uno stato di fruistrazione totale, la Fratellanza ha attaccato persino i Cristiani Copti in Egitto e bruciato le loro chiese in un impeto di rabbia cieca. I proiettili della Fratellanza hanno inoltre ucciso molti soldati, anche se i suoi leaders negano di aver fatto ciò.

Un altro gruppo religioso che ha sofferto questa rivalità tra il Qatar e l’Arabia Saudita sono i Talebani in Afghanistan. Questi ultimi hanno iniziato i negoziati con gli Americani dal momento che le forze Statunitensi stanno pianificando di ritirarsi dall’Afghanistan nel 2014. Dopo questi negoziati amichevoli con gli stessi nemici contro cui aveva avuto inizio la guerra nel 2001, e durante la quale centinaia di migliaia di persone innocenti sono state uccise o ferite, ai Talebani è stata offerta l’apertura di un’ambasciata a Doha.

Il re Abdullah con Dick Cheney George H.W. Bush. Agosto 2005.
I Talebani non sono mai stati una forza omogenea e, finora, dozzine di gruppi appoggiati da varie potenze imperialiste hanno operato accreditandosi come tali. Per tale ragione è stato difficile scegliere chi avrebbe dovuto rappresentare questi mercenari a Doha. È stata preparata una lista precisa su consiglio dell’ISI (Inter-Services Intelligence) Pakistana e l’ufficio è stato aperto diffondendo la notizia a tutti i media. Ma poco dopo il presidente fantoccio dell’Afghanistan, Hamid Karzai, ha parlato apertamente contro i propri padroni e  disapprovato queste azioni. Anche molti importanti mercenari Talebani e altri fondamentalisti Islamici si sono opposti alla lista dei rappresentanti poiché non erano stati inclusi. Ma da quando i Sauditi si sono scontrati con il Qatar, l’ambasciata a Doha era già in una situazione critica ed è stato chiesto ai Talebani di spostarla in qualche altro paese. Secondo la loro dichiarazione, potrebbero trasferirsi o in Arabia Saudita o in Dubai. Questo mostra la forte presa da parte dei Sauditi nei confronti delle principali fazioni Talebane.

Allo stesso tempo, i Sauditi hanno ancora una volta riportato al potere il loro “protetto” preferito, Nawaz Sharif, utilizzando la farsa delle elezioni politiche in Pakistan. Sharif è stato in esilio in Arabia Saudita per 10 anni quando il generale Musharraf fece cadere il suo governo con un colpo di stato incruento nel 1999. È anche il preferito di alcuni gruppi Talebani e di altre bande fondamentaliste che operano in Pakistan.

Un altro campo di battaglia di questa guerra per procura è la Siria. Il Qatar appoggia la Brigata Ahfad al Rasul nella guerra contro Assad. Contemporaneamente, secondo alcune fonti, anche Jabhat al Nusra è appoggiato dai Qatari. La Fratellanza Siriana sta inoltre dando il suo supporto da Doha. Tuttavia, esistono molte organizzazioni fondamentaliste sponsorizzate dai Sauditi, inclusa Al Qaeda. Perfino i Talebani sono stati trasferiti in Siria dall’Afghanistan e dal Pakistan per difendere gli interessi dei loro protettori Sauditi.

Date le crescenti ostilità tra il Qatar e i Sauditi e l’uccisione di centinaia di attivisti della Fratellanza in Egitto da parte dell’Esercito, la rivalità tra i loro delegati in Siria si è intensificata. Malgrado la guerra e i feroci attacchi da parte dell’Esercito di Assad, queste fazioni di fondamentalisti Islamici stanno combattendo tra di loro per saccheggi e razzie. A dozzine sono stati uccisi non solo dai proiettili dell’Esercito Siriano ma anche dai Jihadisti di altri gruppi combattenti. Ciò li ha resi ancora più bisognosi di supporto finanziario e militare da parte degli Stati Uniti e delle potenze imperialiste europee. Sebbene a nessuno sia chiaro chi abbia usato armi chimiche in Siria nelle scorse settimane, con la disperazione di queste forze fondamentaliste e la difficoltà da parte dei Sauditi a rafforzare la loro stretta nella regione, le accuse, da parte dei governi Siriano e Russo che i responsabili siano le forze di opposizione in Siria non sono campate in aria. Già i mercenari legati ad Al Qaeda hanno ucciso una figura dirigente dell’Esercito Libero Siriano, Kamal HAmai, in luglio, che ha mostrato la frattura esistente tra le varie fazioni dell’opposizione.

