Irlanda del Nord: la via politica

Dopo la recente decisione dell’INLA (Irish National Liberation Army - Esercito di liberazione nazionale irlandese) (1) di rinunciare alla lotta armata e di invitare i propri militanti a perseguire la via politica, è stata pubblicata su The Red Plough un’analisi marxista di questa importante svolta, scritta da Gerry Ruddy. Crediamo che spieghi molto bene le ragioni della critica marxista e per questo lo rendiamo disponibile per i nostri lettori.

La recente decisione dell’INLA di rinunciare alla lotta armata e di invitare tutti i propri membri e sostenitori ad impegnarsi in politica, è una buona notizia. E’ una decisione storica e tutte le persone coinvolte nel processo che ha portato a questo risultato meritano i ringraziamenti e la gratitudine di quanti sono impegnati seriamente nella lotta al capitalismo. È la fine di un capitolo della storia del socialismo repubblicano. Ma non deve diventare la fine del socialismo repubblicano.

Fin quasi dall’introduzione del repubblicanesimo nella vita politica irlandese, 220 anni fa, c’è sempre stato un elemento di sinistra all’interno dello stesso movimento repubblicano che vedeva la centralità della classe operaia, gli “uomini senza alcuna proprietà”, in quanto fattore decisivo per il successo del repubblicanesimo. Questa tendenza di sinistra era stata lanciata da Jamie Hope con i Feniani, passando poi da James Connolly, Liam Mellows, il Congresso Repubblicano del 1930, la svolta di sinistra del movimento repubblicano degli anni sessanta, la nascita del IRSP (Partito Repubblicano Socialista Irlandese) negli anni settanta e l’emergere di differenti gruppi, tutti che si dichiarano in qualche modo socialisti repubblicani. Perfino Adams, il leader del Sinn Fein, ha provato a pretendere per se e per la propria organizzazione l’appartenenza alla tradizione del socialismo repubblicano di Seamus Costello!

A un livello più serio c’è stato l’emergere di Eirigi, e il tentativo da parte di Eoin O‘Broin di dare uno spessore ideologico di sinistra al dibattito interno al Sinn Fein con il suo libro, “Sinn Fein e la politica del Repubblicanesimo di sinistra”, portandolo verso un socialismo democratico, sull’esempio della socialdemocrazia europea.

Inoltre la recente pubblicazione della storia del Workers party/OIRA (2) in “La rivoluzione perduta” ha aggiunto un tassello importante per la nostra comprensione dell’evoluzione del socialismo repubblicano e ci mette in guardia sui pericoli che possono presentarsi nel momento in cui i repubblicani perdono di vista le ragioni che in origine li spinsero a diventare tali. Questo libro dovrebbe infatti essere una lettura obbligata per ogni serio repubblicano.

Per troppo tempo molti hanno semplicemente bollato le argomentazioni e le posizioni politiche che questa organizzazione ha portato avanti, nella sua evoluzione in una setta che è finita per diventare una sostenitrice accanita della politica britannica in Irlanda, con il termine “sticky” (rigide, ndt) a mo’ di insulto, piuttosto che tentare di affrontarle seriamente.

A dire il vero l’insulto è la forma abituale di analisi politica per alcuni repubblicani. “Venduti” o “traditori” e altri insulti sono stati regolarmente rivolti ad ogni repubblicano che abbia provato a sviluppare la propria politica oltre semplici slogan come “Fuori gli inglesi” o “Lotta armata!”.

Ci fu infatti un periodo durante gli anni settanta e ottanta che si considerava quasi uno scandalo mettere in discussione la tattica della lotta armata. Bastava un qualsiasi riferimento all’eroismo del 1916 e ai guerriglieri pieni di coraggio per porre fine al dibattito.

Per questo è stato uno sviluppo inaspettato e ben accetto quello che ha portato, dopo un intenso dibattito, la direzione e i volontari del INLA a giungere alla decisione che hanno preso. Forse una tale decisione era inevitabile. L’INLA è stato oggetto per anni di scontri interni, attacchi fisici dall’esterno, infiltrazioni di agenti pro-inglesi, e di leader che alcune volte si sono rivelati apolitici. Quando la base ha riconquistato il controllo dell’organizzazione, togliendolo dalle mani della fazione di Torney, nella metà degli anni novanta, un lento processo di politiczzazione ha preso il via.

Riconoscendo il cambiamento della situazione politica, nell’Aprile del 1996 l’organizzazione ha adottato una posizione di difesa e di rappresaglia e ha promosso l’idea di una Patto di non Aggressione per allentare le tensioni settarie. La decisione di dichiarare un cessate il fuoco nell’Agosto del 1998 è stato un ulteriore passo di allontanamento dalla strategia militare. Quindi la decisione del 2009 è l’approdo di un processo iniziato nel 94/95.

