L’impatto dello scoppio del coronavirus sul regime cinese

La diffusione del coronavirus in tutta la Cina sta iniziando ad avere serie ripercussioni politiche per il regime. La rabbia delle masse ha raggiunto un punto critico quando il medico che aveva inizialmente lanciato l’allarme rispetto all’epidemia (e che era stato messo a tacere dal CCP) è morto a causa del virus. La situazione è simile a quella di una pentola a pressione e Xi Jinping sta faticando a tenere ben chiuso il coperchio.

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Settimane dopo la comparsa del nuovo coronavirus, i casi di infezione ufficialmente riportati rispetto alla Cina avevano raggiunto un numero ben oltre ai 40.000. Le città poste in quarantena dal Partito Comunista Cinese (PCC) coprono la provincia di Hubei, il centro dell’epidemia, Zhejiang, Henan, Shandong, Heilongjiang e Jiangsu, per un totale di 27 città e oltre 50 milioni di persone. La scala di questo contenimento è un primato storico. Pechino e Shanghai sono state anche dichiarate in uno stato di “semi-quarantena”.

La diffusione del virus ad altri paesi ha anche portato l’Organizzazione mondiale della Sanità a dichiarare lo scoppio dell’epidemia “un’emergenza della salute pubblica internazionale”. Questo scoppio virale, che si è diffuso più dell’epidemia di SARS nei primi anni 2000, potrebbe anche rivelarsi come la più grande sfida politica al regime del CCP da quando XI Jinping ne ha preso le redini.

Shock economico

La vita quotidiana di milioni di cinesi è stata fortemente condizionata dal virus e dalle contromisure del PCC Molte città nel Wuhan stanno applicando controlli severi sui movimenti dei residenti, mentre i controlli vari sul traffico sono imposti per tutto il paese. La seconda economia mondiale è avvolta da una sensazione di inquietudine, che a sua volta si somma a una crescità economica già in declino.

È opinione diffusa che le industrie turistiche, alimentari, sanitarie e del trasporto aereo all’interno della Cina soffriranno l’impatto immediato del rallentamento della circolazione dei beni e servizi e il declino del consumo causato dell’epidemia, mentre anche i servizi dei consumatori quali acquisti via rete saranno toccati. In questa situazione, le piccole e medie imprese non possono resistere alle ripercussioni economiche a cui potrebbero andare incontro.

Secondo una stima della squadra attorno a Ren Zeping, capo economista del Gruppo Evergrande, rispetto al capodanno cinese del 2019, l’industria cinese del cinema ha perso 7 miliardi di yuan (circa 1 miliardo di dollari statunitensi), l’industria della ristorazione ha perso 500 miliardi di yuan (circa 71 miliardi di dollari statunitensi) e l’industria del turismo ha perso altri 500 miliardi di yuan. Le perdite di queste sole tre industrie equivalgono al 4,6% del Pil cinese nel primo trimestre del 2019. Wang Chenwei, ricercatore alla Società Cinese di Macroeconomia statale, ha anche previsto che l’epidemia potrebbe mettere più pressione al commercio estero cinese, e pure le attività di investimenti potrebbero subire un declino.

Sopratutto, lo shock economico che l’epidemia ha causato in Cina ha luogo nel contesto di un’economia globale in crisi. Il rapporto di Ren Zinping fa notare:

“Alcuni credono che l’impatto economico del nuovo coronavirus non sarà più grave di quello del SARS. Crediamo che ciò sia fin troppo ottimista. Nel 2003, il tasso di crescità economica era arrivato al 10%. Adesso fatica a mantenersi al 6%. Nel 2003 la Cina aveva appena aderito al WTO (Organizzazione del Commercio Mondiale ndt), la politica del governo sulle nascite stava pagando e l’aumento delle esportazioni aveva raggiunto il 30%. Oggi con le tensioni dalla guerra commerciale tra Cina e Usa, la popolazione che invecchia e l’aumento generale dei costi, il tasso di crescita delle esportazioni nel 2019 era soltanto dello 0,5%, tendente allo zero. Nel 2003 la Cina era in una chiara fase di ripresa economica, ma adesso è da dieci anni che l’economia cinese rallenta, insieme agli effetti della leva finanziaria e della guerra commerciale tra Cine e Usa; l’epidemia esacerberà inevitabilmente la situazione per le aziende. Inoltre, nella fase iniziale dell’epidemia SARS nel 2003, la produzione non è stata colpita a causa di soppressione delle informazioni, mentre oggi le misure governative sono state più immediate e decise, il che avrà chiaramente un impatto anche sull’economia e su tutte le sue industrie”

Ren Zeping e altri economisti cinesi, sia statali che delle imprese private, tendono tutti a presentare una prospettiva fin troppo positiva per l’eventuale ripresa economica cinese.

