La Germania fra instabilità politica e crescita della combattività dei lavoratori

Italian translation of Political instability, growing trade union militancy and a shift to the left in Germany (March 12, 2008)

Gli scioperi nel settore pubblico per l’aumento dei salari e l’ascesa del nuovo Partito della Sinistra (Die Linke) nella parte occidentale del Paese hanno dominato lo scenario politico della Germania nelle ultime settimane.

Mentre il Cancelliere Angela Merkel e la sua “Grande Coalizione” fra Cristiano Democratici (CDU/CSU) e Socialdemocratici (SPD) si dichiarano orgogliosi della crescita economica e di una riduzione nelle cifre ufficiali relative alla disoccupazione, decine di milioni di lavoratori vivono in una realtà diversa.

Diversamente da alcuni altri paesi europei, il potere di acquisto dei salari è diminuito in Germania negli ultimi anni. In numerosi settori dell’economia in cui non c’è un forte sindacato anche il livello assoluto dei salari è calato considerevolmente mentre il processo di precarizzazione del lavoro continua. Milioni di lavoratori poveri non sono in grado di vivere solo con il proprio stipendio, e sono costretti ad accedere agli ammortizzatori sociali.

Non è un caso dunque che l’idea di un salario minimo nazionale ha raccolto il sostegno della maggioranza della popolazione nell’arco di un breve periodo di tempo. Un salario di 7,50 euro all’ora (come invocato dalla federazione sindacale DGB) o di 8,44 euro (come rivendicato dal Die Linke, dal momento che corrisponde con il minimo salariale francese, il SMIC) sarebbe visto come una benedizione da milioni di lavoratori dal settore del turismo e alla sicurezza privata, dai servizi logistici ai call center, alle pulizie e molti altri.

Il malcontento di milioni di lavoratori sta cercando di trovare un’espressione in un’ondata di scioperi, ad esempio in occasione dei rinnovi contrattuali nel settore pubblico o lo sciopero in corso dei lavoratori dei trasporti pubblici di Berlino. Quando i sindacati mostrano determinazione e si pongono alla direzione delle lotte, molti lavoratori sono pronti ad esporsi in prima persona per la prima volta nella loro vita e a iscriversi al sindacato.

La critica nei confronti della grande finanza e della crescente diseguaglianza provocata dal capitalismo viene alimentata dagli scandali in cui sono implicati un gran numero di importanti manager come il multimilionario Klaus Zumwinkel, che si è dimesso dalla sua carica dopo che sono venuti alla luce casi di evasione fiscale che riguardava conti correnti accesi in Liechtenstein.

L’intenzione di chiudere lo stabilimento Nokia a Bochum (nella Ruhr) ha fatto esplodere un movimento di protesta a livello locale e ha provocato una discussione politica sul ruolo delle grandi imprese, i sussidi statali, il controllo pubblico e la proprietà privata. La direzione della BMW ha recentemente annunciato che avrebbe tagliato 8.100 posti di lavoro, a dispetto del fatto che il gruppo fa ottimi profitti. Il problema è che gli azionisti premono per un margine di guadagno ancora maggiore sul capitale investito.

Il dibattito pubblico sul livello dei salari dei manager viene utilizzato parzialmente come una valvola di sfogo per distrarre l’attenzione dalla questione chiave della proprietà dei mezzi di produzione, delle banche, delle compagnie di assicurazione e delle società finanziarie.

Allo stesso tempo, questo disagio generale trova un’espressione sul piano politico.

Un sondaggio pubblicato oggi assegna ai partiti politici le seguenti percentuali a livello nazionale: SPD 28%, Verdi 10%, Die Linke 12%, CDU/CSU 39%, FDP (Liberali) 8%, Altri 3%. Questo conferma ancora una volta che il tradizionale blocco borghese (CDU/CSU e Liberali) non otterrebbe la maggioranza, che avevano sempre avuto nei 50 anni precedenti al 1998. L’SPD otterrebbe probabilmente di più al momento del voto. Ma c’è anche il problema dei Verdi che non sempre possono essere considerati nel blocco di sinistra. A Francoforte, nel Wiesbaden (e probabilmente ora anche ad Amburgo) i Verdi sono nel governo locale con la CDU.