Tuttavia, l’intera situazione ha svelato la completa ipocrisia della diplomazia e delle politiche borghesi a livello mondiale. Per molti anni alle popolazioni di tutto il mondo è stato detto che l’Esercito Statunitense e Al Qaeda erano acerrimi nemici e che per tale ragione erano stati spesi miliardi di dollari nelle guerre in Iraq e in Afghanistan. Tuttavia, entrambi combatteranno in Siria contro l’esercito di Assad se ci sarà un attacco da parte degli Stati Uniti in Siria. I Talebani, ci è stato raccontato, erano anche essi nemici del mondo civilizzato e ora sono ancora una volta amici e hanno pure relazioni diplomatiche nonostante le  migliaia di tonnellate di bombe sganciate sull’Afghanistan.

Al mondo Musulmano è stato detto che gli Ebrei erano i loro nemici e che Israele doveva essere distrutta ad ogni costo. Ma ora vediamo che i difensori dei luoghi sacri in Arabia Saudita sono segretamente amici intimi di Israele, e puntano ad un’operazione congiunta contro l’Esercito Siriano. Da uno “scontro tra civiltà” alla “guerra contro il terrorismo”, vediamo ora i nemici di una volta diventare amici del terrorismo. Tutti coloro che non molto tempo fa erano terroristi, ora sono alleati. Il cosiddetto conflitto tra la democrazia e la dittatura in Egitto, non è nient’altro che una lotta all’interno della classe dominante per possedere e controllare le ricchezze del sistema capitalista. Entrambi questi metodi di governo di classe sono usati per perpetuare la violenza capitalista. E soprattutto, mentre gli Stati Uniti desiderano “democrazia” in Iraq e in Siria, i dirigenti reazionari e dispotici nel Regno dell’Arabia Saudita e di altri paesi del Golfo sono i loro migliori amici.

Tutta questa farsa diplomatica è stata svelata grazie ai movimenti rivoluzionari avvenuti nel mondo Arabo. Questi crudeli monarchi stanno tremando di fronte alla prospettiva di rivoluzioni nei propri paesi e all’idea di andare incontro ad un destino simile a quello di Gheddafi o di Mubarak. L’interesse di classe comune volto a tenere in pugno la situazione e preservare lo status quo attraverso la violenza dell’apparato statale, non possono fermare il furore e la rabbia della classe lavoratrice che sta venendo a galla e, di conseguenza, grandi eventi e conflitti senza precedenti nell’intera regione e oltre andranno a minare il controllo delle èlite nazionali.

Con una seria crisi economica interna, gli imperialisti USA sono terrorizzati dai conflitti tra i propri alleati nel mondo Arabo. Erdogan in Turchia, che è anche un alleato chiave nella regione, ha dovuto affrontare l’ira del suo popolo emersa nelle più grandi manifestazioni degli ultimi vent’anni. Stava perseguendo una politica di espansione imperialista nella regione quando il movimento all’interno del suo paese ha mandato all’aria tutte le sue ambizioni. I suoi discorsi contro Assad nei campi profughi al confine con la Siria sono stati controproducenti. Le interferenze turche in Iraq e le operazioni militari contro i Curdi hanno incontrato una feroce resistenza. Tutto ciò sta portando l’Iraq ancora una volta in un bagno di sangue di natura religiosa. La questione nazionale Curda è di nuovo divampata e sia Assad che Erdogan l’hanno usata per i propri tornaconti.

Israele sta continuando la sua espansione imperialista e sta costruendo ulteriori colonie nei territori Palestinesi. Un movimento rivoluzionario in Israele ha già mostrato la via d’uscita per la questione Palestinese. La via d’uscita si basa sull’azione comune delle classi lavoratrici Palestinesi e Israeliane contro la classe dominante dei due paesi. Il solo modo per riportare la pace nella regione e creare lavoro e condizioni di vita migliori per le masse è di deporre lo stato di Israele Sionista e lottare per una federazione socialista in Medio Oriente in cui tutti i popoli abbiano diritto di vivere.

