Il regno della menzogna e dell'ipocrisia. Sulla strage nel Mediterraneo

Più di 700 morti e una cascata di dichiarazioni ipocrite e stupidaggini di vario tipo. Come sempre l'immigrazione è un tema che accende e scalda gli animi: ad ogni strage non mancano i falsi cordogli e le sparate di quel razzismo che ispira l'attuale politica migratoria. Una politica che prima provoca centinaia di morti e poi lucra sull'ecatombe agitando lo spauracchio dell' “invasione”.

In realtà, le frontiere italiane sono chiuse da ormai 5 anni. L'ultimo decreto flussi per lavoratori non stagionali risale infatti al 2010. Allora 150 mila lavoratori migranti, di cui 105 mila lavoratrici domestiche le cui posizioni vennero in realtà in gran parte sanate, poterono fare regolarmente ingresso nel nostro paese. Dopo, nulla più. Con la crisi economica evidentemente i capitalisti italiani non hanno più avuto bisogno di forza lavoro dequalificata da sfruttare e se proprio era necessario, meglio sarebbe stato mantenere una buona riserva dei più competitivi “clandestini”, visti i tempi che corrono.

Ai disperati in fuga dalle barbarie dell'Isis e delle guerre volute dall'Occidente non è rimasto altro che affidarsi alle mafie dei barconi. Perchè di questo si tratta quando parliamo della quasi totalità di migranti partiti dalle coste del Nord Africa negli ultimi 4 anni: non di migranti per lavoro, ma di migranti forzati in cerca di rifugio ed asilo. La prima idiozia l'ha quindi detta Renzi quando riferendosi alla tragedia l'ha imputata alla malvagità dei trafficanti. Questo è vero solo in parte. Siriani e nigeriani, africani e bengalesi che da anni vivevano in Libia prima che arrivasse il caos prodotto dalla guerra voluta da Usa, Francia e Italia, hanno la necessità di fuggire dagli aguzzini che trovano nelle loro case e di fronte alle frontiere chiuse non possono avere altra scelta se non quella di affidarsi ai trafficanti nella speranza di riscattare le loro vite.  Tristemente ironico poi il fatto che la destra e i settori più reazionari della politica, mentre auspicano l'annientamento dell'Isis vogliono al tempo stesso che lo Stato islamico (o altre bande di tagliagole) possa disporre liberamente delle vite delle decine di migliaia di persone in fuga, che dovrebbero secondo lor signori essere ricacciati indietro, alla mercé dei fondamentalisti. La Santanchè per la verità riesce ad essere un passo in avanti rispetto a questa polemica e ha proposto la terza via: non accogliamo i rifugiati, ma non lasciamo neppure che siano i tagliagole islamici a terminare le loro vite. Pensiamoci noi, cannoneggiandoli  non appena saliranno sui loro barconi, in una orrenda gara alla peggio barbarie.

Per quanto in Italia mass media e politici abbiano scatenato la ciclica isteria collettiva, i numeri dell'accoglienza di rifugiati nel nostro paese sono davvero risibili. In media, infatti, l’Italia accoglie un rifugiato ogni 1000 persone, ben al di sotto della Svezia, con (più di 11 rifugiati ogni 1000) e la Francia (3,5 ogni 1000). La Germania è il paese europeo che accoglie il maggior numero di rifugiati: 590mila. In Medio Oriente, il Libano, al confine con la Siria, accoglie circa 1,2 milioni di rifugiati, pari a un quarto della popolazione del paese. In Pakistan, nelle tende dell'UNCHR, sono 1,6 milioni i rifugiati accolti in fuga dall'Afghanistan. In Italia i rifugiati sono 64 mila. Se qualcuno pensa che il trend sia inesorabilmente schizzato in alto negli ultimi anni, 2800 sono i rifugiati a cui nel 2015, ad oggi, è stata riconosciuta qualche forma di protezione internazionale. C'è qualcuno che possa seriamente pensare che questi numeri, non a caso quasi mai citati dai commentatori, possano giustificare il panico generalizzato che attraversa il nostro paese? 

Mare nostrum è una soluzione?

Per quanto riguarda il trend degli sbarchi, occorre dire che tra il 2006 e il 2008 le persone giunte sulle nostre coste sono state mediamente 25mila l'anno. In seguito agli accordi tra Gheddafi e Berlusconi, con quest'ultimo che riempiva di milioni di euro le casse dello stato libico, tra il 2009 e il 2010 il numero di persone sbarcate in Italia è sceso drasticamente alla cifra di 5mila persone l'anno, mentre in Libia deportazioni di migranti e incarcerazioni nelle prigioni costruite con i soldi dei contribuenti lavoratori italiani erano la musica quotidiana. Con la guerra criminale voluta dalla NATO nel 2011, gli sbarchi hanno portato all'arrivo sulle coste italiane di oltre 60mila persone, per poi stabilizzarsi nei due anni successivi e schizzare ulteriormente nel 2014 quando la situazione di caos interno alla Libia e la conquista della regione orientale della Cirenaica da parte dell'Isis, ha portato alla fuga circa 170mila persone.