Durante questi anni l’IRSP è stato quasi ricostruito dalle fondamenta. E ora è in una posizione molto più forte di quanto sia mai stato, a dispetto dei problemi iniziali. Durante tutti questi anni di ricostruzione ha mantenuto il proprio orientamento vero la centralità della classe operaia e ha riaffermato il proprio orientamento marxista in tutti i congressi dal 1997 in poi.

Invero si può dire che l’esistenza prolungata di un movimento socialista repubblicano è il risultato di un suo orientamento verso una specifica forma di socialismo e a una specifica forma di repubblicanesimo. Ha rifiutato il nazionalismo e ha saputo prevenire i pericoli del settarismo. Ha preso fermamente posizione nel campo dell’internazionalismo rifiutando l’Imperialismo e impegnandosi per la costruzione di un mondo socialista.

Fa parte di quella lunga sequenza di movimenti rivoluzionari irlandesi che a dispetto dei molti errori sono riusciti ad andare più in là del mero nazionalismo e a guardare oltre al proprio naso. Le idee originali del repubblicanesimo irlandese sorgono dalla idee più progressiste del tardo 18° secolo che hanno ispirato sia la rivoluzione francese che quella americana. Idee che si sono sviluppate e definite con una sequenza di generazioni fino ad includere le idee socialiste. Nella metà del 19° secolo la Fratellanza Feniana (Fenian brotherhood) era influenzata dalle idee socialiste e cominciò a radicarsi tra la classe operaia. James Connolly all’inizio del 20° secolo collocò le idee socialiste come parte della corrente principale del repubblicanesimo irlandese. Quando l’IRSP iniziò il dibattito per orientarsi verso il marxismo, l’allora segretario del partito, Jim Lane, argomentando a favore dell’adozione del marxismo come elemento fondamentale per lo sviluppo del partito, fece notare come il marxismo fosse allora, tanto come oggi, il pensiero più progressista esistente.

Ma ovviamente il repubblicanesimo irlandese ha avuto anche altre influenze. Durante il 19° secolo ci fu un vero e proprio fiorire di nazionalismi tra i popoli oppressi. E un’importante influenza l’ebbe il nazionalismo italiano, con la lotta di Garibaldi per unificare l’Italia. Tra l’altro, poichè quella lotta portò a un sostanziale ridimensionamento dei poteri del Papa e dello Stato Vaticano, Garibaldi e le sue camicie rosse divennero molto popolari tra i protestanti del nord!

Così il nazionalismo incominciò ad influenzare il movimento repubblicano. Alcuni romantici nazionalisti irlandesi cominciarono a sviluppare il mito di un passato dorato e i simboli nazionalisti cominciarono a radicarsi nella coscienza delle persone. Non c’è bisogno di dire che l’emergere del nazionalismo in una nazione sotto il giogo straniero non è affatto un fenomeno sorprendente come non è necessariamente reazionario. Dalla metà degli anni cinquanta del 19° secolo fino ad oggi sono sempre state due le tendenze dominanti nel repubblicanesimo, una pesantemente influenzata dal nazionalismo e l’altra pesantemente influenzata del pensiero più progressista del momento.

Oggi possiamo vedere come, in una piccola parte della popolazione nazionalista del nord, prendano piede gli aspetti peggiori del repubblicanesimo, come l’odio settario. Che poi alcune parti del movimento repubblicano utilizzino questo odio settario, invece che combatterlo, è semplicemente vergognoso.

Ci sono poi alcuni cosiddetti internazionalisti che condannano ogni forma di nazionalismo come reazionaria e arrivano ad equipararle al nazionalismo estremo di stampo fascista e nazista. In questo modo non servono di certo la causa del socialismo. Infatti molte lotte nazionaliste possono giocare un ruolo progressivo e la lotta più complessiva degli irlandesi per impedire al Regno unito di interferire con in nostri affari interni era ed è progressiva.

Ma bisogna fare attenzione alla parola “lotta”! Troppi repubblicani pensano che equivalga all’uso delle armi contro gli Inglesi. Quale serio rivoluzionario limiterebbe la propria azione all’interno di un solo tipo di lotta? L’uso esclusivo della lotta armata da parte dei repubblicani durante gli anni venti, trenta, quaranta, cinquanta e così via fino ad oggi

è risultato quasi un totale fallimento. Alcuni repubblicani sono arrivati a credere che il mantenimento in vita della lotta armata sia un risultato di per sè, senza badare ai risultati che i repubblicani hanno ottenuto realmente. (Vedi The Pensive Quill Hatred of War del ex militante dell'Ira Anthony McIntyre)

Gli unici successi della lotta armata repubblicana sono stati la legittimazione delle 26 contee (L’Eire, ndt) agli occhi dei loro abitanti e il consolidamento e la stabilizzazione dell’egemonia inglese sullo stato del nord. Poco, per tutte le generazioni di repubblicani uccisi, imprigionati e messi al bando negli ultimi novant’anni.

