El Salvador: i lavoratori e i contadini vincono le elezioni presidenziali

Italian translation of Salvadorian workers and peasants defeat electoral fraud and win presidential election (March 16, 2009)

In El Salvador, una delle classi dominanti più reazionarie in America latina è stata cacciata all’opposizione. Le masse hanno respinto con successo lo scandaloso tentativo di frode elettorale preparato da Arena, il partito reazionario di destra fondato da Roberto D’Aubisson, leader degli squadroni della morte anticomunisti.

La classe dominante, pur con riluttanza, ha dovuto ammettere la vittoria del Fmln, per impedire un’esplosione rivoluzionaria.

Il Fmln (Fronte Farabundo Martì di Liberazione Nazionale) è l’erede di una ricca tradizione di lotte rivoluzionarie portate avanti dalle masse salvadoregne che hanno combattuto diverse dittature militari. Trent’anni fa, dopo due tornate elettorali viziate da pesanti brogli, l’enorme fermento politico fra le masse condusse a una crisi rivoluzionaria. Ci fu un enorme movimento di massa che portò nel 1980 a un’ondata di scioperi senza precedenti. In quel periodo nacque l’Fmln ed è a causa di questa eredità che l’Fmln si definisce ancora un partito socialista e rivoluzionario.

La vittoria del 15 marzo rappresenta un passo in avanti nella lotta rivoluzionaria del popolo salvadoregno. Le classi oppresse hanno dovuto affrontare la potenza dell’apparato statale, appoggiato dall’imperialismo statunitense, in una guerra rivoluzionaria durata 10 anni. Gli accordi di pace del 1992 avevano rappresentato una tregua nella guerra fra le classi. Nessuno dei problemi che affiggevano le masse sono stati risolti.

La vittoria del Fmln arriva dopo l’affermazione del Fsln in Nicaragua, la sconfitta della destra in Guatemala, l’entrata dell’Honduras nell’Alba e le proteste di massa contro l’Alca in Costa Rica.

Il capitalismo non può funzionare in El Salvador

Il capitalismo non è mai stato capace di offrire una soluzione alle masse salvadoregne, ed in particolare alla classe lavoratrice. Nel 2004 la Commissione economica per l’America Latina (Cepal) ha calcolato che il 47% della popolazione di El Salvador viveva con meno di 2 dollari al giorno. Si calcola che manchino mezzo milione di case e l’Economist ha dichiarato che El Salvador è il paese col più alto tasso di omicidi al mondo. Le masse hanno reagito a tutto ciò cacciando via il governo di Arena.

I titoli delle prime pagine dei quotidiani salvadoregni probabilmente parleranno della forza della democrazia salvadoregna e della “maturità” di Arena nel riconoscere la propria sconfitta e di come si possa oggi “lavorare insieme per costruire un nuovo El Salvador”. Questi discorsi sono molto lontani dalla realtà di quanto è accaduto il giorno delle elezioni.

Tutti sapevano che ci sarebbero stati brogli massicci. La destra ha orchestrato una campagna di paura: ci sono stati una serie di attacchi della destra contro militanti del Fmln e due di loro sono stati assassinati a Nejapa. Alcuni giorni prima delle elezioni la polizia ha picchiato dozzine di attivisti e di simpatizzanti del Fmln. I padroni avevano minacciato licenziamenti di massa nel caso l’Fmln avesse vinto. Le massime cariche dello stato non hanno nemmeno provato ad apparire imparziali, con il Presidente Antonio Saca ed il Presidente della corte elettorale suprema (Tsj), Walter Araujo che facevano aperta campagna per Arena.

Difendere ogni voto

La possibilità di una frode elettorale era dunque un pericolo reale. I candidati del Fmln Funes e Sanchez Ceren ne erano consapevoli ed hanno rivolto un appello nel loro comizio finale alla difesa del voto e a recarsi lle urne in massa.

La risposta delle classi povere è stata veramente commovente. Ogni voto è stato difeso con tutte le forze. Dai villaggi più remoti ai quartieri più poveri, i più poveri fra i poveri sono andati a votare. Durante il suo terzo discorso trasmesso in diretta alla fine delle elezioni il reazionario Walter Araujo, presidente del Tse, non ha avuto altra scelta che riconoscere la risolutezza delle masse che ha impedito i brogli elettorali.

Uno degli elementi chiave nelle elezioni è stato il grande discredito dei partiti della classe dominante (Arena, Pcn e Pdc), che nonostante si fossero presentati in un'unica lista per mettere assieme le forze e avessero condotto una campagna anticomunista isterica, non sono stati in grado di sconfiggere la forza delle masse.