Ma i marxisti comprendono che, sia in Cina che altrove nel mondo, il sistema capitalista è in uno stato di decadenza senile, che apre la strada alla crisi economica globale. Anche prima dell’epidemia, il rallentamento della crescita economica cinese stava già preoccupando a livello globale. Una crisi politica o economica in qualsiasi parte del mondo potrebbe in seguito portare a una nuova recessione mondiale, la cui scala sarebbe più grande di quella della Grande Recessione del 2008. La Cina non sarà immune a tali pressioni e questo porterebbe poi a una polarizzazione della situazione economia e politica generale all’interno del paese. Infatti, la pressione economica e sociale provocata dall’epidemia sulla società cinese sta già mettendo al regime totalitario del PCC di fronte difficoltà mai viste.

Complicazioni politiche

Il PCC ha sempre giustificato il suo autoritarismo onnipresente dichiarando che porta allo sviluppo economico. La maniera in cui questa nuova epidemia si sta sviluppando, tuttavia, sta sbattendo in faccia alla popolazione cinese che questa burocrazia avida è in realtà la fonte principale della crisi economica, politica e sociale che sta colpendo il paese oggi.

Un esempio di ciò è quello che è successo al medico Li Wenliang. Questo oftalmologo ha coraggiosamente lanciato l’allarme rispetto alla diffusione di questo nuovo coronavirus in un gruppo di WeChat nelle prime fasi dell’epidemia, ma è stato condannato e additato come uno degli “otto allarmisti” dalla polizia locale del Wuhan per averlo fatto. Mentre l’epidemia si era già diffusa, è stato infettato dal virus e purtroppo è morto il 6 febbraio.

Li non aveva precedenti nella partecipazione di attività antigovernative o dissidenti. La sua sorte non solo rivela l’atteggiamento arrogante e dispotico comune a tutti i burocrati cinesi, ma ha anche portato molti in Cina farsi delle domande sulla questione della libertà d’espressione. Secondo alcuni servizi dei canali in cinese della BBC lo scorso 6 febbraio, un settore della popolazione che usa internet quotidianamente si è espresso apertamente riguardo ciò “in futuro, i medici potrebbero essere reticenti a diffondere l’allarme rispetto alla scoperta di una nuova malattia”. La paura si è trasformata in rabbia, con molti che richiedono maggiore libertà d’espressione in Cina, specialmente su internet. Il giorno dopo la morte del Dottor Li, Newslens ha riportato “in effetti, subito dopo la scomparsa di Li Wenliang, l’ hashtag su Weibo #IWantFreedomOfSpeech ha ricevuto circa due milioni di click e oltre 8000 post che sono stati immediatamente cancellati”.

Con la morte del dottor Li e la maniera in cui è stato trattato poco prima della sua scomparsa, è stato svelato il metodo maldestro del PCC di occuparsi di questioni importanti. Le richieste di libertà d’espressione che vengono dalle masse cinesi in queste circostanze critiche è un segno inconfondibile di una insoddisfazione profondamente diffusa. Sottolinea anche il fatto che il controllo della burocrazia del PCC sulle informazioni in situazioni chiave è ciò che ha reso ancora più difficile il controllo del virus in Wuhan nelle prime fasi.

Posto davanti a questa onda anomala improvvisa di rabbia pubblica che non può essere repressa, il PCC ha cambiato registro. Da un giorno all’altro, il Dottor Li è stato trasformato da “allarmista” a “coraggioso informatore”, con il governo centrale che chiariva di avere mandato una squadra a Wuhan per investigare le circostanze riguardo il trattamento di Li Wenliang. Nel frattempo, tutte le piattaforme mediatiche ufficiali statali, come CCTV, hanno iniziato a elogiare l’audacia di Li, mentre allo stesso tempo hanno incolpato i funzionari locali a Wuhan.

In un ulteriore tentativo di far sembrare che il governo centrale stesse rettificando la situazione e rispondendo alle richieste di rimozione dei funzionari locali, il segretario del Comitato Provinciale del Partito di Hubei Jiang Chaoliang è stato rimpiazzato dal sindaco di Shanghai Ying Yong, mentre il Segretario del Comitato Municipale del Partito a Shangdong è stato spostato a Wuhan come il nuovo capo del partito cittadino. Anche diversi funzionari provinciali e di Wuhan sono stati licenziati.

Ying e Wang hanno entrambi un passato nella polizia e nella magistratura e sono visti come subordinati della fazione di Xi. Questa mossa è un tentativo del governo centrale a presentarsi davanti al pubblico come il Partito Centrale “equo e giusto” che ancora una volta punisce i funzionari regionali incompetenti in nome del popolo. Ci sono in effetti differenze tra i funzionari del governo regionale e quelli centrali. Tuttavia, tutti sanno che i capi di partito locali sono generalmente raccomandati da qualcuno ai vertici. Jiang, il capo del partito di Hubei appena rimosso, è anche conosciuto per i suoi legami con l’attuale Vice Presidente cinese Wang Qishan, che sta dalla parte di Xi.