D’altra parte, anche quelli che hanno seguito quasi esclusivamente la via parlamentare hanno fallito. Fianna Fail negli anni venti, Clann Na Poblachta, negli anni cinquanta, Il Workers Party, Democratic Left negli anni ottanta e novanta, e anche il Sinn Fein negli ultimi anni, tutti hanno ceduto alle lusinghe delle politiche costituzionali, abbandonando il proprio passato rivoluzionario, integrandosi nella classe dominante e finendo per amministrare il capitalismo in Irlanda.

Anche i due principali tentativi di costruire un fronte di massa anti-imperialista, con il Congresso Repubblicano e il Fronte Ampio nel 76/77, sono di fatto falliti. Seamus Costello, fondatore dell’IRSP, sostenne la tattica delle “larghe alleanze” durante gli anni 70. Ma la sua morte ne precluse la costituzione e anche i conseguenti tentativi da parte dell’IRSP, sia durante lo sciopero del 1981 che negli ultimi anni, di costruire una qualche unità nella lotta della sinistra finirono in un nulla di fatto.

Questi tre strade, la lotta armata, il parlamentarismo e il fronte ampio, non sono i soli disponibili per i rivoluzionari. Tradizionalmente gruppi marxisti hanno lavorato all’interno dei sindacati per cercare di avvicinare i lavoratori più avanzati alle idee del socialismo, appoggiandoli nella lotta a difesa dei diritti conquistati così duramente, e cercando di influenzare parti importanti della burocrazia sindacale e spingerli verso una svolta a sinistra e/o creando gruppi all’interno della base dei sindacati in grado di mobilitare l’intera classe operaia. Alcuni ultrasinistri rifiutano questo tipo di approccio argomentando che i sindacati sono una forza reazionaria, con la sua leadership ben integrata nel sistema capitalista. Ma in questo modo si lasciano migliaia di iscritti al sindacato senza una direzione politica in balia dei tradimenti della burocrazia sindacale. È sicuramente una meglio lottare per conquistare alle idee del marxismo i lavoratori organizzati. Per un certo periodo il Workers Party ha mantenuto un orientamento costante verso i sindacati riuscendo anche a stabilire una base forte in alcune settori, in particolare all’interno dell’RTE (la radio-tv pubblica irlandese, ndt). Purtroppo però hanno usato quella posizione raggiunta in modo del tutto settario. Il Partito Comunista ha sempre avuto una certa influenza tra gli iscritti al sindacato e anche il Socialist party e il Socialist Workers party hanno fatto un certo lavoro per conquistare i lavoratori al loro programma.

Alcuni dicono che, dato lo stretto segregazionismo che esiste all’interno dello stato del nord, il metodo migliore è quello di operare a livello di comunità, lavorando all’interno dei limiti settari dello stato, cercando di andare oltre le divisioni settarie attraverso questo lavoro di comunità e attraverso le associazioni di ex prigionieri politici. Sostanzialmente questo significa lavorare all’interno delle cosiddette comunità sperando che si aprano vie di comunicazione verso i lavoratori con coscienza di classe all’interno “dell’altra” comunità. Questo approccio è talmente in ritardo che lascia il fianco scoperto ad accuse simili a quelle lanciate agli ”sticks” rispetto alla loro politica del socialismo "del marciapiede" negli anni settanta o rimanda alla disputa tra Walker e Connolly di oltre un secolo fa. su tematiche simili Lascia scoperti anche nei confronti dell’accusa di indulgenza verso il lealismo reazionario dando credito agli ex combattenti lealisti. Certo che se questo significa nascondere le proprie idee o i propri fini, una tale accusa sarebbe del tutto giustificata.

I repubblicani di sinistra si devono chiedere come vogliamo raggiungere le masse di lavoratori che hanno ancora illusioni rispetto al nazionalismo, sia lealista che irlandese. Se c’è una cosa sicura è che non sarà una faccenda ne facile ne veloce. Considerando il forte radicamento che le idee settarie hanno su molte persone non c’è da stupirsi se poi in tanti cerchino scorciatoie oppure abbandonino la lotta. Ma i rivoluzionari dovrebbero, oltre a vedere le difficoltà, vedere anche le opportunità.