Inoltre, l’opposizione nei confronti degli Stati Uniti da parte delle classi dominanti Russa, Cinese e Iraniana, sta creando ancora più preoccupazioni per Washington. I dirigenti di questi paesi hanno l’interesse comune a conservare il capitalismo; tale interesse è in comune con gli Stati Uniti malgrado le evidenti differenze. Ma dovendo lottare con le crescenti contraddizioni di classe all’interno dei loro paesi e delle loro regioni, sono costretti ad agire in contrapposizione agli Stati Uniti. Putin ha già represso un movimento di massa contro di lui nell’inverno del 2011. L’Iran sta affrontando una terribile crisi economica e un movimento rivoluzionario si sta sviluppando al suo interno. Il loro supporto agli Hezbollah in Libano e ad Assad in Siria esiste solo per preservare la propria autorità nella regione e per salvare i propri interessi imperialisti. L’Iran ha anche provato a far deragliare il movimento rivoluzionario del Bahrain su linee religiose. Sta inoltre elargendo ingenti somme di denaro a gruppi di attivisti sciiti in Pakistan per accrescere la propria influenza. La crescita economica della Cina sta già avendo le prime battute d’arresto e il movimento dei lavoratori sta prendendo piede.

Le guerre generano rivoluzioni. La situazione condurrà a grandi esplosioni sociali nel prossimo periodo e assisteremo a movimenti rivoluzionari delle masse senza precedenti nell’intera regione. Se ci fosse stato un vero partito rivoluzionario sulla linea del partito bolscevico in Russia nel 1917 in ciascuno di questi paesi, la situazione sarebbe stata completamente differente. Tuttavia, i tempi sono oggi maturi per consolidare le forze rivoluzionarie e puntare al rovesciamento dell’intero sistema capitalista che i regimi reazionari stanno tentando di portare avanti.

Nel prossimo periodo ci saranno molte divisioni nelle classi dominante non solo fra i diversi paesi imperialisti, ma anche all’interno delle classi dominanti di ciascun paese. Anche se verranno fatti sforzi per consolidare tutte le forze della classe dominante e potranno esistere brevi periodi di relativa stabilità, tutto ciò porterà ad ulteriori rotture e lotte intestine. Perfino i peggiori nemici si trasformeranno in amici e gli amici di un tempo diverranno acerrimi nemici. Un nuovo accordo tra la Fratellanza e l’Esercito Egiziano non si può escludere in futuro ma allo stesso tempo rotture nelle fila dell’Esercito e colpi di stato saranno altrettanto probabili. La Fratellanza si sta già spaccando e sono possibili ulteriori divisioni nelle sue fila.

Le guerre e le guerre civili non possono essere evitate in questa situazione e allo stesso tempo i guerrafondai del compleasso militare industriale e i produttori di armi di distruzione di massa hanno interesse ad ottenere più profitti e vendite da questi conflitti sanguinosi. La Germania ha già incrementato il proprio commercio di armi in Medio Oriente. Nei primi sei mesi del 2013 la Germania ha inviato più di 800 milioni di euro di armi da combattimento in questa regione di cui 635 milioni di euro sono stati acquistati da Qatar. Nel 2012 le vendite registrate di armi in Medio oriente da parte della Germania sono state stimate in 1,42 miliardi di Euro, una somma record che pare sulla buona strada per essere superata nel 2013. Di questi 1.42 miliardi, l’Arabia Saudita ha acquistato armi per 1.24 miliardi di euro. Enormi somme di denaro sono state utilizzate per comprare armi mentre milioni di persone sono costrette a vivere in povertà e miseria senza le strutture sanitarie di base.

Gli interessi del complesso militare industriale nel mondo spingeranno la classe dominante verso ulteriori guerre. Al momento la crisi economica e i movimenti della classe lavoratrice contro le misure di austerità stanno ostacolando le loro imprese. Ma stanno già coltivando scuse per muovere l’opinione pubblica in favore di queste guerre per la supremazia regionale.

I movimenti di massa hanno già fatto a pezzi questa farsa e i movimenti in Israele e nel mondo Arabo hanno manifestato l’unità dei popoli su basi di classe. Gli eventi che si stanno manifestando a scala globale svelano ancora una volta la falsa divisione imposta ai popoli su basi religiose, nazionali, etniche, settarie e linguistiche. Nuovi sconvolgimenti aiuteranno sempre più a capire la vera natura di classe di questi conflitti. All’interno di questa situazione instabile è necessario costruire un partito rivoluzionario.

Le masse lavoratrici in Medio Oriente impareranno velocemente sulla base di questi eventi e trarranno conclusioni rivoluzionarie. È dovere dei marxisti portarle ancora oltre, verso l’obiettivo finale della rivoluzione socialista, per una federazione socialista in Medio Oriente che ponga  fine a questo infinito olocausto del capitalismo una volta per tutte. Questa è la sola strada verso la pace e la prosperità per il Medio Oriente e per tutto il mondo.

2 settembre 2013

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