Recentemente, in tre importanti elezioni regionali Die Linke ha registrato un notevole successo all’Ovest. Nelle regioni come Assia, Bassa Sassonia e Amburgo, il partito creato lo scorso giugno come una fusione tra WASG (sostanzialmente una scissione di sinistra dell’SPD) e PDS (il vecchio partito comunista della Germania Orientale) è riuscito a superare lo sbarramento del 5%, necessario per ottenere dei seggi.

Questo sviluppo non era scontato e in un certo senso ha modificato le relazioni politiche. Autorevoli commentatori borghesi ora accettano il fatto che in Germania ci si debba rassegnare ad avere un sistema con cinque partiti. In Germania manca un partito (operaio) relativamente forte alla sinistra dell’SPD da decenni. Die Linke emerge adesso nei sondaggi come il primo partito nell’Est con oltre il 30% e con un potenziale 10%a livello nazionale. Nell’Est, il partito ha un forte radicamento nelle amministrazioni locali e nei parlamenti regionali, e rappresenta di fatto una specie di socialdemocrazia di sinistra.

La crisi politica è particolarmente profonda nell’Assia. In questa regione nel cuore della Germania, con 6 milioni di abitanti, la CDU aveva localmente guadagnato una maggioranza assoluta con oltre il 48% dei voti nel 2003, e ha utilizzato questa posizione per lanciare un’offensiva “neoliberista”. Quest’anno le elezioni del 27 gennaio hanno visto un’emozionante corsa testa a testa tra CDU (36,8%) e SPD (36,7%).

È un risultato significativo dal momento che la CDU locale nella regione dell’Assia è nota per essere particolarmente a destra e, quando, appena due settimane prima delle elezioni, aumentavano i segnali di una possibile sconfitta, ha lanciato una campagna razzista e anticomunista disperata e squallida, proclamando che, se Die Linke fosse arrivata in Parlamento ed successivamente coinvolta nel governo regionale, avrebbe a poco a poco trasformato l’Assia in un’altra DDR (il vecchio stato stalinista della Germania Est che venne dissolto nel 1990 e assorbito dallo stato capitalista della Repubblica Federale Tedesca).

Tutta questa campagna reazionaria non è riuscita a raggiungere l’effetto desiderato. È stata accompagnata da una massiccia campagna di poster dei liberali con lo slogan “libertà o socialismo?”, ma non è bastata ai due tradizionali partiti borghesi per ottenere la maggioranza  .

Dall’altro lato, nemmeno SPD e Verdi, che hanno annunciato che vorrebbero formare un governo di coalizione nell’Assia, sono riusciti a conquistare la maggioranza assoluta neppure sommando i rispettivi voti, e perciò dovranno contare sui sei parlamentari eletti nelle file di Die Linke per far sì che il leader locale dell’SPD, Andrea Ypsilanti, venga eletta come primo ministro nella regione. I parlamentari di Die Linke hanno affermato che voteranno affinché il leader socialdemocratico divenga prima ministro e formi il suo governo, ma non entreranno nella coalizione. “Noi non puntiamo a portafogli ministeriali”, ha annunciato Willi van Ooyen, il capogruppo in Parlamento di Die Linke, indicando la sua intenzione di appoggiare ogni misura progressista di un possibile governo Ypsilanti e di opporsi a qualsiasi provvedimento che si possa considerare reazionario.

Eppure proprio qui cominciano i problemi. Mentre SPD, Verdi e Die Linke concordano su diversi fondamentali punti programmatici, come l’abolizione delle rette per gli studenti e altre importanti rivendicazioni sociali, e sommando tutti i voti hanno una maggioranza congiunta di 57 seggi contro i 53 di Cristiano Democratici e Liberali, l’intento di Ypsilanti di essere eletta con l’appoggio di Die Linke nel parlamento regionale ha provocato , in questi ultimi giorni una grave crisi all’interno dell’SPD, sia a livello locale che nazionale.

È importante capire che Ypsilanti rappresenta una corrente “di sinistra” all’interno dell’SPD che non ha mai completamente digerito le politiche “blairiane” dell’ex cancelliere socialdemocratico Gerhard Schroeder, che ha abbandonato la politica dopo la  sconfitta del 2005 e ora lavora come lobbista per la multinazionale russa Gazprom.