Non potrebbe esserci momento migliore per conquistare i lavoratori alle idee del socialismo in Irlanda. La crisi del sistema finanziario mondiale ha visto i governi regalare soldi ai banchieri per salvare il sistema mentre allo stesso tempo chiede ai lavoratori di essere patriottici e accettare tagli selvaggi ai salari e alle condizioni di vita. Che siano a nord, a sud o in Gran Bretagna i lavoratori sono tutti quanti sotto attacco, indipendentemente dalla provenienza etnica, dalla nazionalità, dalla religione o dal colore.

Nel sud dell’Irlanda la crisi economica significa che è solo la classe operaia quella che sta subendo i tagli peggiori e che c’è quindi un terreno più fertile per l’intervento dei socialisti. Il Fianna Fail (il partito al governo in Eire, ndt) è ai suoi minimi storici e il sindacato della funzione pubblica è sul piede di guerra dopo le proposte governative di tagli ai salari.

Al nord è imperativo che l’impegno sia diretto alla difesa non solo dei servizi pubblici ma dei diritti di tutti i lavoratori. Sarebbe un errore per l’IRSP seguire come un ombra il Sinn Fein ripetendo i mantra dell’uguaglianza e dei diritti umani.

Bisogna dire chiaramente che non esiste nulla che assomigli all’uguaglianza nel capitalismo. Scandire slogan sull’uguaglianza nel contesto attuale del Nord Irlanda significa semplicemente parlare di redistribuzione di risorse, prendendole dalla maggioranza della popolazione protestante spostandole verso la maggioranza della popolazione cattolica. In sintesi, una stupida lotta settaria per le risorse. Che poi, a dire il vero, era precisamente l’intento degli Inglesi quando siglarono l’accordo del Venerdì santo e il successivo accordo di St Andrews. È da sempre interesse dell’imperialismo britannico quello di mantenere e alimentare il settarismo in Irlanda.

Ovviamente i rivoluzionari devono sostenere le riforme ma devono anche essere molto chiari nello spiegare che le riforme non saranno mai sufficienti a risolvere tutti i problemi che assillano la classe operaia. Il riformismo è il grande pericolo che si trovano di fronte le organizzazioni rivoluzionarie ogni volta che escono da un conflitto. La storia mondiale è piena di esempi di ex rivoluzionari che hanno ceduto alle illusioni del riformismo appena il potere gli ha fatto un cenno o che alcune briciole sono state gettate dal tavolo della classe capitalista; basta guardare alla degenerazione della ANC in Sud Africa, tanto per fare un esempio.

Ora è improbabile che l’IRSP, in particolar modo dopo gli esempi di Seamus Costello e Ta Power, possa riprendere quella strada. Di sicuro l’IRSP dovrebbe rieducare se stesso con i classici del marxismo e del repubblicanesimo. È necessario che faccia agitazione, che si organizzi e che lavori con la più ampia parte del movimento operaio. Certo dovrebbe prendere in considerazione la battaglia elettorale, ma dovrebbe anche iniziare a lavorare nei sindacati, a collaborare con gli altri repubblicani socialisti, marxisti ecc. e iniziare a lavorare per costruire un partito di massa della classe operaia che oltrepassi la questione della nazionalità.

Non c’è dubbio che le solite chiacchiere da “uomini duri” compariranno in’internet e nei pub frequentati da militanti dell'Irsp spazientiti Ma a dispetto di qualche aspetto confuso, la decisione di smantellare l’INLA deve essere salutata positivamente.

Infatti la decisione non è stata presa da soldati delusi che vogliono sono tornare a casa. È stata presa da compagni il cui impegno repubblicano in alcuni casi ha preceduto la fondazione dell’IRSP nel 1974 ed è stata la decisione collettiva di molti compagni che hanno creduto nella lotta armata, che hanno partecipato a quella lotta e sono stati colpiti o imprigionati per il loro impegno nella lotta contro l’imperialismo britannico. Si tratta quindi una decisione assolutamente giusta.

GR.

[Originariamente pubblicato in The Red Plough, Vol. 1 - No I, 8 Novembre 2009. The Red Plough è una pubblicazione indipendente marxista e repubblicana diffusa via e-mail. Qui riprodotta con il permesso dell’editore.]

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1) L’Esercito di liberazione nazionale irlandese, braccio militare dell’Irsp, il Partito socialista repubblicano irlandese.

2)L'Official IRA si costituisce dopo la spaccatura del dicembre 1969 all'interno dell'IRA da parte di coloro che non aderirono alla Provisional IRA (PIRA). Il Workers’party era la sua ala politica. I membri della Pira accusavano l’Oira di non difendere i quartieri cattolici con efficacia e di avere un orientamento troppo “socialista”. L’Oira è praticamente inattiva dal 1974.