La classe dominante non si fida di un governo del Fmln. Hanno paura del potenziale rivoluzionario rappresentato dalla base del Fmln e fino all’ultimo minuto hanno considerato seriamente di ricorrere all’arma della frode elettorale. Dopo che erano stati chiusi i seggi non hanno potuto nascondere il vantaggio di cui godeva l’Fmln. Tutte le proiezioni davano in vantaggio la sinistra e in Tv è apparso un exit poll che dava l’Fmln con un vantaggio tra i 7 e i 10 punti. Ma quando sono arrivati i primi risultati ufficiali il tono è cambiato e i mass media hanno cominciato a parlare di un “pareggio tecnico”.

Alle 7.30 il Tse avrebbe dovuto trasmettere i primi risultati ufficiali. Sette lunghi minuti sono trascorsi prima che i rappresentanti della Corte suprema elettorali comparissero davanti agli schermi. Quando lo hanno fatto, le loro facce tradivano una grande demoralizzazione. È chiaro che la classe dominante è stata indecisa sull’atteggiamento da tenere fino all’ultimo momento ed ha discusso della possibilità di fare uso di brogli.

Walter Araujo ha annunciato i primi risultati che concedevano un piccolo vantaggio al Fmln, dopo che un terzo dei voti erano stati scrutinati ma ha avvertito: “Nessuno può ancora dichiarare di aver vinto”.

Il fattore chiave che ha impedito l’attazione della frode elettorale è stata la risposta delle masse che sono scese in piazza il giorno delle elezioni. Il Bloque Poular Juvenil (Bpj) ha difeso fin dall’inizio della campagna la necessità di una lotta dura contro i brogli ed è stato attaccato duramente per questo dai media borghesi, particolarmente dal quotidiano La Prensa Grafica.

La direzione del Fmln non aveva dato alcuna istruzione su cosa fare in caso di frode. Il Bpj invece aveva lanciato un appello per lo sciopero generale di 24 ore. Alla fine della campagna molti dirigenti del Fmln hanno dovuto fare discorsi molto più seri riguardo allo scenario post elettorale. Le masse li hanno messi in pratica, spostandosi cento volte più a sinistra. La Prensa Grafica, in un atto di disperazione, h pubblicato un articolo con il titolo “ il Bpj insiste nel convocare uno sciopero generale in caso di sconfitta del Fmln”. Volevano creare un ambiente fra l’opinione pubblica contro ogni protesta.

Ma le masse erano pronte. Un eventuale frode, invece di fermare la sinistra,  avrebbe scatenato una lotta di massa che avrebbe potuto acquisire proporzioni rivoluzionarie.

La classe dominante ha valutato questo scenario ed ha dovuto annunciare, pur con riluttanza, la vittoria del Fmln. La vittoria era chiara, con un risultato provvisorio di 51,2% per l’Fmln ed il 48, 7% per Arena. Rimaneva tuttavia da capire se lo schieramento perdente avrebbe accettato i risultati.

Dopo una lunga attesa il candidato di destra Rodrigo Avila è apparso in televisione con altri dirigenti della destra. Dopo aver parlato a lungo di poco o nulla, ha riconosciuto che i risultati erano favorevoli a Mauricio Funes. Ha detto che Arena farà un’opposizione costruttiva, rimanendo vigile nella difesa del “sistema delle libertà” della nazione. Ha sottolineato che la metà della popolazione aveva votato per la sinistra ma che l’altra metà aveva votato per la destra. (una cifra largamente esagerata grazie alle frodi). In quel contesto si poteva sentire echeggiare il classico grido della destra: “ Patria Si, Comunismo No”.

In maniera ipocrita, Avila ha espresso la speranza che Dio avrebbe “illuminato i dirigenti del Fmln e Funes”.

La classe dominante giocherà tutte le sue carte: da una parte cercherà di cooptare o almeno di neutralizzare Funes e la direzione del Fmln, dall’altra lotterà contro ogni provvedimento che possa minacciare i propri interessi.

Il Fmln si è affermato come il partito di maggioranza relativa alle elezioni politiche dello scorso gennaio, ma allo stesso tempo i partiti della destra hanno la maggioranza, alleati insieme e Arena governerà San Salvador, la capitale.

Durante la campagna elettorale erano sorte chiare divisioni e frizioni all’interno di Arena. Il Presidente uscente Antonio Saca era chiaramente irritato mentre Avila ammetteva la sconfitta. Se durante la campagna elettorale il partito aveva ritrovato l’unità di fronte al nemico comune, l’Fmln, dopo essere stati costretti a lasciare il potere statale le divisioni potranno di nuovo crescere.

Il cambiamento può arrivare solo dalla lotta per il socialismo

Questa è stata una delle elezioni più polarizzate nella storia dell’America Latina e ci sono speranze enormi in tutto il continente. Le illusioni nel nuovo governo del Fmln si potevano vedere in Piazza Mas Ferrer dove decine migliaia di persone si sono riversate, alla fine di una giornata sfibrante, per festeggiare, euforiche.

