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Gli storici borghesi hanno generalmente descritto l’Ottobre come un colpo di Stato, abile complotto di una minoranza decisa che sfrutta il caos generato dalla guerra per imporre la propria dittatura. Che i bolscevichi cospirassero alle spalle delle masse è tuttavia una tesi ridicola. La loro politica fu dibattuta in scritti e discorsi innumerevoli lungo gli otto mesi che separarono la rivoluzione di febbraio da quella di ottobre.

Pubblichiamo la traduzione del volantino che i compagni di Revolució, il giornale catalano della Tendenza marxista internazionale, stanno distribuendo in queste ore nelle proteste di massa contro l’arresto di otto ministri del governo catalano. La magistratura spagnola ha chiesto l’estradizione anche per Puidgemont e altri quattro ministri attualmente in Belgio. Anche l’ufficio di presidenza del Parlamento catalano è sotto inchiesta per aver permesso la discussione sulla dichiarazione d’indipendenza.

Sabato 21 ottobre a Barcellona 450mila persone sono scese in corteo (secondo la polizia locale) mentre altre decine di migliaia l’hanno fatto in diverse altre città, grandi e piccole in tutta la Catalogna, per chiedere la libertà per i due Jordi (detenuti senza cauzione e accusati di sedizione) e respingere il colpo di stato avvenuto tramite l’applicazione dell’articolo 155 annunciata dal presidente spagnolo Rajoy il mattino del 21 ottobre.

Erano appena passate le 9.20 di sera quando si è diffusa la notizia che i dirigenti dell’Assemblea nazionale catalana (ANC), Jordi Sánchez, e Jordi Cuixart dell’Òmnium Cultural (un istituto per la promozione della cultura catalana), erano stati condotti in carcere senza cauzione su ordine della Corte di Giustizia Nazionale. La rabbia è esplosa. La gente ha condiviso la notizia sui gruppi di WhatsApp. I messaggi video pre-registrati dai due Jordi sono stati pubblicati e sono diventati virali. La gente ha cominciato a uscire per le strade e ai balconi e alle finestre e hanno bruciato pentole e tegami in tutta la Catalogna. A loro si sono uniti i vigili del fuoco che hanno avviato le

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Sembrava che tutto fosse stato preparato in anticipo. Il presidente catalano, Carles Puigdemont, stava per recarsi al Parlamento catalano e annunciare la costituzione di una repubblica indipendente, come avrebbe dovuto fare visti i risultati del referendum del 1 ° ottobre.

Ieri il Tribunale costituzionale ha sospeso la seduta del Parlamento catalano (in programma per lunedì prossimo) che all’ordine del giorno aveva  il risultato della referendum e la decisione sulla dichiarazione o meno dell’indipendenza. Ciò rappresenta un attacco importante alla democrazia catalana, in quanto chiude nei fatti il parlamento democraticamente eletto. Questa mossa può solo far arrabbiare le masse e spingere il presidente catalano Puigdemont a spingersi oltre a quanto avrebbe potuto voluto fare.

La decisione del Parlamento catalano di convocare il Primo ottobre un referendum per l’indipendenza è stata accolta dallo stato spagnolo con misure repressive. Nei giorni scorsi questi provvedimenti sono cresciuti di intensità e rivelano la natura profondamente antidemocratica della Costituzione del 1978, che è stata imposta tramite un accordo tra il vecchio regime di Franco e i leader dei partiti operai, per porre fine alla crisi rivoluzionaria che stava attraversando il paese.

Questa mattina, Domenica 24 settembre, ci sono state manifestazioni di massa in tutta la Catalogna. A Barcellona c’erano migliaia di persone. E’ un evento molto significativo, dal momento che questo era il fine settimana della Mercé, una festività molto importante in Catalogna, per cui era lecito aspettarsi poca partecipazione. E invece, anche durante le celebrazioni e i concerti organizzati per la festa si sentivano cori spontanei scandire “Andremo a votare!” e “Indipendenza!”. Durante le manifestazioni sono state installate nelle piazze delle stampanti per produrre materiale elettorale (che è stato in questi giorni uno degli obiettivi più colpiti dalla repressione poliziesca). Oggi

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In Europa il vento della lotta di classe torna a soffiare forte. In Francia l’effetto Macron è durato pochi mesi. La sua popolarità è crollata nei sondaggi e l’attacco che sta portando avanti nei confronti del movimento operaio lo farà precipitare. La Loi travail XXL vuole assestare un colpo definitivo al movimento operaio organizzato, prevedendo tra l’altro, la fine nei fatti del Contratto collettivo nazionale e licenziamenti molto più facili.

 

La decisione del Parlamento catalano di convocare il Primo ottobre un referendum per l’indipendenza è stata accolta dallo stato spagnolo con misure repressive. Nei giorni scorsi questi provvedimenti sono cresciuti di intensità e rivelano la natura profondamente antidemocratica della Costituzione del 1978, che è stata imposta tramite un accordo tra il vecchio regime di Franco e i leader dei partiti operai, per porre fine alla crisi rivoluzionaria che stava attraversando il paese.

Il primo agosto scorso Santiago Maldonado è scomparso ad opera della Gendarmeria nazionale (l’equivalente dei Carabinieri, ndt) e dello Stato.

L’opposizione reazionaria venezuelana aveva messo tutto il proprio peso dietro alla “consultazione” che avrebbe dovuto mostrare come la stragrande maggioranza dei venezuelani, non solo respinga l’Assemblea Costituente proposta da Maduro, ma voglia anche l’intervento dell’esercito e la formazione di un “governo di unità nazionale”. La mobilitazione è stata notevole, ma molto inferiore a quelle che erano le loro aspettative. La vera notizia è stata la grande partecipazione, nella stessa giornata, alla simulazione ufficiale delle elezioni per l’Assemblea Costituente, che si è rivelata una dimostrazione di forza per il chavismo.

La lotta contro l’oppressione di genere e le discriminazioni basate sull’orientamento sessuale ha assunto negli ultimi anni un carattere di massa in molti paesi. Delle vere e proprie esplosioni di rabbia e ribellione, covate per anni o decenni, contro l’esasperante ingerenza di un sistema che mentre ti costringe a lottare ogni giorno per far quadrare i conti a fine mese, si arroga il diritto di dirti cosa puoi o non puoi fare nella tua vita privata: con chi puoi avere o no una relazione affettiva o sessuale, se sei autorizzato a crescere un figlio o no, e, se ti discosti dal canone della cosiddetta “famiglia tradizionale”, ti vuole costringere in un ghetto sociale e legislativo.