La realtà dei fatti è che gli apprezzamenti ipocriti del PCC al dottor Li e le accuse dirette ai funzionari locali vanno mano nella mano con la repressione dei cittadini onesti. Un esempio è quello che è capitato al giornalista Chen Qiushi. Chen è un intellettuale molto conosciuto in Cina. Moderatamente a favore del governo, è tuttora accusato da parte di alcuni oppositori del PCC all’estero di essere un “grande promotore” del PCC,. Chen è stato un testimone oculare del movimento a Hong Kong contro la legge sull’estradizione l’anno scorso.

Tuttavia, ha continuato a usare la sua popolarità sui social media per riportare la realtà dei fatti invece di fare il gioco dei media statali. Perciò, il suo account Weibo è stato cancellato.

All’inzio dell’attuale epidemia, ha fatto un viaggio a Wuhan da solo per riportare la situazione sul campo e per intervistare i residenti colpiti. Ha poi caricato i suoi video su un canale di Youtube che aveva aperto l’anno passato, alcuni dei quali hanno raccolto più di un milione di visualizzazioni.

Successivamente, la famiglia ha confermato che Chen era stato prelevato dai servizi di sicurezza per “quarantena medica” il 7 febbraio, il giorno dopo la morte di Li Wenliang.

Anche se il regime deve ancora esprimersi riguardo la detenzione di Chen Qiushi, l’ultima esperienza sicuramente farà capire ai cinesi che la sorte di Li Wenliang non era un incidente isolato, ma una conseguenza logica del regime di partito-stato del PCC

Quello che dobbiamo comprendere è come il sistema capitalista, come ripristinato dal PCC stesso, richiede allo stato di mantenere il crudele governo totalitario al fine di impedire lo sviluppo della resistenza potenziale della gigantesca classe operaia cinese e assicurare così il massimo e più tranquillo accumulo di capitale e profitti.

La paura della classe operaia da parte del regime lo porta a negare sistematicamente i diritti democratici più elementari ai lavoratori, quali la libertà d’espressione, nel tentativo di rallentare lo sviluppo della coscienza di classe e la solidarietà fra i lavoratori.

Perciò, oltre la repressione e le accuse senza prove, il regime del PCC non ha i mezzi che la sua controparte nella classe dominante occidentale possiede, che può utilizzare gli stratagemmi della democrazia parlamentare e i dirigenti operai riformisti per disinnescare o sviare il fermento dal basso. Mentre il sistema capitalista stesso prepara una crisi in Cina, insieme alle realtà sociali esposte alle masse dall’epidemia coronavirus, il regime di Xi Jinping non riesce a contenere la rabbia che si sta accumulando nel profondo della società, non importa quanto Xi possa apparire “uomo forte”.

Le linee di scontro in movimento a Hong Kong

Mentre il nuovo coronavirus si diffonde globalmente, Hong Kong, accanto alla Cina continentale, è diventato un fronte chiave per contenere la malattia. tuttavia il governo di Hong Kong ha mostrato passività nel contenimento dell’epidemia. Paesi confinanti con la Cina hanno imposto tutti delle restrizioni ai viaggi verso e dalla Cina, ma è ancora possibile passare attraverso Hong Kong e Guangdong via aria e tramite il ponte Hong Kong-Zhuhai-Macao, che lascia una scappatoia ai tentativi di contenimento da parte di Hong Kong. Questo problema sta a sua volta mettendo in serie difficoltà i servizi sanitari pubblici e le risorse mediche di Hong Kong, e sta esercitando una forte pressione sui lavoratori della sanità. Come reazione, la Hospital Authority Employee Alliance di Hong Kong (il sindacato dei lavoratori della sanità, ndt) ha lanciato uno sciopero di una settimana il 3 febbraio dopo che il governo aveva dato una risposta negativa alla richiesta di chiudere i confini con la Cina continentale. Secondo i resoconti, oltre 4,300 lavoratori dela sanità negli ospedali pubblici si sono rifuitati di recarsi al lavoro durante questo periodo.

In questo sciopero, vediamo che i lavoratori della sanità di Hong Kong hanno imparato a utilizzare azioni di lotta per combattere gli abusi della dittatura del PCC e delle sue marionette nel governo cittadino. Esiste una tradizione di lotta di classe a Hong Kong e possiamo vedere che questa tradizione di azioni di sciopero è stata rivitalizzata nel recente movimento contro la legge per l’estradizione, con l’ultimo sciopero dei lavoratori dela sanità, dopo decenni di declino dopo l’epoca degli scioperi anti-coloniali, lo sciopero generale Hong Kong-Canton e le lotte del 1967.

