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L’altro ieri, 14 ottobre, la Corte suprema spagnola ha condannato dodici prigionieri politici catalani coinvolti nel referendum dell’ottobre 2017, tra cui nove ex ministri, il Presidente del parlamento catalano e due leader della società civile molto popolari. Il processo è durato quasi due anni, durante i quali nove di loro sono stati detenuti in custodia cautelare. Come previsto, le condanne sono state dure: tra i nove e i tredici anni di carcere per i nove detenuti in custodia cautelare, e multe e inibizione dai pubblici uffici per gli altri tre.

Nove prigionieri politici catalani, detenuti in custodia cautelare da quasi due anni, sono stati condannati a lunghe pene detentive da 9 a 13 anni dalla Corte suprema spagnola per sedizione e abuso di fondi pubblici. E quale sarebbe il loro “crimine”? L’organizzazione del referendum sull’indipendenza catalana del 1 ottobre 2017. Questa è una sentenza scandalosa e non democratica che rivela il marciume del regime spagnolo del 1978. La Tendenza marxista internazionale rifiuta queste scandalose sentenze e invita le forze del movimento operaio, socialiste e democratiche del mondo a mobilitarsi contro di esse con tutte le loro forze.

Il movimento in Ecuador contro il pacchetto di austerità (paquetazo) di Lenín Moreno ispirato dal Fondo Monetario Internazionale, iniziato il 2 ottobre, ha raggiunto proporzioni insurrezionali. Lo stato di emergenza dichiarato giovedì scorso e l’uso della polizia e dell’esercito (lasciando un morto, decine di feriti e provocando centinaia di arresti) non hanno fermato il movimento di lavoratori, giovani e contadini.

Da oltre due settimane 50mila lavoratori della General Motors sono in sciopero negli Stati Uniti. Questo articolo di John Peterson, della sezione statunitense della Tendenza marxista internazionale, spiega quale sia il retroscena di un simile aumento della conflittualità negli Usa.

I compagni di Socialist appeal, la sezione britannica della Tendenza marxista internazionale, sono intervenuti a Brighton, all’interno e all’esterno del congresso laburista. I nostri delegati hanno fatto interventi appassionati dal palco a favore di posizioni socialiste. E i nostri banchetti all’esterno del congresso hanno ricevuto un’accoglienza entusiasta da parte degli altri delegati e degli invitati all’assise.

La protesta di domenica 8 settembre rischia di condurre il movimento in una direzione reazionaria e apertamente proimperialista americana. Questa strategia criminale è estremamente pericolosa per il movimento e, per evitare la sconfitta, deve essere respinta in maniera ferma e inequivocabile.

Sì! E’ vero! Avete letto bene. Il presidente Donald Trump ha licenziato il suo Consigliere della Sicurezza Nazionale, John Bolton, comunicandogli che i suoi servigi “non sono più necessari”.

La crisi di governo di Ferragosto si è risolta con la nascita di una nuova maggioranza, all’insegna dell’accordo tra Movimento 5 stelle e Partito democratico. Un vero e proprio ribaltone, a cui ha fatto da detonatore la decisione di Salvini di staccare la spina al primo governo Conte per passare all’incasso elettorale. Un calcolo che si è rivelato errato: Salvini è caduto preda del suo delirio di onnipotenza e ha fatto il passo più lungo della gamba, ma le cause principali della crisi sono oggettive e risiedono nelle contraddizioni insanabili tra Lega e M5S che si trascinavano da mesi.

Le misure draconiane del governo Modi riguardanti il Kashmir hanno provocato ripercussioni in tutta la regione. Il 5 agosto, con un decreto presidenziale è stato revocato dopo più di settant’anni lo statuto speciale allo stato di Jammu e Kashmir, conteso con il Pakistan. Anche l’autonomia costituzionale è stato improvvisamente revocata senza alcun passaggio democratico.

L’autoproclamato “Presidente ad interim” del Venezuela Juan Guaido sta tentando di attuare un colpo di stato militare, “Operazione Libertà”, come ha denominato la “fase finale” del suo tentativo di rimuovere Maduro. È stato raggiunto da Leopoldo Lopez, che è stato liberato dagli arresti domiciliari da un gruppo di poliziotti e militari stamattina. È una mossa del tipo “o la va o la spacca”, come alcuni hanno descritto.

La giornata internazionale della donna, l’8 marzo, è tornata ad essere negli ultimi anni una giornata di lotta e di mobilitazione non solo a livello internazionale, ma anche nel nostro paese. Questo ritorno alla lotta e nelle piazze è dovuto ai continui attacchi che i diritti delle donne ormai subiscono da anni da tutti i governi alternatisi in Italia. La crisi economica ha peggiorato le condizioni economiche e sociali, soprattutto delle donne lavoratrici e i tagli allo stato sociale hanno fatto compiere dei passi indietro all’emancipazione che le donne hanno conquistato con la lotta nei decenni scorsi.