Nelle primarie socialdemocratiche in vista delle elezioni nell’Assia, nel 2006, Ypsilanti ha sconfitto il suo rivale dell’ala di Schroeder, Jurgen Walter, soltanto di un soffio. Gli esponenti della destra dell’SPD avevano sperato che avrebbero potuto disfarsi di Ypsilanti dopo un probabile modesto risultato elettorale alle regionali e fino alla fine del 2007 nessuno in effetti neppure pensava che avesse la benché minima possibilità di vincere.

Invece, alla fine Ypsilanti ha impostato una campagna elettorale di sinistra, rivendicando espressamente un salario minimo nazionale e altre rivendicazioni sociali, e in questo modo è riuscita a suscitare nuove speranze. Questa campagna ha attirato i consensi anche di diversi ex sostenitori disincantati dalle politiche dell’SPD e indecisi se votare Die Linke in questa tornata, ma che alla fine hanno deciso di apoggiare nuovamente l’SPD per dare una possibilità a Ypsilanti.

Nonostante questo, Die Linke è comunque riuscita ad ottenere il 5,1%, circa 3.500 voti oltre la soglia di sbarramento del 5%. In un certo senso, la vittoria dell’SPD in Assia sottolinea il fatto che, considerato il tradizionale orientamento verso l’SPD della classe operaia tedesca, un SPD che si sposti “a sinistra” ha il potenziale per recuperare parte del terreno perduto. Allo stesso tempo, considerati gli anni di egemonia dell’ala destra nell’SPD, Die Linke ha potuto consolidarsi e guadagnare nuovi iscritti.

Il buon risultato inaspettato di Ypsilanti prova come sia difficile per l’ala destra all’interno dell’apparato del partito e nel gruppo parlamentare farla fuori – perlomeno in questo momento. Ma le sue speranze di formare un governo di minoranza con i Verdi e farsi eleggere primo ministro in Assia con i sei voti di Die Linke, in aprile, sono svanite lo scorso fine settimana quando una parlamentare della destra dell’SPD appena eletta nel parlamento regionale ha protestato contro qualsiasi ipotesi di cooperazione con Die Linke affermando che non voterà per Ypsilanti ad aprile.

La dissidente della destra, di nome Metzger (che per caso significa “macellaio”) si appella a “ragioni di coscienza”, dichiarando che ha sempre odiato i “comunisti” fin dalla sua infanzia a Berlino Ovest negli anni ’60 e perciò non può votare per Ypsilanti insieme a parlamentari di Die Linke; ma è chiaro che si tratta soltanto della punta di un iceberg, sotto la quale si nasconde un complotto organizzato da parte di circoli influenti della destra dell’SPD.

I mass massa hanno presentato la signora Metzger come “il politico più coraggioso in Germania” che “salverà la credibilità” dell’SPD e “rafforzerà la democrazia”. Vogliono bloccare ogni tentativo di spostamento a sinistra e spingere l’SPD a formare una Grande Coalizione con la CDU. Non è un caso che questa donna sia usata come un cavallo di Troia, dal momento che il suo principale “maestro” e suocero, Günther Metzger – un parlamentare della destra nel Bundestag (il Parlamento nazionale) e sindaco nei primi anni ’70, nonché tra i principali fondatori dell’influente corrente di destra “Seeheimer Kreis” – ha appena denunciato il gruppo di Ypsilanti come una “mafia di sinistra”.

Queste persone hanno grossi interessi economici e sono pronte a fare di tutto per impedire un chiaro spostamento a sinistra nell’Assia, che non mancherebbe di avere un’eco a livello nazionale. È chiaro che un simile governo Ypsilanti, lungi dall’essere anche solo un governo riformista di sinistra, lascerebbe molte riforme a metà strada e prima o poi entrerebbe in crisi sotto le pressioni crescenti della classe dominante e scontenterebbe i propri sostenitori.

In ogni caso, a dispetto di queste pressioni da parte del padronato, un governo Ypsilanti subirebbe anche enormi pressioni dalla base volte a mantenere le promesse e cancellare i peggiori aspetti della contro-rivoluzione “neoliberale” degli ultimi 20 anni. Soprattutto, dal momento che i 16 governi regionali (Länder) hanno voce in capitolo nella politica nazionale attraverso il Bundesrat (la seconda Camera tedesca), un governo Ypsilanti entrerebbe prima o poi in conflitto con il governo federale della Merkel, in cui esponenti della destra dell’SPD come Frank Walter Steinmeier (Ministro degli Esteri) e Peer Steinbrück (Ministro delle Finanze) detengono ruoli chiave e stanno attualmente preparando in tutta fretta la privatizzazione della compagnia ferroviaria tedesca, la Deutsche Bahn, contro la volontà della base del partito e della maggioranza della popolazione.