Nel frattempo prima l'operazione Emergenza Nord Africa voluta dal ministro leghista Maroni e poi l'operazione Mare Nostrum voluta dal ministro del centrodestra Alfano, mettono in campo un'accoglienza privatizzata ed appaltata che consente ad ogni impresa e struttura privata accogliente di ricevere circa 1.400 euro al mese per ogni rifugiato accolto, che la Lega Nord,   ideatrice fra l'altro della legge, ha sapientemente trasformato nei 30 euro al giorno in tasca all'immigrato, senza che nessuno sia stato in grado o abbia voluto seriamente rispondere a questa menzogna. In aggiunta a questo Mare Nostrum prevedeva anche attività di pattugliamento, inserite nel programma europeo Frontex, che  hanno significato una spesa finale di circa 168 milioni di euro per azioni che avevano come obiettivo principale la deterrenza nei confronti delle partenze, il sequestro delle navi e quindi, in seconda battuta, la messa in sicurezza delle persone, al netto comunque di 1.500 dispersi e 500 morti accertate.

Oggi, terminata l'operazione Mare Nostrum, l'Italia non spende più un solo euro e tutto rimane in capo a Frontex, agenzia europea, che nella nuova operazione denominata Triton non si assume più l'obiettivo del soccorso in mare, ma solo quello del pattugliamento e controllo delle coste. D'altra parte, chiuso un programma di soccorso ed accoglienza, che comunque oltre a non aver evitato morti in mare ha significato soprattutto spreco di risorse pubbliche a favore di privati sulla pelle dei disperati, oggi non si capisce bene a cosa dovrebbe essere finalizzato il controllo delle coste. Nell'impasse e nel caos è quindi del tutto inevitabile che possano accadere tragedie come quest'ultima. Alcune autorevoli voci, di particolare lungimiranza, come quella di Matteo Salvini, hanno provato a risolvere l'incertezza e si sono levate a chiedere il blocco navale. Non si capisce bene chi dovrebbe occuparsi di questo dato che normalmente un blocco navale implica un accordo con il paese di origine, come quello sottoscritto fra Berlusconi e Gheddafi nel 2009. Non è dato sapere se nella proposta di Salvini questo significhi che Renzi debba chiedere udienza ai maggiorenti dell'Isis in Cirenaica e chiudere con essi un accordo o se invece Salvini ha in mente qualche altra fantasiosa soluzione. Come ad esempio quella proposta da Manlio Di Stefano, parlamentare 5 Stelle, che ha avanzato l'idea di istituire uffici che rilascino particolari visti per rifugiati direttamente nei paesi di partenza, in modo da poter riconoscere i “veri” rifugiati dai “falsi”. Va da se che l'istituzione di questi uffici dovrebbe avvenire sui territori di Stati persecutori o che non vogliono o non sono in grado di poter difendere i loro cittadini. Chiederemo a Di Stefano di mettersi a capo di tale ufficio nel Kurdistan siriano o nel nord della Nigeria controllato da Boko Haram, se glielo consentiranno.

La nostra alternativa

La realtà è che la propaganda e le soluzioni politiche sono allo stato dell'impasse e raggiungono a volte tali livelli di idiozia e di impraticabilità proprio perchè lo spostamento di massa è un fenomeno inarrestabile in un mondo reso sempre più insicuro e invivibile dalle crisi economiche, dalle guerre e dalle barbarie frutto delle politiche capitaliste.

Il capitalismo non ha una soluzione razionale da offrire, in particolare ai popoli dell'Africa, del Medio Oriente e dell'Asia centrale che vivono l'inferno concreto di quei fantasmi che in Europa possono solo spaventarci colpendo la nostra immaginazione o quando si manifestano con un vile attentato terroristico. Ma quell'ipocrita Je suis Charlie si ferma alle porte della fortezza Europa e non riguarda i milioni che fuggono dalla Siria, dall'Afghanistan, dalla Libia o dalla Nigeria. È necessaria quindi una lotta anticapitalista che parta dal capovolgimento delle logiche che sostengono il razzismo delle politiche migratorie attuali. Rivendichiamo l'abrogazione della Bossi-Fini e di ogni legge che determini clandestinità e discriminazione. Siamo contro la logica dei flussi e delle quote. Vogliamo l'abolizione dei Cie e del reato di immigrazione clandestina. Esigiamo il permesso di soggiorno per tutti.

Quei centinaia di milioni di euro utilizzati per pattugliare e sorvegliare le coste e le risorse sottratte alle mafie che sostengono i traffici vengano utilizzati per costruire programmi pubblici di accoglienza e per finanziare lo Stato sociale per tutti, lavoratori italiani e immigrati, che in questo paese è stato distrutto o privatizzato indicando il colpevole nell'immigrato. Abbiamo bisogno di una sinistra di classe che torni a fare chiarezza sull'immigrazione e sugli interessi di lucro e di propaganda che i capitalisti, e i loro partiti e mass media, hanno rispetto a questo fenomeno.