Nonostante ciò, anche se portano avanti azioni tipiche della lotta di classe, i lavoratori di Hong Kong devono ancora formulare delle rivendicazioni che siano chiaramente basate sugli interessi di classe e la solidarietà fra i lavoratori, la cui mancanza permette che la richiesta principale dello sciopero, la chiusura dei confini, sia interpretata come xenofobica e contro la popolazione cinese.

Questo permette al regime del PCC di avere un’altra opportunità di seminare sfiducia tra i lavoratori di Hong Kong e della Cina continentale. Dovremmo ricordarci che il dottor Li Wenliang credeva alla propaganda da parte del CCP riguardo Hong Kong, e appoggiava la repressione della polizia contro i manifestanti. Ma in seguito, in un momento chiave, ha coraggiosamente alzato la voce nonostante le minacce del regime, e ora ci sono milioni di cinesi indignati per le modalità con cui le autorità lo hanno trattato. Il movimento a Hong Kong, invece di essere preoccupato solo degi interessi dei cittadini di Hong Kong, deve usare questa opportunità per adottare chiari metodi di lotta di classe e rivolgere un appello a tutta la classe operaia cinese, inserendo nelle sue rivendicazioni degli slogan appositi che possano andare a vantaggio anche delle persone colpite nella Cina continentale

In questo modo può essere costruita l’unità di classe fra i lavoratori della Cina continentale e Hong Kong.

Nel futuro siamo convinti che vedremo la popolazione di Hong Kong occuparsi di questioni che vadano oltre la repressione dei loro diritti democratici da parte del PCC. Arriveranno alla conclusione che sia i capitalisti cinesi che occidentali stanno erodendo i loro diritti basilari (tra cui alti costi degli affitti e lunghe ore di lavoro per bassi salari). Azioni di lotta dei lavoratori di Hong Kong saranno sempre più frequenti con l’inasprirsi della crisi e la lotta di classe diventerà inevitabilmente più intensa.

Il problema è che, senza una direzione del movimento operaio dotata di una coscienza di classe capace di sviluppare le prospettiva di solidarietà di classe, il movimento di Hong Kong continuerà a essere influenzato dal razzismo e dal localismo anti-cinese. Nonostante ciò, il fermento della lotta a Hong Kong non è scomparso e rimane da vedere come può mettere pressione al regime del CCP nel futuro. Il regime è chiaramente cosciente di questo potenziale pericolo, e il 13 febbraio, ha nominato Xia Baolong come nuovo capo dell’Ufficio per le regioni speciali di Hong Kong e Macao, uno dei dipartimenti di stato che si collega direttamente al governo di Hong Kong. Xia è anche conosciuto per essere un feroce sostenitore delle politica cinese e un alleato della fazione di Xi Jinping. La sua nomina implica che il CCP potrebbe applicare misure più severe contro le proteste a Hong Kong in futuro.

Caso e necessità

Hegel una volta ha spiegato che il caso esprime la necessità. Questa epidemia improvvisa, un caso, ha esacerbato le contraddizioni esistenti nella società cinese. Ha scelato i metodi usati dallo stato cinese per mettere a tacere coloro che sono considerati dei provocatori. In questo caso, tuttavia, il “provocatore” era un normale dottore che stava tentando di salvare la vita delle persone. Casi simili possono avere un grande impatto sulla coscienza delle persone comuni. In questo processo, ci sarà sempre più chi si porrù domande sulla legittimità del regime stesso. È parte di ciò che Trotskij chiamava “il processo molecolare della rivoluzione”. Mentre la crisi economica colpisce la Cina, tutto questo scontento accumulato, a un certo punto, uscirà alla superficie e assumerà i connotati di una lotta di classe generalizzata. Questo è inevitabile quanto il fatto che dopo la notte arriva il giorno.

La crisi economica minerà la legittimità della burocrazia del PCC, poiché non sarà più in grado di dichiarare che assicura un lavoro, un salario e un tenore di vita migliore. Oggi la burocrazia si è mostrata incapace di proteggere le persone comuni contro l’epidemia del coronavirus. Domani si rivelerà incapace di proteggere le popolazione dagli effetti della crisi capitalista.

Nella lotta per i loro diritti economici fondamentali, i lavoratori cinesi rivendicheranno anche diritti democratici, come il diritto alla libertà di espressione e il diritto di assemblea. Nella loro lotta contro la burocrazia dovranno anche lottare contro il sistema capitalista che la burocrazia ha reintrodotto e sostituirlo con una democrazia operaia che pianifichi democraticamente l’economia e la società. Questa è l’unica maniera con cui la popolazione cinese potrà finalmente avere il controllo sul loro destino.

14 febbraio 2020

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