Sebbene un parallelo sia inappropriato, non si deve dimenticare che, nel 1923, il socialdemocratico di destra Friedrich Ebert, allora Presidente della Repubblica, ordinò all’esercito (la Reichswehr) di intervenire negli stati di Sassonia e Turingia per abbattere i governi locali che si erano formati tra esponenti locali della sinistra socialdemocratica e membri del Partito Comunista (KPD).

Attualmente l’SPD si trova localmente in un governo di coalizione con Die Linke (l’ex PDS) nello stato della città di Berlino fin dal 2001 e in quel governo quest’ultima sia piuttosto rinunciataria e pronta a fare molte concessioni pur di mantenere le proprie posizioni e i propri privilegi. Analoghi governi locali potrebbero formarsi altrove nell’Est nei prossimi anni, tuttavia l’apparato politico e la destra dell’SPD considera ogni forma di cooperazione con Die Linke ad Ovest come un tabù.

Nel caso dell’Assia, sperano che, con l’aiuto dei mass media, riusciranno ad evitare un simile precedente e a poco a poco indebolire la corrente di Ypsilanti, costringendola alla resa. In questo modo sono pronti a mantenere in carica l’attuale super-reazionario Primo Ministro Roland Koch a tempo indefinito anche senza una maggioranza parlamentare che lo sostenga. Resta da vedere fino a che punto i riformisti più onesti attorno ad Ypsilanti siano pronti a lottare contro l’ala destra dell’SPD, oppure se cercheranno di raggiungere un accordo.

Se Die Linke eviterà tanto l’opportunismo quanto il settarismo, non potrà che guadagnare da una situazione simile. Se è stato giusto che Die Linke abbia offerto i propri voti per il candidato socialdemocratico in Parlamento per cacciare l’attuale governatore reazionario cristianodemocratico, è altrettanto corretto resistere ad ogni tentazione di rincorrere incarichi ministeriali e gradualmente restare assorbiti nell’apparato statale.

Die Linke deve evitare a tutti i costi di commettere gli stessi errori della direzione di Rifondazione Comunista in Italia, che è caduta nella trappola di un governo di coalizione. In ogni caso, anche restare al di fuori di un governo socialdemocratico pur appoggiando allo stesso tempo opportunisticamente i dirigenti socialdemocratici può rivelarsi disastroso, come insegna il recente esempio della Izquierda Unida in Spagna.

Le differenze nel campo della politica estera restano ancora un fattore importante in Germania, dove prevalgono le tradizioni pacifiste e Die Linke si oppone a ogni intervento militare dell’esercito tedesco in Afghanistan e in ogni altro luogo, ed è improbabile che nel prossimo futuro gli esponenti della destra interna a Die Linke siano pronti a rinnegare questo principio pur di essere considerati “degni di fiducia” e “rispettabili” per un governo nazionale.

Il compito principale sarebbe quello di offrire un fronte unico agli iscritti e ai sostenitori dell’SPD e a tutti gli attivisti sindacali, e conquistarne l’appoggio attraverso l’azione unitaria. Soprattutto, Die Linke deve superare i limiti del riformismo di sinistra, evitare il cretinismo parlamentare e adottare un programma veramente socialista, spiegando che non è possibile ottenere e mantenere alcuna riforma progressista senza porre le leve fondamentali dell’economia sotto il controllo e la gestione dei lavoratori.

Nel caso dell’Assia, ad esempio, la rivendicazione della ri-nazionalizzazione di Deutsche Telekom con indennizzo soltanto in base ad una comprovata necessità è stata accettata nel congresso di Die Linke della scorsa estate praticamente senza alcuna opposizione. Questa rivendicazione è stata inserita anche nel manifesto elettorale. L’attuale isterica campagna mediatica contro “il comunismo” e Die Linke mostra come la classe dominante sia spaventata del fatto che l’idea di un’autentica democrazia socialista non sia affatto morta e possa guadagnare sempre maggiori consensi nei prossimi anni. 

Facciamo di tutto perchè la loro paura sia giustificata!

12 marzo 2008 

Source: FalceMartello