Funes potrà godere di una luna di miele da parte delle masse che allo stesso tempo aspettano però una soluzione ai loro problemi. La crisi economica iniziata negli Usa sta già colpendo El Salvador e a meno che non ci sia una rottura con il sistema capitalista, l’ondata di disoccupazione, emigrazione, sottoproletarizzazione e violenza continuerà.

Mauricio Funes è più vicino a Lula di quanto lo sia a Hugo Chavez e durante la campagna elettorale ha detto che ammira Chavez e si paragona a quest ultimo. Alla fine della campagna si è saputo che aveva ricevuto un prestito di diversi milioni di dollari da un uomo d’affari chiamato Salume.

È chiaro che un settore della classe dominante vorrebbe cooptare i nostri dirigenti perché non si spingano troppo in là e per tale ragione è importante rafforzare le organizzazione di base dei lavoratori.

Nel suo discorso postelettorale Funes ha dichiarato che manterrà il “sistema di libertà”, rispondendo così alle critiche di chi demagogicamente lo accusava di voler introdurre il “comunismo”. Ha detto che il nuovo governo si baserà sugli accordi di pace, cosa che beneficerà il popolo e porrà fine ai privilegi. Allo stesso tempo ha assicurato i capitalisti che rispetterà la proprietà privata e che farà di El Salvador l’economia più dinamica della regione.

Ha rivolto un appello a tutti per costruire un nuovo El Salvador, indicando che cercherà di formare un governo di unità nazionale che includerà altri partiti oltre l’Fmln.

Durante la campagna i mass media capitalisti hanno rilanciato le dichiarazioni del Bpj, l’area del Fmln che si considera ancora marxista, come un’indicazione che il partito fosse ancora socialista. A questo Funes e Snachez Ceren hanno risposto che anche in altri partiti di sinistra, come il Pt in Brasile o il Psoe in Spagna, c’è gente nella base che si dichiara socialista e marxista, ma che ciò non significa che lo sia il gruppo dirigente.

Alcuni all’interno del Fmln credono che la direzione del partito difenda ancora il socialismo, ma che prima di tutto sia necessario stabilire una vere democrazia e sviluppare il paese. Tale idea è basata stlla teoria dei due stadi che gli stalinisti hanno preso a prestito dai Menscevichi russi e si è rivelata fallimentare in un paese dopo l’altro.

L’economia di El Salvador è strettamente collegata all’imperialismo, che è in una crisi profonda. Questa è l’eredità che riceviamo da Arena. Gli economisti borghesi più seri spiegano che le rimesse dall’estero, da cui El Salvador è fortemente dipendente, caleranno. Il programma del Fmln parla di basarsi sulle maquilas per sviluppare il paese, cosa che nella migliore delle ipotesi significherebbe un regime di supersfruttamento del lavoro. Ciò di cui abbiamo bisogno è di un cambiamento radicale. Anche se le condizioni per il socialismo non esistono all’interno dei confini di El Salvador, è altrettanto chiaro che lo sviluppo del paese non è possibile sotto la guida della “borghesia progressista” che si è sempre subordinata agli interessi dell’imperialismo. I lavoratori nelle campagne e nelle città sono coloro che hanno portato Funes e l’Fmln al potere e sono gli unici che possono sviluppare la nazione.

Sebbene non esistano le condizioni per la costruzione del socialismo solo all’interno di El Salvador, queste invece esistono pienamente a livello internazionale. Se il nuovo governo del Fmln si basasse sulla mobilitazione delle masse, che ha già mostrato il suo potenziale rivoluzionario, potrebbe infliggere colpi molto duri alla classe dominante, espropriando le industrie chiave, le banche e il latifondo, ponendoli sotto il controllo democratico dei lavoratori. Ciò renderebbe possibile la pianificazione dell’economia e sarebbe d’esempio per altre rivoluzioni che potrebbero seguire i passi del “Pollicino” d’America e cominciare a costruire la Federazione socialista del continente.

Rivolgiamo un appello a Mauricio Funes e alla direzione del Fmln perché rompa con la borghesia e si basi sull’enorme forza delle masse salvadoregne per iniziare una trasformazione radicale della società. In un’epoca di declino capitalista, un paese piccolo e dipendente dall’imperialismo può svilupparsi solo sulle basi di un programma socialista ed internazionalista.

I marxisti del Fmln, organizzati nel Bpj, continueranno a lottare perché non si faccia alcuna concessione alla borghesia e si avvii la trasformazione socialista della società per cui decine di migliaia si lavoratori e contadini della nazione hanno sacrificato le proprie vite.

Source: FalceMartello